Giovani ribelli del feng shui
In una città in cui l’anima commerciale e il lusso sono ormai dominanti, va in scena la composta protesta delle nuove generazioni
La penna e la spada hanno in molte culture, d’occidente come d’oriente, legami antichi. Eppure trovare, fianco a fianco, la divinità della Guerra e quella della Letteratura fusi in un’unica devozione sorprende.Èquellocheaccadenelpiccolomaaffollato tempio di Man Mo appollaiato sulla collina di Victoria Peak all’altezza di Hollywood Road punto d’approdo obbligato per lo sciame turistico-dove,sottolevolutedifumod’incenso,alla statua di Mo, nume militare che brandisce una spada, s’oppone quella di Man (Cheong) divinitàletterariacheostentaunpennellodacalligrafo.Piùprosaicamentequestiantichidèioggi incarnanoleattivitàmilitariequellecivilisicché le botteghe e i piccoli uffici di Sheung Wan garantiscono un nutrito flusso di fedeli che si confonde con quello dei turisti più curiosi. E se, ad applicare le sottili foglie dorate sul busto degli dei sono soprattutto anziani, non manca qualche giovane che nei gesti del rito scorge le tracce di un sincretismo inteso come cornice di atteggiamenti anticonformistici.
Sonoglistessigiovanicheall’oradipranzomescolati con mille altri,smartph on eall amano, formano lunghe file inattesa del proprio turno davanti a una bakeryall’ apparenza non diversa dalle altre del quartiere. «C’è tanta gente perché se ne parla sul web», spiega senza ironia una studentessa di una vicina fashion school che, s’intuisce, per nessun motivo consumerebbe il lunch altrove. Per i ragazzi più giovani di Hong Kong - ancor più che da ogni altra parte - l’identità passa anche dalla scelta di un negozio in cui abbigliarsi, vagliato tra quelli degli estrosi stilisti locali, dai luoghi di risto roche un tamtam segreto suggerisce e, in genere, da forme di consumo eco sostenibili.
Non potrebbe essere diversamente in una metropoli che negli ultimi decenni avvalendosi dell’ innat avocazione commerciale si è trasformata in un immenso luccicante duty free in cui i negozi della moda e del design occidentali si rincorrono in una gara sfrenata all’insegna del lusso sotto la cui insegna sono iscritti anche i pochi magazzini consumer. Nelle ampie hall dei grattacieli che da Central, cuore antico, si estendono fino ad Admiralty, polmone finanziario, gli oggetti del desiderio globalizzato sono esposti in una sorta di bengodi a cui non molti possono accedere ma su cui tutti sono costretti a soffermare lo sguardo. Questi enormi spazi espositivi sono infatti anche gli snodiin una re tedi passerelle sopraelevate rispetto al livello stradale grazie alle quali, passando tra le lobby di un edificio e l’altro - in un susseguirsi di hotel,st azioni metro efastfood-ipe doni riescono a dislocarsi ne iva ripunti della città senza dove raffrontare il caotico traffico urbano.
La crescita verticale della moderna Honk Kong sopperisce a una mancanza di territorio e rovescia l’occupazione orizzontale delle acque compiuta da chi per centinaia di anni ha vissuto nelle giunchedi bambù. M ava anche creando un sopra/ sotto di fantascientifica suggestione, che prevede di fatto di confinare imeno abbienti nelle aree sottostanti. Non è un caso che folti gruppi di immigrati cinesi e filippini spendano le giornate di festa e le o redi riposo nei piazzali e nelle poche aree perora solo lambite dal transito dei veicoli.
Le generazioni più recenti non esitano a esprimere inquietudine perla perdita degli ultimiterritori liberi, brulli o verdi che siano, della vecchia città. Allo stato d’animo dei più giovani è estranea la fascinazione per il barocchismo magniloquente dei giganti d’acciaio-vetro del nuovo magne tic oskyl in e. I nati altra monto del dominio inglese e persino quelli non ancora ventenni, cresciuti dopo che la bandiera Union Jack fu ammainata, oggi ostentano sì l’inglese, spesso usato come lingua franca, ma al tempo stesso cercano nella loro cultura millenaria le modalità della protesta.
Tutti i giovedì poco dopo mezzogiorno, su Queensway, all’altezza della Bank of China, la spericolata torre espressionista di Ieoh Ming Pei dove losanghe e triangoli di vetro si rincorrono vertiginosamente, il traffico si ferma. I tipici tramway a due piani che durante la giornata sfrecciano sui binari a scartamento ridotto sfidando ogni legge di stabilità, si arrestano e in fila indiana formano una colorata muraglia di ferro. Leautofannoaltrettanto.Apassareèunlentonugolo di manifestanti che, issando bandiere verdi, si raccoglie in uno dei pochi slarghi ancora concessi ai pedoni e chiede silenziosamente rispetto per la natura. Si teme soprattutto per l’estendersi delprogettodelnuovoHarbourfrontesisollecita una riduzione dell’inquinamento luminoso. Per questi silenziosi dimostranti l’oggetto della protesta si fonde con l’atteggiamento filosofico con cui è espressa: il feng shui, principio taoista della cultura hongkonghese - diffuso anche in occidente nella riduttiva versione new age - che impone di abbandonarsi al flusso energetico dell’armonianaturaleecheinloro,inunironicocontrasto con i costumi nostrani, si concretizza in una atarassica compostezza.
La curiosità per queste singolari proteste si è acuita da quando è apparsa issata su cartelli la scritta “dove sono?” in riferimento alla recente vicenda dei cinque librai scomparsi che sembra uscitadallapennadiJohnLeCarré.Icinquefanno parte di due case editrici specializzate in jinshu, libri scandalistici dedicati ad avventure e disavventure finanziarie e sessuali dei principali personaggi dell’establishment continentale ricostruite senza troppi scrupoli: volumi che vannoarubatraicinesiingitaaHongKong,avididiconoscereiparticolaripiùscabrosideipolitici di Pechino, attratti da titoli come Xi Jinping e le sue sei donne. Si tratta di un’editoria di gossip e pettegolezzi, degni delle più consumate soap ma queste misteriose sparizioni preoccupano chi ha fatto della libertà di stampa il baluardo estremo dei territori a statuto speciale. Tre di loro sono riapparsi fortunosamente dopo che le loro famiglie avevano ritirato la denuncia di scomparsa. Desiderosi di far sapere che erano in buona salute e che per il futuro non si sarebbero occupati più di libri. All’improvviso, come perunapiegadeltempo,questavicendaspionistica ci proietta in una Hong Kong passata, epitome di esotici misteri, sfondo di impavide azioni di 007 cinematografici.