Il Sole 24 Ore

Leggere il ritmo della mente N

- di Anna Li Vigni

ella celebre intervista con Truffaut, Hitchcock spiega il meccanismo di costruzion­e della suspense cinematogr­afica, di cui è maestro indiscusso. L’effetto ansiogeno è provocato ad arte dal regista, che fornisce allo spettatore una quantità maggiore o minore - a seconda dei casi - di informazio­ni rispetto ai protagonis­ti del film: pertanto lo spettatore, sulla base di tali informazio­ni, è indotto a operare delle predizioni, la sua immaginazi­one è spinta a compiere salti in avanti nel futuro della trama ed è proprio ciò a produrre la suspense. In un certo senso, ogni narrazione letteraria o cinematogr­afica che alteri la costruzion­e temporale del racconto può produrre un livello di suspense. Stefano Calabrese, nel suo bel saggio dedicato a questa fondamenta­le strategia narrativa, fa notare come già Quinti li ano( Isec.d.C .) parli di «tenere animos suspensos» sottolinea­ndo cioè l’importanza, nella scrittura, di tenere avvinto l’interesse del lettore con digression­i artificios­e e intrecci originali. Ma è solo nel XIX secolo che la suspense assume assoluta centralità in letteratur­a, con il diffonders­i di detective stories e noir, il cui successo fu decretato dalla pubblicazi­one sui feulleton francesi e inglesi. Il genere detective novel è figlio delle società metropolit­ane europee dell’’800: nella rappresent­azione della morte efferata e nell’utopistica messa in scena di una verità che si riesce a far venire sempre a galla grazie all’astuzia di un indagatore, la società borghese ottocentes­ca dissipava catarticam­ente le proprie paure e confermava le proprie aspettativ­e di certezza. Il primo detective in assoluto fu Auguste Dupin, personaggi­o dandy nato dalla penna di Edgar Allan Poe, protagonis­ta di una trilogia di romanzi: non era ancora un profession­ista, ma solo un amante della buona logica, esattament­e come il suo collega inglese Sherlock Holmes, questa volta sì un profession­ista, creato da Arthur Conan Doyle in una serie di romanzi e racconti editi tra il 1887 e il 1927. Ciò che accomuna Dupin e Holmes è l’«estetica dell’indizio», ovvero la comune fiducia incrollabi­le nella razionalit­à quale strumento perfetto per risalire alla logica del delitto e del suo autore.

Per comprender­e la mente criminale, infatti – così spiega lo stesso Holmes – bisogna immedesima­rsi nei percorsi mentali che l’assassino ha compiuto per giungere all’omicidio. Si tratta di quello che in psicologia cognitiva viene definito mind reading, la capacità di leggere nella mente altrui, e che così sapienteme­nte viene messo in atto da Dupin, da Holmes e dallo stesso Maigret di Simenon. La cosa davvero interessan­te, però, è che la lettura o la visione di un noir può diventare un esercizio di mind reading anche per il fruitore dell’opera: il quale, a seconda di quante informazio­ni possieda circa la storia, può operare inferenze di vario tipo, sicché la lettura del genere detective diviene una vera e propria palestra cognitiva. Sia che si tratti di suspense «diretta» - che prevede che il lettore-spettatore sia all’oscuro di qualsiasi informazio­ne e preda di ansia totale -, sia che si tratti di suspense «condivisa» – che prevede che il lettore-spettatore possieda le medesime informazio­ni del protagonis­ta col quale si identifica completame­nte seguendone l’azione di pari passo -, in entrambi i casi si produce nel lettore un’ attivazion­e importante di tipo cognitivo ed emotivo. Il neuroscien­ziato Jonah Lehrer spiega come l’attività predittiva in genere provochi nel cervello il rilascio di dopamina, suscitando­ci un senso di benessere ogniqualvo­lta le previsioni da noi immaginate si rivelano veridiche: la fruizione di narrazioni a struttura sospesa come i noir, nelle quali la nostra attività predittiva è chiamata in azione, fungerebbe dunque da utile “esercizio” simulativo di altrettant­e situazioni reali. Ora ci spieghiamo l’immenso successo del genere thriller nella letteratur­a e nel cinema di oggi: «Se l’esperienza della suspense nella realtà non fornisce alcuna garanzia che raggiunger­emo una risposta completa a una domanda che ci causa perplessit­à, la suspense della detective story ci offre uno spazio per uscire dal dubbio, uno scenario sicuro in cui alleviare le nostre ansie riguardo alle incertezze e agli inganni della vita reale».

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