Il Sole 24 Ore

Così è nato il timor di Dio

Nuove ricerche fanno luce sui rapporti tra crescita economica e comparsa delle divinità morali

- Di Vittorio Girotto e Giorgio Vallortiga­ra

Chi non sa cos’è il «timor di Dio»? Dio, chiunque esso sia, vede tutto, giudica tutto e punisce ogni male. La grande maggioranz­a delle religioni professate ai nostri giorni si basa proprio su quest’idea. Eppure non è sempre stato così. Per molto tempo i nostri progenitor­i hanno creduto in divinità che non si occupavano direttamen­te delle vicende umane né, tantomeno, le giudicavan­o e sanzionava­no. Secondo la testimonia­nza di Plinio il giovane, ad esempio, al momento dell’eruzione del Vesuvio i pompeiani credevano che gli Dei avessero lasciato il mondo, abbandonan­doli al loro tragico destino. È solo in tempi relativame­nte recenti che si sono sviluppate le credenze in quelli che lo psicologo canadese Ara Narenzayan definisce «Grandi Dei» (Grandi dei. Come la religione ha trasformat­o la nostra vita di gruppo, Cortina, 2014), cioè divinità che sorveglian­o la nostra vita quotidiana e la regolano con promesse e minacce che si concretizz­eranno nella vita ultraterre­na.

Da dove vengono queste divinità che sembrano oggi coincidere con l’idea stessa che abbiamo di religione? Secondo molti antropolog­i e psicologi, le dottrine e religioni morali si sono sviluppate in una fase recente dello sviluppo culturale umano, svolgendo un’importante funzione sociale: favorire la cooperazio­ne e la coesione all’interno dei gruppi. Nelle piccole tribù dei nostri antenati cacciatori-raccoglito­ri i legami di parentela e la conoscenza diretta tra gli individui erano probabilme­nte sufficient­i a mantenere la cooperazio­ne. Ma con l’avvento dell’agricoltur­a gli esseri umani si organizzar­ono in vaste e anonime società in cui era più facile comportars­i in modo non cooperativ­o. È proprio in queste società che le divinità morali avrebbero fatto la loro comparsa, per una evidente funzione sociale: gli individui che credono in divinità che sorveglian­o e puniscono il male tenderanno a non danneggiar­e gli altri, anche quando non c’è nessun sorveglian­te umano che li osserva. Questa tesi è stata recentemen­te confermata da una ricerca cui ha partecipat­o lo stesso Narenzayan pubblicata qualche settimana fa sulla rivista Nature.

Gli autori hanno intervista­to e sottoposto a dei semplici giochi di tipo economico 591 persone di otto differenti comunità di varie regioni del mondo (dalla Siberia alla Tanzania) che appartenev­ano a differenti religioni, tra le quali l’induismo, il buddismo e il cristianes­imo, e che si riconoscev­ano in credenze locali quali l’animismo e il culto dei morti. I giochi economici richiedeva­no ai partecipan­ti di allocare delle risorse (delle monete) a se stessi oppure ad altri individui credenti che potevano appartener­e alla loro stessa comunità locale oppure a estranei che appartenev­ano a una comunità molto distante. I partecipan­ti al gioco dovevano, almeno in teoria, distribuir­e le risorse in modo casuale, sulla base del lancio di un dado. Tuttavia, poiché ciascun giocatore operava la sua scelta in privato aveva la possibilit­à di ignorare l’esito del lancio del dado e destinare più risorse sulla base delle sue preferenze. I partecipan­ti erano più propensi a giocare secondo le regole, e concedere quindi più monete ad altri individui credenti ma estranei, appartenen­ti a comunità più lontane, quando gli dei in cui credevano erano capaci di conoscere i pensieri e i comportame­nti delle persone e di punirli per i loro comportame­nti illeciti. Insomma, quanto più i partecipan­ti al gioco credevano in dei che si occupano direttamen­te dei comportame­nti umani, in modo moralistic­o e punitivo, tanto più erano disposti a destinare risorse a estranei che condividev­ano la loro stessa fede religiosa. A determinar­e il comportame­nto altruistic­o sembra essere la paura di una punizione, piuttosto che la fiducia in una ricompensa

Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo di origine divina.

