«Costruire una nuova visione dell’impresa»
Standing ovation della platea di Parma a Squinzi: «Proseguire nel nostro bellissimo impegno»
Sono tutti in piedi e l’ applauso è lunghissimo, a testimoniare stima, riconoscimento, affetto. Giorgio Squinzi è sul palco, un po’ commosso. Riprende la parola :« Grazie a tutti perla collaborazione, grazie in particolare alla squadra che ha lavorato con me per quattro anni». Un’ esperienza, quella di presidentedi Confindustria, che gli ha dato il modo di «comprendere la realtà, non solo economica, del paese, comenon avevo avutola possibilità di fare prima». Condivisa con i «cari amici» ai quali si rivolge: «Vi incoraggio di tutto cuore a proseguire nel nostro bellissimo impegno, fatto di tante soddisfazioni e di qualche delusione nel nostro quotidianoe inesauribile atto di essere sempre imprenditori, tesi sempre con la responsabilità che ci contraddistingue a fare più grandi e migliori le nostre imprese e il nostro paese ».
Quell’essere imprenditore su cui Squinzi si era soffermato in un altro passaggio del discorso :« Sono nato imprenditore, in una famiglia di imprenditori, ed ho cercato anche in questi anni di comportarmi come imprenditore per il bene di tutto il sistema associativo».
Per due giorni, durante il convegno biennale del Centro studi di Confindustria, «citato – ha detto Squinzi–come istituzione autorevoledal Capo dello Stato nel discorso di fine anno» si è dibattuto su chi sono gli imprenditori, il loro ruolo nella società. C’è ancora una forte cultura anti-impresa, ostacoli che vanno dalla burocrazia al fisco. Bisogna cambiare: siamo davanti all’industria 4.0 e« piaccia o non piaccia l’ innovazione aperta–ha sottolineatoSquinzi–genererà la necessità di nuovi ruoli e nuove modalità nelle relazioni industriali».
C’ è una nuova rivoluzione industriale che si sta affermando, ha detto Squinzi. Ciò obbligherà il sistema produttivo a scelte sul piano della ricerca, dell’innovazione e della creatività .« È una sfida alla nostra portata? Certo che sì », ha affermato .« Una sfida anche per Confindustria–ha aggiunto–che ha l’onere di individuare le migliori politiche per favorire il salto di qualità di tutto il sistema industriale, costruire nell’opinione pubblica una nuova visione e sensibilità nei confronti dei nostri mondi produttivi». Creare un’immagine «di un’industria come sistema di intelligenze, un vero e proprio punto di riferimento insostituibile».
Una sfida che richiede anche al mondo sindacale un« nuovo sforzo ». Su questo fronte Squinzi chiude il suo mandato con un«r impianto »: non aver convinto i sindacati a riflettere« suite mi fondativi dell’ azione negoziale », che vanno collegati alle prospettive e alla configurazione delle fabbriche del futuro. Un compito che spetterà al successore :« A Vincenzo Boccia lascio il compito, non semplice, del confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso». Industria 4.0 richiederà «inevitabilmente al sindacato di conciliare le modalità del confronto con il tempo sempre più rapido con cui si compiono le scelte industriali». E Squinzi si è soffermato, a margine, sul modello contrattuale proposto da Federmeccanica: «ha punti interessanti così come ci sono stati punti interessanti anche nel modello Federchimica, forse un po’ più tradizionale, ma con forti contenuti innovativi».
Accanto alle relazioni industriali «è necessaria una visione e una sensibilità politica delle istituzioni all’altezza della sfida ». Sensibilità che« il governo Renzihaf in o adora oggettivamente dimostrato in molti provvedimenti ». L’ augurio è che si vada avanti, con determinazione: «Troppo spesso registriamo come la decisione politica venga rallentata, se non mortificata, dalla sovrapposizione burocratica dei regolamenti attuativi ».
La «burocrazia asfissiante», il «fisco ossessivo e talvolta ingiusto», le carenze infrastrutturali, una «politica economica raramente programmata nel tempo», sono alcuni dei fattori critici del paese. Un paese dove, tra l’altro «ci sono troppo intercettazioni», ha detto a margine, riferendosi all’indagine di Potenza.
Le imprese hanno saputo farsi carico di una grande forza di reazione, ha sottolineato Squinzi. La sua analisi è che la «lunghissima crisi ancora in corso non è un fenomeno congiunturale», ma è «una rimodulazione e modificazione strutturale». Ogni giorno ci sono imprese che vanno in sofferenza e altre che crescono .« La luce infondoal tunnel deve ancora connotarsi in forza e dimensione, malo scenarioeconomico dà i primi segni di ripresa, debole incerta, inferiore alle nostre aspettative, ma confortanti visto che o rasi è stabilmente in territorio positivo». Bisogna confrontarsi con uno scenario competitivo completamente nuovo e su come affrontarlo. Dentro e fuori i confini. Pensa alla U e, Squinzi, rilanciando il suo sogno degli Stati Uniti d’Europa. Occorre una «vera politica europea all’altezza delle aspettative», per rispondere alla disoccupazione, una moneta unica integrata con una politica fiscale sovranazionale, un’unione bancaria che abbia come obiettivo il sostegno all’ economia reale. Il discorso di ieri èstatol’ ultimo intervento di Squinzi dap residente di Confindustria in una occasione istituzionale .« Una presidenza ottima », aveva detto dal palco Emma Marcegaglia, che è stata “numero uno” prima di lui. «Il suo spirito di servizio e la sua generosità devono essere di esempio per tutti noi». Lunghissimo l’applauso.
IL GOVERNO «Il Governo Renzi ha oggettivamente dimostrato una sensibilità all’altezza delle sfide. Continuare le scelte intraprese e ampliarle»
L’EUROPA La crisi della Ue oggi èunac risi politica. Va ricostruito un rapporto di fiducia coni cittadini e, per questo, serve una vera politica europea»