Inchiesta petroli: esposto di Delrio, la procura indaga
La procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo l’esposto presentato dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, contro il «dossieraggio» nei suoi confronti emerso nell’inchiesta petroli.
Nel mirino era finito Graziano Delrio. L’obiettivo ipotizzato è che dovesse essere screditato con un «dossier» finito nelle mani del «quartierino romano». Il ministro alle Infrastrutture ha smentito di aver ricevuto «pressioni» ma l’esposto che ha depositato alla Procura della Repubblica di Roma ha portato ieri il procuratore Giuseppe Pignatone ad aprire un’inchiesta.
Al centro degli accertamenti c’è un carteggio investigativo dell’inchiesta dell’Antimafia di Bologna denominata “Aemilia”. Un’operazione che ha portato all’arresto di 50 persone con presunti legami alla cosca calabrese dei Grande-Aracri. Un procedimento nel quale lo stesso Delrio, fino al 2013 sindaco di Reggio Emilia, è stato ascoltato come testimone, per un viaggio elettorale compiuto nell’aprile del 2009 in Calabria. Dunque, nessun fatto penalmente rilevante. Se non fosse che nelle mani di Valter Pastena, superburocrate ed ex direttore generale del ministero dell’Economia, finisce un presunto «dossier» su Delrio consegnato, dice Pastena, «dagli amici carabinieri». Il particolare è riportato negli atti dell’inchiesta della Procura di Potenza che dai presunti illeciti attorno al petrolio in Val d’Agri (Basilicata) ha svelato l’esistenza di un’organizzazione denominata «quartierino romano» di cui avrebbe fatto parte, tra gli altri, anche Pastena assieme all’imprenditore Gianluca Gemelli. Ed è proprio a quest’ultimo che il burocrate racconta del presunto «dossier». «Io ti devo parlare da vicino, (...) ti puoi togliere pure qualche sfizio (...) ma serio ti puoi togliere qualche sfizio..eh? (...) eh, tieni conto che i carabinieri prima che tu venissi là, sono venuti a portarmi il regalo in ufficio, perché tu non stai attento. Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi (...) chi ha fatto le indagine è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi». Foto che, nei fatti, furono pubblicate dalla stampa. In ogni caso, la procura di Roma ha deciso di andare a fondo sulla vicenda. Il caso, al di là di ogni accertamento possibile, ha turbato non poco gli ambienti politici e di governo. Il Comando generale dell’Arma ha diramato un comunicato in cui «auspica che possano essere immediatamente chiarite le affermazioni» emerse nell’intercettazione. Pastena, del resto, aveva avuto numerosi rapporti - spesso conflittuali - con il Comando generale, visto che era stato a lungo titolare dell’ufficio del Mef presso il dicastero della Difesa.
Intanto gli atti dell’inchiesta di Potenza continuano a svelare retroscena degli interessi del «quartierino romano». Gli interessi della cricca alle nomine sono rilevati anche nelle conversazioni tra Gianluca Gemelli e l’imprenditore Fabrizio Vinaccia della Mbda Italia spa (società della galassia Finmeccanica), già ambasciatore in Bielorussia e Tagikistan del sovrano ordine di Malta. Vinaccia punterebbe al «programma Sistemi di difesa e sicurezza del territorio» in Campania al cui «interno verrà inserita la video sorveglianza ai missili». A gestire il tutto è Valter Pastena, che provvede a organizzare «un accordo tra vari ministeri (Interni, Difesa, Mef e Mise) e una rete di imprese. L’operazione è raccontata dallo stesso Pastena a Gemelli: «Ho parlato con Nicola (Colicchi, ndr) e con l’ambasciatore (Vinaccia, ndr) che sta tornando a Napoli (...) la cosa che ti volevo dire, secondo me invece è fondamentale. Vedere le reti di imprese, finanziamento, le società, eh... Calabria, Puglia, Regione ... Campania, Regione ... Lucania... un accordo di programma col Mise (...). Il Ministero non ci mette niente, perché ci mettono i soldi la Regione e l’Europa (...)». Infine parla di «programmi e progetti» da vendere a imprecisati acquirenti. Il riferimento è al programma Tetra del ministero degli Interni.
LA TELEFONATA Pastena parla di carte consegnate «dagli amici carabinieri». Il comando generale dell’Arma: affermazioni da chiarire