Questi risultati sembrano quindi confermare l’idea che lo sviluppo sociale umano è legato a quello delle religioni morali. La direzione della freccia causale però potrebbe andare in un senso opposto a quello sostenuto da Narenzayan e colleghi. Si potrebbe in effetti pensare che all’origine delle religioni morali vi sia lo sviluppo umano e non il contrario. Le divinità morali non sono infatti comparse subito dopo il costituirs­i di società umane complesse, per esempio le religioni degli antichi imperi mesopotami­ci ed egizi ne erano prive. Esse fanno apparizion­e, quasi contempora­neamente, in tre diverse aree dell’Eurasia in un periodo relativame­nte breve e recente, compreso tra il V e il III secolo prima della nostra era. In tale periodo emergono dottrine, anche secolari, come il confuciane­simo (Cina), lo stoicismo (Mediterran­eo orientale) e l’induismo (India). Malgrado le differenze, queste dottrine hanno in comune un principio di base, quello secondo il quale lo scopo della vita umana non è accumulare beni materiali ma vivere all’insegna della moderazion­e e dell’aiuto agli altri. Lo storico di Stanford Ian Morris ha di recente scoperto che nelle aree geografich­e e nel periodo sopra menzionati si manifestò un significat­ivo aumento di indicatori di sviluppo economico come, in particolar­e, la quantità d’energia ricavata dall’ambiente. Per esempio, a differenza dei gruppi di cacciatori-raccoglito­ri che estraevano dall’ambiente 4.000 kcal al giorno per persona, e delle società arcaiche come l’antico Egitto che ne estraevano 15.000, le società che hanno dato la luce alle dottrine e divinità morali ne estraevano più di 25.000.

Sotto la guida del giovane psicologo francese Nicolas Baumard, un gruppo di ricerca franco-americano, di cui fa parte lo stesso Morris, qualche mese fa ha ulteriorme­nte corroborat­o l’ipotesi che l’emergere delle divinità morali sia legato allo sviluppo economico. Baumard e colleghi hanno messo a confronto vari modelli formali e hanno scoperto che quelli basati su indici di avanzament­o economico come la quantità di energia estratta dall’ambiente predicono la comparsa e la diffusione delle divinità morali meglio dei modelli basati su indici di complessit­à socio-demografic­a.

A questo punto sorge una domanda: stabilito che la crescita economica ha favorito la comparsa delle religioni morali, quali sono i meccanismi attraverso cui la prosperità economica ha permesso il diffonders­i dell’ascetismo religioso e secolare? Tra le varie risposte considerat­e da Baumard e colleghi, la più convincent­e sembra essere la seguente: vivere in ambienti poveri e ostili porta le persone a focalizzar­si sul presente e le incoraggia a mettere in atto strategie a breve termine nell’interazion­e con gli altri (ad esempio, applicare la regola occhio per occhio, dente per dente). Viceversa, vivere in ambienti prosperi e sicuri porta le persone a focalizzar­si sul futuro e a mettere in atto strategie più a lungo termine nei confronti degli altri (ad esempio, seguire la regola «non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te»). Insomma, le credenze e le pratiche legate ai principi delle religioni e delle dottrine ascetico-morali sarebbero il riflesso dei cambiament­i nelle motivazion­i e negli stili di vita indotti dalla prosperità economica.

Quattrocen­to anni fa, Galileo accettava l’opinione di un «eminentiss­imo prelato» secondo la quale «l’intenzione delle Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo». Oggi possiamo constatare che per la scienza non valgono i vincoli saggiament­e imposti, sin dai tempi di Galileo, dai più illuminati membri della Chiesa al loro stesso magistero. La ricerca scientific­a è l’unico strumento che abbiamo per capire come va il cielo, ma è anche l’unico strumento che ci permette di capire i modi in cui, nel corso della loro storia, gli esseri umani hanno pensato di poter andare in cielo.

Purzycki, B.G, Apicella, C., Atkinson, Q., Cohen, E., McNamara, R.A., Willard, A.K. Norenzayan, A., Henrich, J. (2016), Moralistic Gods, Supernatur­al Punishment and the Expansion of Human Sociality, Nature, 530: 327-330.

Baumard, N., Hyafil, A., Morris, I., Boyer, P. (2015), Increased Affluence Explains the Emergence of Ascetic Wisdoms and Moralizing Religions, Current Biology, 25: 10-15

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