Negli alert centrale il ruolo dei sindaci
Difronte a una crisi di sistemache in sette anni ha cancellato quasi un quinto del Pil, ha prodotto sofferenze del sistema bancario nell’ordine di centinaia di miliardi, prontamente ribaltati sulla rete del mercato, la revisione delle regole sulla crisi di impresa è probabilmente uno degli ultimi appelli per arginare l’implosione del made in Italy.
Alla vigilia dell’emanazione dei decreti delegati sulla ormai “ex” legge fallimentare - che cambierà dalle fondamenta, a iniziare proprio dal nome - commercialisti e accademici si sono confrontati a Bari, l’occasione il congresso per il ventennale dell’ associazione Unagraco presieduta da Giuseppe Diretto.
Per rendersi conto che la partita si giocherà come ormai chiaro sul sistema dia ler t-con un ritardo di 14 anni dalle prime proposte legislative - bastano i numeri della sola circoscrizione di Milano, dovela massa creditori a tra concordatipreventivi e fallimenti sfiorai 30 miliardi (40% rivendicati dall’Erario, il 25% da banche e altrettanto dai fornitori). Secondo Roberto Fontana, g
ià giudice fallimentare del distretto ambrosiano e oggi sostituto procuratore a Piacenza, la scelta da percorrere oggi, senza esitazioni, è di affidare il cerino dell’informativa (alert) ai sindaci, dando definitiva riabilitazione alla figura e continuità al ruolo. Sul punto concorda Alessando Solidoro, presidente dell’Odcec milanese, a condizione che la procedura sia assistita da adeguata riservatezza «altrimenti rischia solo di chiudere i rubinetti bancari e affossare proprio quelle imprese che ancora potrebbero/dovrebbero essere risanate ». Ma anche per Soli doro la preoccupazione di fondo restano i nume ridi un acri siche, ricalcolata sull’ultimo paper di studio di Bankitalia, rischia di portare alla soglia irreversibile una forbice tra 480 e 1 milione di imprese in un arco temporale brevissimo, determinando «un’onda inaffrontabile da qualsiasi riforma immaginabile».
Secondo Stefano Ambrosini, tra gli altri incarichi membro della Commissione Rordrof, in fase di stesura dei decreti governativi promessi entro l’anno dal ministro Orlando «occorrerebbe ripristinare la stabilità della prededuzione dei finanziamenti e il concordato liquidatorio nel solo caso di apporto esterno significativo, oltre alla, facoltatività delle classi» . Quello dell’allerta, però, secondo il professore piemontese «é un tema da affidare alla mediazione
I NUMERI DELLA CRISI Nella sola circoscrizione di Milano i crediti tra concordati preventivi e fallimenti sfiorano i 30 miliardi
politica». In un mercato dei servizi professionali tradizionali sempre più asfittico, la sfida dei commercialisti - dice l’esito del congresso Un agra co-è puntare sulle nuove opportunità, soprattuttosulla composizione delle crisi da sovra indebitamento dei soggetti “non fallibili” ( piccole società, famiglie e consumatori):un sistema che a distanza di quattro anni dalla sua introduzione-va detto però che il Regolamento sugli organismi di composizione della crisi è del gennaio 2015 - conta ancora pochissimi procedimenti (mentre nella sola Germania lo scorso anno sono stati 100 mila) nonostante l’incalcolabile mission sociale che, tra l’altro, ingloba.