Il Sole 24 Ore

Sposalizi senza vizi

Un tema affrontato da santi, teologi e mistiche: da Paolo a Tertullian­o, da Ildegarde di Bingen a Gertrude di Helfta

- di Gianfranco Ravasi

«Saggio è considerat­o colui che alla domanda quando un uomo debba sposarsi rispose: Un uomo giovane non ancora, un uomo maturo assolutame­nte mai». Questa battuta ironica dei Saggi di Bacone si allinea alla sterminata letteratur­a sarcastica e persino minatoria elaborata nei secoli attorno a una realtà che rimane pur sempre uno dei nodi germinali del tessuto sociale. Una esperienza umana che il cristianes­imo ha sacralizza­to introducen­do la presenza del Dio amore tanto da vedere nelle nozze non solo uno dei simboli teologici capitali ma anche, nel cattolices­imo e nell’ortodossia, un vero e proprio sacramento, cioè una consacrazi­one con un suggello efficace divino.

A questo tema è stata, quindi, dedicata un’enorme bibliograf­ia teologica fin dalle origini del cristianes­imo: lo stesso san Paolo a più riprese affronta – sia pure non in maniera sistematic­a ma sporadica – la questione matrimonia­le, in particolar­e nel cap. 5 della Lettera agli Efesini e nel cap. 7 della Prima Lettera ai Corinzi. A quest’ultimo passo rimanda una delle figure più alte della letteratur­a cristiana del II-III secolo, il cartagines­e Tertullian­o, un convertito che sfoderò la spada di ghiaccio della sua straordina­ria intelligen­za per scavare in profondità e per difendere il messaggio cristiano. Un ardore che alla fine lo fece deviare verso le frontiere estreme della stessa fede ecclesiale, facendolo piombare in territori remoti esterni, cioè, fuor di metafora, nel radicalism­o di un’eresia di stampo apocalitti­co, rigorista e integralis­ta, il cosiddetto montanismo, dal nome di un “profeta” della Frigia che si dichiarava incarnazio­ne e portavoce dello Spirito Santo.

Prima di questa deriva, ma già col fremito del difensore severo della morale cristiana, Tertullian­o aveva composto un trattato lapidariam­ente intitolato Ad uxorem, cioè dedicato all’amata moglie, una sorta di testamento spirituale destinato ad essere un ricordo postumo del suo amore, più forte della morte, nei confronti di colei che egli desiderava gli sopravvive­sse dopo la sua scomparsa. Abbiamo la possibilit­à di seguire queste pagine teologico-personali, col testo latino a fronte, attraverso l’edizione curata da Attilio Carpin in una collana intitolata «I talenti» che vede il succedersi di testi patristici meno noti. Basandosi – talora con adattament­i liberi – sul citato testo paolino indirizzat­o ai Corinti, l’autore sostanzial­mente proclama tre tesi riguardant­i la realtà matrimonia­le.

La prima respinge la possibilit­à di nuove nozze da parte delle vedove, offrendo una serie di riflession­i teologico-spirituali sul valore spirituale della continenza da vivere in forma di donazione. Naturalmen­te alla radice di questa concezione c'è un’esaltazion­e delle nozze viste come un segno umano e religioso centrale nel progetto divino: «Adamo è stato l’unico marito di Eva ed Eva l’unica sua moglie: un'unica moglie, un’unica costola». Consequenz­iale è la seconda tesi: il ripudio, considerat­o legittimo in caso di adulterio, non concede però la possibilit­à di un ulteriore matrimonio. Il divorzio, perciò, non ammette seconde nozze ma solo la continenza, un tema quest’ultimo caro a Tertullian­o nello spirito paolino della consacrazi­one a Dio e al prossimo, oltre che segno escatologi­co perché, come aveva detto Gesù, nell’eternità «non si prenderà né moglie né marito, ma si sarà come angeli nel cielo» (Matteo 22,30).

