La matrioska delle fideiussioni false
Polizze, garanzie ed emissioni Jp Morgan offerte abusivamente - secondo la procura al possibile patron Barca
Una perquisizione porta a scoprire nuovi documenti che rimandano ad altri documenti che svelano ulteriori illeciti che a loro volta ne fanno emergere altri. Accade spesso a chi fa indagini. Ed è capitato anche al Nucleo milanese di polizia Tributaria della Gdf di procedere ad arresti e a perquisizioni (nella vicenda sulle false fideiussioni della Lombard Merchant) e che queste attività abbiano portato alla luce una nuova vicenda di garanzie fittizie e di collocamento di bond «sospetti».
Ed è dunque una nuova inchiesta, sempre coordinata dal Pm milanese Eugenio Fusco, quella che ha portato a otto arresti (cinque in carcere e tre ai domiciliari) per associazione a delinquere. Anche questa volta finalizzata al compimento di svariati reati finanziari: tra queste l’emissione di polizze fideiussorie per 32.547.654 euro e una di queste offerta a uno dei quattro candidati alla presidenza del Fc Barcelona, il catalano Agustì Benedito. Inoltre al centro dell’inchiesta c’è anche il collocamento fuori sede e a privati (cosa che profila il reato di abusivismo finanziario) di almeno due bond strutturati che sarebbero stati emessi dalla Jp Morgan (ma sulla loro autenticità sono in corso verifiche) per un valore nominale di 42 milioni di dollari. Una di queste avrebbe dovuto essere utilizzata dalla società dell’imprenditore di Pistoia Cesare Marconi per acquistare una quota del Cesena Calcio. Operazione poi bloccata dalla Covisoc. La nuova sequenza di ordinanze nasce, dunque, da una precedente “retata” che aveva portato allo smantellamento di un network in grado di emettere 5.600 false fideiussioni in meno di 18 mesi per un monte “garantito” di circa un miliardo di euro.
Vittime: una lunga teoria di enti pubblici, comuni, province e aziende ospedaliere a svariate latitudini italiane. Al centro dell’inchiesta «madre» erano le società Lombard Merchant, Centrofinanziaria e Confidi Nord Ovest, che agivano con una rete di 97 agenti (abusivi) in tutta Italia e all’estero (Spagna, Romania, San Marino ed Emirati Arabi). L’elemento di raccordo delle due inchieste è una persona fisica: Claudio Turri, rappresentante dell’azionista di maggioranza della Lombard Merchant, società iscritta nell’elenco generale ex art. 106 del Tub che, a giudizio dei magistrati avrebbe rilasciato garanzie fideiussorie senza la necessaria autorizzazione, anche dopo lo stop ricevuto a inizio 2014 da Bankitalia, in seguito a un’attività ispettiva condotta dagli uomini di Via Nazionale e la successiva radiazione decisa dal Mef. Al centro della nuova operazione, invece, ci sono la Saint James Finance Spa (ex Ludom leasing) la Saint James Bank Limited e la Territorium Spa, di cui Turri risulta essere stato promotore e organizzatore, insieme a Nicolò Gasparri e Massimiliano Boccio, mentre Massimo Palermo, Fabio Sijnardo, Gianfranco Puri, Corrado Santoro, e il presidente del collegio dei sindaci Filippo Tarocco Ferrari sarebbero stati i promotori dell’iniziativa. Oltre al core business delle fideiussioni i membri del gruppo, però, avevano anche un’altra attività collaterale: quella di collocare (fuori sede)in particolare un titolo obbligazionario a una serie di soggetti che li avrebbero utilizzati per ottenere linee di credito da istituti bancari e per aumentare il capitale sociale. Il bond «incriminato» aveva un nome, un numero di serie e un codice Isin era il JPMorgan Chase commercial mortgage Securities (Jpmcc2007Ldp11X) e Isin Us46631bah87.
Risulta essere un’emissione frutto di cartolarizzazioni di mutui concessi a clienti privati di tipo subprime che era stata emessa nel 2007 (prima dello scoppio della crisi) con scadenza il 15 maggio del 2022. Ma sul titolo in questione c’è un’incognita piuttosto rilevante che non poteva sfuggire a chi avrebbe avuto il compito di stilare una perizia sulla congruità dei valori attribuiti al bond. Se nel 2007, al momento dell’emissione, il bond era monitorato da Standard & Poor’s e da Moody’s che gli attribuivano una tripla “A”, il 27 marzo del 2014 a seguirlo c’era solo Moody’s, che lo aveva «degradato» a “B2”. Per poi giungere a una valutazione il 2 novembre 2016 di “Ca”. Cioè in default.