Il Sole 24 Ore

Berlino sotto accusa per l’austerity

Al workshop Ambrosetti si chiede più flessibili­tà alla Germania attraverso il rilancio dei consumi interni

- Vittorio Da Rold

pGermania sotto accusa nel secondo giorno del Workshop Ambrosetti nella sessione dedicata alla politica economica monetaria dell’Europa e ai possibili spazi per bilanciare rigore e flessibili­tà. Jeans Spahn, 35 anni, vice ministro delle Finanze per conto della Cdu della Cancellier­a Angela Merkel, unico membro del governo di Berlino presente a Cernobbio, si è sentito per un paio d’ore sul banco degli imputati.

Una Germania mercantili­stica che cerca solo di aumentare il surplus commercial­e a scapito degli altri partner europei che soffrono con tassi di disoccupaz­ione troppo elevati, poco propensa a rilanciare i consumi interni e sempre pronta «a ricordare ai partner di aumentare la competitiv­ità non sempre aumentando la produttivi­tà ma riducendo i salari», non suscita entusiasmi ha ricordato uno dei partecipan­ti al panel composto - oltre che dal vice di Schäuble - dal vice presidente Ue per gli affari economici, Jyrki Katainen, dal membro della Bce, Yves Mersch, dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, dall’ex presidente della banca centrale irlandese, PatrickH on o han, e da Hainer Flassbeck, professore universita­rio di Amburgo.

Purtroppo, come ha ammesso recentemen­te Olivier Blanchard, ex capo economista della Fmi, nel caso della crisi greca, ridurre i salari, a causa di un moltiplica­tore che non era stato ben calibrato, ha portato a un calo molto peggiore delle stime dei consumi e infine alla recessione più lunga e pesante per Atene dal dopoguerra. Questo è il rischio di chi insiste con una politica di solo rigore e riforme struttural­i come unica soluzione per uscire dalle secche di una crescita «flebile» per usare le parole dell’economista Nouriel Roubini, anch’egli presente al workshop Ambrosetti di primavera. Crescita flebile e soprattutt­o a rischio di shock esterni, come ha ricordato Mario Draghi.

Primavera che non si vede all’orizzonte della crescita europea, visto che a tirare la volata c’è solo la politica monetaria del Quantitati­ve easing ma, come ha ricordato il membro della Bce, Yves Mersch, «la Banca centrale europea fa ciò che è necessario per mantenere la stabilità dei prezzi» attenta a non superare i confini verso la politica economica.

Quanto ad elencare le accuse alla Germania ci ha pensato Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze del governo Tsipras. «Per evitare la disintegra­zione dell’Ue dobbiamo rivedere i trattati in chiave federale». Secondo l’ex ministro «non ci potrà mai essere un livello di flessibili­tà fiscale all’interno delle regole esistenti che assicuri una ripresa economica, non ci potrà mai essere un livello di austerità che possa stabilizza­re il debito pubblico e quello privato e non ci potrà mai essere un programma di Qe che possa stabilizza­re gli investimen­ti». Insomma sono le regole di Maastricht a non essere più attuali, non i governi ad essere incapaci di attuarle. Quanto ai negoziati con la troika tenuti dal primo governo di Alexis Tsipras, secondo Varoufakis «il loro fallimento non è dovuto ad errori delle persone coinvolte, ma ai limiti delle attuali regole ». Secondo Varoufakis si crea una« il legittimaz­ionedelle istituzion­i e dell’ Ue agli occhi dei cittadini». In Europa, per Varoufakis, c’è una «Banca centrale senza Stati e ci sono Stati senza una Banca centrale». Come uscire da questa impasse?

E a chi proponeva dalla platea un ministro delle Finanze europeo per uscire dalla palude, il partito dei“falchi” in Europa ha risposto che se il nuovo ministro dovesse servire adire no ai deficit dei bilanci nazionali allora l’ ipotesi potrebbe essere discussa, ma se questo dovesse servire ad aumentare la possibilit­à di fare debito allora la risposta non potrebbe che esser negativa. Parole a cui sono seguite le consuete raccomanda­zioni del vice presidente Ue, Jyrki Katainen, che ha invitato a migliorare la competitiv­ità con le riforme struttural­i. Insomma un dialogo tra sordi. Richard Koo, economista della banca giapponese Nomura, ha lanciato la proposta di compromess­o di usare almeno il 3% dei risparmi di ciascun Paese in investimen­ti per rilanciare la crescita, cioè di rendere più flessibile Maastricht, ma senza ottenere grandi consensi.

IL RITORNO DI VAROUFAKIS L’ex ministro greco propone di cambiare le regole di Maastricht e una soluzione federale per evitare la disintegra­zione dell'Unione

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