Stampare oltre il 3D
Si parla molto, e a ragione, delle nuove tecnologie di stampa in tre dimensioni, che procedono stampando in modo additivo, cioè a strati, con particolari materiali. I prodotti finali in 3D sono i più vari, ma sono tutti fino ad a oggi prodotti statici, cioè oggetti tridimensionali che non hanno proprietà dinamiche, sono oggetti inerti che non hanno la capacità di inglobare funzioni attive, neanche semplici. Posso stampare un oggetto, ma un oggetto inerte. Andrea Camposeo, ricercatore nel campo della fisica della materia all’Istituto Nanoscienze del Cnr a Lecce, ha appena vinto un Erc Grant dell’Unione Europea per dirigere un progetto che ha un’idea chiave: stampare oggetti attivi, dinamici, con capacità funzionali, per esempio quelle di calcolare e di immagazzinare dati. L’ipotesi è nuova e ha un impatto sulle tecniche di stampa, ma anche sui materiali. Camposeo lavorerà su nuovi materiali capaci di modificarsi in seguito a stimoli esterni come quello della luce, che può modificare lo stato della materia e dunque, per così dire, renderla attiva. Sappiamo, ad esempio, di lenti che diventano più chiare o più scure a seconda dell’intensità della luce, e dunque hanno una capacità funzionale di risposta agli stimoli. Ma è possibile anche pensare, ed è questo uno dei punti chiave del progetto, a materiali capaci di manipolare gli impulsi luminosi, o impulsi ottici, che assumono di fatto il ruolo che hanno gli impulsi elettrici nell’elettronica. È come se alle tre dimensioni della stampa statica 3D, se ne aggiungesse metaforicamente una quarta, quella che consente al materiale di trasformarsi e di divenire dunque funzionale.