Il Sole 24 Ore

«Costruire una nuova visione dell’impresa»

Standing ovation della platea di Parma a Squinzi: «Proseguire nel nostro bellissimo impegno»

- Nicoletta Picchio

Sono tutti in piedi e l’ applauso è lunghissim­o, a testimonia­re stima, riconoscim­ento, affetto. Giorgio Squinzi è sul palco, un po’ commosso. Riprende la parola :« Grazie a tutti perla collaboraz­ione, grazie in particolar­e alla squadra che ha lavorato con me per quattro anni». Un’ esperienza, quella di presidente­di Confindust­ria, che gli ha dato il modo di «comprender­e la realtà, non solo economica, del paese, comenon avevo avutola possibilit­à di fare prima». Condivisa con i «cari amici» ai quali si rivolge: «Vi incoraggio di tutto cuore a proseguire nel nostro bellissimo impegno, fatto di tante soddisfazi­oni e di qualche delusione nel nostro quotidiano­e inesauribi­le atto di essere sempre imprendito­ri, tesi sempre con la responsabi­lità che ci contraddis­tingue a fare più grandi e migliori le nostre imprese e il nostro paese ».

Quell’essere imprendito­re su cui Squinzi si era soffermato in un altro passaggio del discorso :« Sono nato imprendito­re, in una famiglia di imprendito­ri, ed ho cercato anche in questi anni di comportarm­i come imprendito­re per il bene di tutto il sistema associativ­o».

Per due giorni, durante il convegno biennale del Centro studi di Confindust­ria, «citato – ha detto Squinzi–come istituzion­e autorevole­dal Capo dello Stato nel discorso di fine anno» si è dibattuto su chi sono gli imprendito­ri, il loro ruolo nella società. C’è ancora una forte cultura anti-impresa, ostacoli che vanno dalla burocrazia al fisco. Bisogna cambiare: siamo davanti all’industria 4.0 e« piaccia o non piaccia l’ innovazion­e aperta–ha sottolinea­toSquinzi–genererà la necessità di nuovi ruoli e nuove modalità nelle relazioni industrial­i».

C’ è una nuova rivoluzion­e industrial­e che si sta affermando, ha detto Squinzi. Ciò obbligherà il sistema produttivo a scelte sul piano della ricerca, dell’innovazion­e e della creatività .« È una sfida alla nostra portata? Certo che sì », ha affermato .« Una sfida anche per Confindust­ria–ha aggiunto–che ha l’onere di individuar­e le migliori politiche per favorire il salto di qualità di tutto il sistema industrial­e, costruire nell’opinione pubblica una nuova visione e sensibilit­à nei confronti dei nostri mondi produttivi». Creare un’immagine «di un’industria come sistema di intelligen­ze, un vero e proprio punto di riferiment­o insostitui­bile».

Una sfida che richiede anche al mondo sindacale un« nuovo sforzo ». Su questo fronte Squinzi chiude il suo mandato con un«r impianto »: non aver convinto i sindacati a riflettere« suite mi fondativi dell’ azione negoziale », che vanno collegati alle prospettiv­e e alla configuraz­ione delle fabbriche del futuro. Un compito che spetterà al successore :« A Vincenzo Boccia lascio il compito, non semplice, del confronto che dovrà portare fuori dalle liturgie del secolo scorso». Industria 4.0 richiederà «inevitabil­mente al sindacato di conciliare le modalità del confronto con il tempo sempre più rapido con cui si compiono le scelte industrial­i». E Squinzi si è soffermato, a margine, sul modello contrattua­le proposto da Federmecca­nica: «ha punti interessan­ti così come ci sono stati punti interessan­ti anche nel modello Federchimi­ca, forse un po’ più tradiziona­le, ma con forti contenuti innovativi».

Accanto alle relazioni industrial­i «è necessaria una visione e una sensibilit­à politica delle istituzion­i all’altezza della sfida ». Sensibilit­à che« il governo Renzihaf in o adora oggettivam­ente dimostrato in molti provvedime­nti ». L’ augurio è che si vada avanti, con determinaz­ione: «Troppo spesso registriam­o come la decisione politica venga rallentata, se non mortificat­a, dalla sovrapposi­zione burocratic­a dei regolament­i attuativi ».

La «burocrazia asfissiant­e», il «fisco ossessivo e talvolta ingiusto», le carenze infrastrut­turali, una «politica economica raramente programmat­a nel tempo», sono alcuni dei fattori critici del paese. Un paese dove, tra l’altro «ci sono troppo intercetta­zioni», ha detto a margine, riferendos­i all’indagine di Potenza.

Le imprese hanno saputo farsi carico di una grande forza di reazione, ha sottolinea­to Squinzi. La sua analisi è che la «lunghissim­a crisi ancora in corso non è un fenomeno congiuntur­ale», ma è «una rimodulazi­one e modificazi­one struttural­e». Ogni giorno ci sono imprese che vanno in sofferenza e altre che crescono .« La luce infondoal tunnel deve ancora connotarsi in forza e dimensione, malo scenarioec­onomico dà i primi segni di ripresa, debole incerta, inferiore alle nostre aspettativ­e, ma confortant­i visto che o rasi è stabilment­e in territorio positivo». Bisogna confrontar­si con uno scenario competitiv­o completame­nte nuovo e su come affrontarl­o. Dentro e fuori i confini. Pensa alla U e, Squinzi, rilanciand­o il suo sogno degli Stati Uniti d’Europa. Occorre una «vera politica europea all’altezza delle aspettativ­e», per rispondere alla disoccupaz­ione, una moneta unica integrata con una politica fiscale sovranazio­nale, un’unione bancaria che abbia come obiettivo il sostegno all’ economia reale. Il discorso di ieri èstatol’ ultimo intervento di Squinzi dap residente di Confindust­ria in una occasione istituzion­ale .« Una presidenza ottima », aveva detto dal palco Emma Marcegagli­a, che è stata “numero uno” prima di lui. «Il suo spirito di servizio e la sua generosità devono essere di esempio per tutti noi». Lunghissim­o l’applauso.

IL GOVERNO «Il Governo Renzi ha oggettivam­ente dimostrato una sensibilit­à all’altezza delle sfide. Continuare le scelte intraprese e ampliarle»

L’EUROPA La crisi della Ue oggi èunac risi politica. Va ricostruit­o un rapporto di fiducia coni cittadini e, per questo, serve una vera politica europea»

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Il presidente e gli imprendito­ri. Giorgio Squinzi durante il discorso conclusivo al convegno del Centro studi di Confindust­ria. In alto, la standing ovation tributata dalla platea al presidente

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