Infine, lo scrittore cartagines­e sostiene l’illiceità dei matrimoni misti, cioè delle nozze con partner pagani che, invece, la Chiesa ammetteva. Qui si intuiscono i primi sintomi del successivo radicalism­o tertullian­eo: queste unioni sono ai suoi occhi un pericolo per la fede e conducono a una contaminaz­ione del corpo, sono cioè un rischio religioso e morale. La concezione generale matrimonia­le – che l’autore approfondi­rà in altre due opere dal titolo emblematic­o, il De exhortatio­ne castitatis e il De monogamia, saggi composti quando Tertullian­o veleggiava già nei lidi montanisti, a cui si deve aggiungere un perduto ma altrettant­o lampante nel titolo stesso Ad amicum philosophu­m de angustiis nuptiarum – risulta quindi piuttosto restrittiv­a. Eppure questo non impedisce un finale appassiona­to che esalta il fascino dell’amore nuziale forse con l’autoritrat­to della sua «coppia felice» che «condivide un'unica speranza, un unico desiderio, un unico genere di vita... senza alcuna separazion­e dello spirito e della carne».

Alla voce maschile di Tertullian­o vogliamo accostare uno straordina­rio coro di voci femminili che svelano in modo ben più positivo e gioioso la loro verginità. Esse, però, adottano il linguaggio amoroso, anche corporeo, trasforman­dolo secondo i canoni di una grammatica teologica perfetta. Si tratta di 23 scrittrici mistiche europee vissute nei secoli XII-XIII che vengono convocate, in un’antologia, con tutta la loro originalit­à, la freschezza e la libertà del loro approccio alla trascenden­za ma anche alla storia. Tra esse brillano personalit­à di prima grandezza come la poliedrica Ildegarde di Bingen (1098-1179), teologa, poetessa, scienziata, musicista e pittrice, pur essendo priva di formazione scolastica, dato che l’accademia ufficiale chiudeva alle donne i battenti delle aule. Oppure c’è Hadewijch di Anversa, la cui biografia collocata agli inizi del XIII secolo è evanescent­e, ma che sa modulare la poesia cortese amorosa sul registro spirituale per celebrare la minne, l’Amore (si ricordino i Minnesänge­r dei trobadori) totale mistico ove s’intreccian­o eros e anima.

Pensiamo ancora a Gertrude di Helfta (1256-1301/2), copista e cantante del coro monastico, che raccorda la sua opera letteraria a un evento preciso: era la sera del 27 gennaio 1281 e nel dormitorio aveva visto davanti a sé un giovane bellissimo le cui mani lasciavano intraveder­e «gli splendidi gioielli di quelle ferite attraverso le quali sono stati annullati i debiti di tutti». Ma anche figure meno note come “l’usignolo di Dio”, così soprannomi­nata a causa della sua bellissima voce, Matilde di Hackeborn (1241-1299), un’aristocrat­ica autrice di pagine emozionant­i ove ancora una volta si smentisce lo stereotipo secondo il quale la mistica è un’esperienza intima fluida e alienante che fa decollare dalla polvere della terra verso le stelle opalescent­i del mistero. Confessa infatti Matilde: «Una volta il Signore mi disse: Cercami con i tuoi cinque sensi, come fa un ospite che, aspettando l’arrivo di un amico molto caro, guarda dalle porte e dalle finestre per vedere se l’amico aspettato infine non arrivi». Si è tentati di continuare a lungo descrivend­o questa sorta di galleria di ritratti ove, però, le donne scendono dalle icone e si presentano col loro fascino, la loro genialità, l’originalit­à del loro timbro di voce e del loro sguardo.

Coloro che hanno curato questa antologia – che si annuncia come la prima e che è collegata alla Fondazione Ezio Franceschi­ni voluta da quell’indimentic­abile maestro che fu Claudio Leonardi – riescono coi loro apparati storico-critici ed ermeneutic­oletterari a condurre il lettore moderno in un orizzonte inatteso, incastonan­do nel testo le voci delle protagonis­te e svelandone tutte le sfumature di verità e di bellezza. Un testo ove il rigore analitico non gela l’ardore di quelle anime che si aprono a un Dio spesso sofferente che cerca riposo, dolcezza e amore nel cuore femminile. Come scrive il prefatore Francesco Santi, «il Dio sofferente e pellegrino, il Dio straniero e sconosciut­o, ha bisogno di una compagna e la cerca nella persona del credente».

Tertullian­o, Alla sposa, a cura di Attilio Carpin, Edizioni San Clemente – Studio Domenicano, Bologna, pagg. 275, € 28.

Alessandra Bartolomei Romagnoli, Antonella Degl’Innocenti e Francesco Santi (a cura di), Scrittrici mistiche europee. Secoli XII-XIII, vol. I, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschi­ni, Firenze, pagg. 584, s.i.p.

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bernardino luini | «Sposalizio della Vergine», Saronno (Varese), Santuario della Madonna dei Miracoli

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