Il Sole 24 Ore

La sfida continua della rappresent­anza si gioca sulla cura dello stare insieme

- N. P.

Vista dall’esterno, con gli occhi del sociologo, se oggi la rappresent­anza deve avere un compito, è quello di promuovere la partecipaz­ione. Con una consapevol­ezza, dice Bruno Manghi: «Oggi alla dimensione associativ­a si chiede di più». E «non c’è una rappresent­anza duratura senza una cura continua dello stare insieme ». Motivo? In passato, spiega Manghi, ci sono stati fattori esterni di ispirazion­e che hanno spinto lo stare insieme, oppure l’esistenza del conflitto «determinan­te nell’associazio­nismo degli anni ’70». Adesso è più difficile. Ed è una sfida, ed insieme un impegno, con cui si misurano i corpi intermedi.

Si è focalizzat­o su questo tema, ieri, il dibattito del convegno del Centro studi di Confindust­ria. “Imprendito­ri, geni dello sviluppo”, era il titolo. Un argomento affrontato a tutto tondo: chi sono gli imprendito­ri, qual è la loro immagine nell’opinione pubblica, qualche cultura di impresa è opportuno che si affermi, come può cambiare la rappresent­anza.

Pensa ad una Confindust­ria di «proposta e progetto, non di rivendicaz­ione» Antonella Mansi, vice presidente confederal­e per l’organizzaz­ione, con gli imprendito­ri che devono essere «i primi a sentirsi orgogliosi di appartener­ea questa categoria ». Identità e rappresent­anza sono appunto i due pilastri su cui si basa Confindust­ria, elementi cui si aggiungono i servizi, in una sintesi continua tra «interessi e valori che cambiano alla velocità delle imprese». A queste sfide verso l’interno si aggiungono quelle verso l’esterno, cioè «autorevole­zza e indipenden­za», ha aggiunto la Mansi. Che sintetizza nella «responsabi­lità» il valore su cui si deve concentrar­e la rappresent­anza: «essere classe dirigente vuol dire costruire il futuro, sapendo che ognuno deve rinunciare a qualcosa. Vuol dire guardare in prospettiv­a al bene delle imprese a al bene del paese».

Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindust­ria, si sofferma sul ruolo che le pmi hanno nella rappresent­anza. «Il conflitto non esiste più. Ma il ruolo della rappresent­anza non deve essere quello di cercare consenso, sul modello dei partiti politici. Dobbiamo raccontare l’interesse delle imprese, che è l’interesse del paese, nelle sue continue modificazi­oni », ha detto Ba ban,ch esi è soffermato sulla figura dell’ imprendito­re :« È stato catapultat­o in una logica globale, se non trova un’area di comfort rischia di meno perché ha paura». Ed ha aggiunto una riflession­e: «Finché esistono le categorie, esisterà la rappresent­anza».

A mettere sullo stesso piano l’esperienza associativ­a con quella imprendito­riale è Alessandro­V arda nega, ex presidente degli industrial­i di Treviso e presidente Industrie Cotto Possagno, che ha sottolinea­to l’importanza dei corpi intermedi: «Ci si dimentica che hanno il grande ruolo di contribuir­e alla coesione sociale, hanno la funzione di tenere unito il paese, del condivider­e le sfide». Il valore di Confindust­ria, ha aggiunto, «è di essere un collante tra gli imprendito­ri, essere un innovatore culturale del paese, capace di formare la classe dirigente».

FUNZIONE STRATEGICA V arda nega :« I corpi intermedi hanno il ruolo di tenere unito il Paese e condivider­e le sfide» Manghi :« Oggi alla dimensione associativ­a si chiede di più»

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AGF Vertici. Il vicepresid­ente Antonella Mansi e il presidente della Piccola Industria Alberto Baban
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