La Cina frena, speculatori alla finestra
La liquidità parcheggiata in arte In asta e in fiera collezionisti in erba a caccia della qualità
L’agenzia di rating S&P, subito dopo Art Basel Hong Kong (dal 24 al 26 marzo),hatagliatoilrating–dastabileanegativo – della Cina e di Hong Kong. Alla base della decisione il rallentamento economico con un tasso di crescita annuo atteso per i prossimi tre anni del 6% inferiore a quello dell’ultimo piano quinquennale cinese del 6,5%. Nonostante la volatilità del mercato azionario e le preoccupazioni economiche, il mercato dell’arte nei primi appuntamenti del 2016 ha reagito in modo positivo confermando che l’arte per i ricchi cinesi rimane ancora un valido alternative asset per evitare gli investimenti nel traballante mercato azionario domestico. La campagna anticorruzione avviata dal Governo cinese ha determinato nel 2015 il calo della domanda di arte (-23% a 11,8 miliardi di dollari il volume d’affari), complice anche la mancanza di opere di elevata qualità da offrire in asta rimaste nelle case dei collezionisti che non sapevano dove parcheggiare l’eventuale liquidità. La Cina negli ultimi dieci anni è cresciuta costantemente nel commercio di opere d’arte, oggi è il terzo importatore – dato aggregato Cina continentale e Hong Kong – con 2,3 miliardi di dollari (+2%) e un tasso medio di crescita del 32% dal 2004-14. La conferma di un rinnovato interesse per l’arte, evidenziato dai sale report di Art Basel Hong Kong, arriva anche dalle aste. Sotheby’s in questi giorni ha tenuto a Hong Kong gli incanti primaverili con risultati solidi, superiori alle stime pre-asta, registrando un controvalore totale di 405,5 milioni di dollari (+17% rispetto al 2014). Nell’asta Fine Chinese Painting – che ha totalizzato 72,8 milioni di dollari – record per il dipinto «Peach Blossom Spring», 1982 dell’artista Zhang Daqian battuto a 34,9 milioni contro le stime tra 6,4 e 8,4 milioni di dollari. Ad aggiudicarsi il dipinto il collezionista cinese Liu Yiqian fondatore del Long Museum a Shanghai. L’artista nel 2015 era in testa alla classificadeiprimi10artisticinesiperil segmento Modern Painting and Calligraphy elaborata da Artprice e AMMA (Art Market Monitor of Artron) con 879 lotti venduti per un totale di 249,4 milioni di $ (-13% rispetto al 2014). Nel 2015 la pittura cinese e la calligrafia – i due più importanti segmenti pari al 47% delle vendite – hanno registrato valori in calo del 31% con il numero di lotti sceso del 40%. Giù del 17% anche le vendite di pittura a olio e l’arte contemporanea (incide per l’11% sul totale) con il24%inmenodilotti.Invecelaceramica e l’antiquariato hanno inciso per il 35% registrando la performance migliore. «Il mercato dell’arte contemporanea in Cina – spiega Pearl Lam, una delle figure più influenti nel panorama del mercato dell’arte – presenta le stesse dinamiche dei mercati internazionali». Nelle sue quattro gallerie, due spazi a Hong Kong, uno a Shanghai e uno a Singapore, sono rappresentati artisti internazionali e contemporanei cinesi come Zhu Jinshi (nell’asta di Sotheby’s del giugno 2014 a Bejing l’olio su tela «Yellow Autumn» è stato battuto per 302mila $, al doppio della stima) e Su Xiaobai. Di questo artista ad ArtBaselHongKongPearlLamhavenduto l’opera «Satisfactory No.1» del 2015 per 195mila $. «Negli ultimi dieci anni – conclude Pearl Lam – collezionare arte contemporanea è diventato trendyegranpartediquesticollezionisti fa parte della categoria degli speculatori che hanno giocato al rialzo. In futuro il trend nell’area asiatica dipenderà dalle prospettive di sviluppo economico e finchè la situazione non tornerà stabileicollezionisticontinuerannoad essere prudenti, mentre i giovanissimi collezionisti ultra ricchi cinesi continueranno senza alcuna limitazione a comprare arte con i soldi di papà, grazie alle norme sulle successioni».