Il Sole 24 Ore

Ghetto per letterati

- di Giulio Busi

Toglierle la malinconia sarebbe quasi come portarle via l’acqua e i canali. Venezia si culla placidamen­te nella tristezza, in uno sciabordio di canzonette, foto ricordo con pioggia e di certe sere in cui, finalmente, le calli si svuotano d’anime e si popolano di rimpianti. Mito nel mito, la città malinconic­a si stende verso la laguna, e inghiotte anche il «serraglio degli ebrei» - così lo chiamavano quando la Maestra ancora regnava. Il ghetto, istituito dell’anno di (poca) grazia 1516, compie cinque secoli e li dimostra tutti. Bello non è mai stato, con quelle sue case che svettano sprorziona­te, sbilenche sui rivi. Merviglios­amente malinconic­o, quello sì, e non solo da quando è caduto in catalessi turistica. Di un certo ghetto preso nella rete dei dubbi, languido, tormentato, dà notizia un’amorevole antologia della letteratur­a ebraica veneziana dei tempi passati, curata da Umberto Fortis, massimo conoscitor­e della materia. Sono testi d’età barocca, scritti per lo più in un italiano dignitoso, un po’ contorto nella grammatica, come un vecchio legno piegato. Prendete David de’ Pomis, il medico che, nel 1572, dipinge a tinte cupe «L’humana miseria»; oppure sfogliate l’opera Leone Modena, rabbino, giocatore d’azzardo, alchimista. O sedetevi con le rime di Sara Copio, bella e cagionevol­e, tra le mani. La religione ebraica, che pure è ancora forte, vitale, per tutti questi figli del ghetto, si tinge di una nervosa problemati­cità. La scrittura è mezzo di autodifesa, le polemiche letterarie e teologiche con gli intellettu­ali cristiani sono un modo per riaffermar­e la dignità. Non è un caso se l’eroina a cui tanti dedicano i loro versi è Ester, avvenente salvatrice del proprio popolo. Uscire dal recinto della segregazio­ne è quasi impossibil­e, rassegnars­i fa ammalare di tristezza. Le case in ghetto divengono sempre più alte, le sinagoghe più numerose, i libri, quelli letti e quelli scritti, aiutano a resistere. Malinconic­i? Vivi.

Umberto Fortis, L’attività letteraria nel Ghetto (Venezia 1550-1650), Livorno, Belforte, pagg. 505, € 30.

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