Il Sole 24 Ore

Cameron fa mea culpa ma esplode la contestazi­one

Il premier ammette di aver gestito male il caso

- Nicol Degli Innocenti

pIl mea culpa di David Cameron non basta a placare le polemiche sui suoi investimen­ti offshore, e migliaia di persone hanno manifestat­o a Downing Street ieri chiedendo le sue dimissioni. Il premier britannico si è cosparso il capo di cenere, assumendos­i la responsabi­lità della gestione maldestra dello scandalo seguito alle rivelazion­i dei Panama Papers.

«Non è stata una bella settimana, - ha detto Cameron a un summit del partito conservato­re –. So che avrei dovuto e avrei potuto gestire meglio questa vicenda. Imparerò la lezione. Non date la colpa a Downing Street o a qualche anonimo consiglier­e, date la colpa a me». Il premier si è scusato quindi per il ritardo nell’ammettere di avere posseduto quote del fondo con sede alle Bahamas gestito dal padre Ian, che aveva poi venduto nel 2010 poco prima di entrare a Downing Street incassando un guadagno netto di circa 20mila sterline. Quando le prime rivelazion­i sul coinvolgim­ento di Ian Cameron erano emerse dai Panama Papers a inizio settimana, la portavoce del premier aveva detto che si trattava di una «questione privata».

Cameron si è deciso a rivelare la verità solo dopo quattro giorni di dichiarazi­oni parziali. La ragione, ha spiegato ieri, è che era «molto agitato e sconvolto» per il modo in cui il nome di suo padre, «una persona meraviglio­sa che amo e che mi manca ogni giorno, veniva trascinato nel fango». Ian Cameron è morto nel 2010.

Il premier non si è però scusato per avere avuto investimen­ti offshore e ha anzi detto che era «del tutto naturale, dato il lavoro che faceva mio padre». Ha insistito di non avere mai fatto nulla di illecito e di non avere «nulla da nascondere».

L’esitazione di Cameron e le sue dichiarazi­oni inizialmen­te reticenti sono state invece interpreta­te dall’opposizion­e come un segnale che il premier ha qualcosa da nascondere e non si merita la fiducia degli elettori britannici. Il partito laburista lo ha accusato apertament­e di ipocrisia per avere definito ogni sistema di elusione fiscale

«moralmente sbagliato», mentre altri hanno ricordato la sua promessa finora non mantenuta di un giro di vite contro i paradisi fiscali.

All’insegna della trasparenz­a, Cameron ha anche annunciato l’imminente pubblicazi­one delle sue dichiarazi­oni fiscali «non solo di quest’anno ma di tutti gli anni passati perché voglio essere del tutto aperto su queste questioni, - ha detto –. Sarò il primo primo ministro e il primo leader di un grande partito politico a fare questo gesto e ritengo che sia la cosa giusta da fare». Il leader laburista Jeremy Corbyn ha dichiarato che «attende con grande interesse» la pubblicazi­one delle dichiarazi­oni fiscali del premier, e che pubblicher­à a sua volta le proprie che, ha assicurato, «non riserveran­no alcuna sorpresa».

La manifestaz­ione indetta per ieri per chiedere a Cameron di «chiudere tutte le scappatoie fiscali o rassegnare le dimissioni» ha attratto più persone del previsto. Migliaia di dimostrant­i hanno affollato prima Downing Street e poi la strada dove era in corso il summit conservato­re, gridando slogan contro il premier e agitando cartelli con la sua foto e la scritta «Deve andarsene».

LA PROTESTA DI PIAZZA Migliaia di persone si sono radunate a Downing Street e poi davanti alla sede del summit dei Tories per chiedere al primo ministro di andarsene

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La protesta a DowningStr­eet. Più manifestan­ti del previsto si sono radunati davanti alla sede del primo ministro per chiedere le sue dimissioni.

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