I tesori venduti da Colnaghi
il nome Colnaghi suona come una realtà storica e consolidata nel baricentro mondiale per questo settore, Londra.
La sua preistoria inizia nel 1760 quando Giambattista Torre, esperto di pirotecnica, fonda un negozio di strumenti scientifici a Parigi e sette anni dopo apre una a Londra, vicino a Pall Mall. Paul Colnaghi si unisce al business nel 1785 e da allora quel nome rimarrà stampato per sempre sulle insegne delle varie gallerie la cui location segna la scalata di prestigio, da Pall Mall a St. James, poi New Bond street, nell’elegante area di Mayfair, già quartier generale dell’arte insieme a St.James, dove torna al 26 di Bury Street. Qualcosa di più di semplici indirizzi postali; piuttosto salotti strategicamente ubicati vicino alle storiche case d’aste inglesi Christie’s e Sotheby’s.
I passaggi di proprietà hanno mantenuto integro l’archivio con materiale che risale al XVII secolo: carteggi, libri di conti in volumi rilegati in pelle, faldoni di fotografie, manoscritti con appunti o pratiche legali per un insieme di materiale che risale al XVIII secolo, per una storia che ora racconta, anche per immagini il volume Colnaghi. Past, Present and Future. An Anthology (pagg. 288, 2016). Firmano la prefazione Konrad Bernheimer, antiquario di Monaco di Baviera di quarta generazione, proprietario dal 2002, e gli spagnoli Jorge Coll e Nicolás Cortés, apparsi sullo scenario internazionale del mercato solo nel 2005 con la galleria a Madrid, con sede anche a Londra dal 2012, partner di Bernheimer in Colanghi dalla fine del 2015.
Dalle carte d’archivio, e ora in questo libro affascinante, riemergono le figure di tanti protagonisti del mercato artistico: agenti, curatori di musei, studiosi, restauratori, ma anche spedizionieri, assicuratori, banchieri. E poi, soprattutto, sfilano i capolavori che Colnaghi soprattutto dagli anni Settanta in poi ha comprato e rivenduto, in molti casi assicurando a opere nascoste nelle dimore di mezza Europa una destinazione museale. Il foglio con il Cavaliere di Leonardo al Fitzwilliam Museum
| Il «San Giorgio» di Raffaello, oggi a Washington, venduto da Colnaghi di Cambridge; l’Annunciazione di Van Eyck alla National Gallery di Washington; Il Ritratto di Francesco d’Este al Metropolitan; e così via, fino ai capolavori del Rinascimento veneziano, da Bellini a Tiziano, ai maestri nordici del Barocco, da Rubens a Baburen, in molti musei d’America, non solo nelle capitali storiche ma anche in città un tempo ben più periferiche come Dallas, Kansas City, Raleigh, Fort Worth. Così che se si dovesse disegnare una mappa delle destinazioni da Londra al Nord America o all’Europa continentale, si vedrebbero le rotte delle vendite di Colnaghi invidiate da qualunque mercante. E la lista è destinata a non finire, visti i successi al Tefaf di Maastricht: nel solo giorno della preview Colnaghi ha totalizzato vendite per oltre 10 milioni di euro, assicurando un raro Roeland Savery del 1615 al Mauritshuis dell’Aja per 6.5 milioni.