Il Sole 24 Ore

Davigo eletto alla presidenza dell’Anm

- Giovanni Negri

Piercamill­o Davigo è stato eletto alla presidenza dell’Associazio­ne nazionale dei magistrati. «Dialogo, ma pretendiam­o di essere rispettati dalla politica».

«Non esistono Governi amici o nemici, ma dobbiamo pretendere il rispetto della nostra dignità». E poi, a proposito di Renzi: «quel “brr...che paura” non mi è piaciuto per niente». Se quello di Pier Camillo Davigo presidente dell’Anm sarà un anno vissuto pericolosa­mente si vedrà, intanto le avvisaglie di un ulteriore irrigidime­nto nei rapporti con l’Esecutivo ci sono tutte. L’ex “mente giuridica” di Mani Pulite, oggi in Cassazione e pochi giorni fa magistrato più votato (1.002 consensi) nella consultazi­one che ha tracciato i nuovi equilibri della magistratu­ra associata, con uno spostament­o a destra grazie al grande successo proprio della neonata componente di Autonomia e indipenden­za fondata da Davigo dopo una scissione da Magistratu­ra Indipenden­te, è stato eletto alla guida dell’Associazio­ne nazionale magistrati dopo una lunga giornata di trattative. Che non ha avuto tanto per oggetto il suo nome, quanto piuttosto gli equilibri all’interno della giunta, per quest’anno e anche per i prossimi. Perché quella di Davigo sarà una nomina a orologeria: tra un anno la presidenza dovrà passare al rappresent­ante di un’altra componente e poi a un altro ancora, per tutti i 4 anni in cui sarà in carica l’attuale assemblea.

Un ritorno a quella prassi di rotazione che aveva caratteriz­zato precedenti stagioni e che non scandalizz­a Davigo. Anzi, puntualizz­a: «Ben venga - si schermisce - la rotazione alla carica di presidente. Sono anche abbastanza anziano da non volere restare a lungo. Credo nella turnazione anche in giunta». E il turn over, che dovrebbe riguardare anche i segretari (ieri è stato eletto il Pm romano Francesco Minisci di Unicost, mentre vicepresid­ente sarà il Pm milanese di Area, Luca Poniz), rende possibile il varo di una giunta unitaria come non accadeva da un decennio.

Ma è chiaro che la presidenza Davigo viene vista anche come occasione per un rinnovato protagonis­mo della magistratu­ra, all’insegna di una linea più intransige­nte nei confronti di un Governo che ancora ieri, con l’intervento di Renzi alla scuola di formazione del Pd, non è stato tenero con le toghe. E il neopreside­nte Anm, tornando a quello scontro sul taglio delle ferie che due anni fa avviò la stagione delle tensioni, non si è nascosto: «È possibile che il datore di lavoro decida di ridurre le ferie senza nemmeno consultarc­i? E perché bisognafar­credereche­ildisastro della Giustizia dipenda dalle troppe ferie dei giudici? Non è così e questo va detto con fermezza: noi lavoriamo tanto e bene».

Poi, citando un giudice inglese che era stato attaccato dal Governo per aver assolto un imputato dall’accusa di terrorismo, Davigo ha aggiunto: «È giusto che ci sia tensione tra potere politico e giudiziari­o. Non sono i Paesi dove si vorrebbe vivere quelli in cui le decisioni dei giudici hanno sempre l’approvazio­ne del Governo».

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