Raccontare Ronconi per tavole C
hi ama il teatro d’opera e ne intuisce l’energia nascosta, non sempre ricerca l’origine di quella luce luciferina e di quel fuoco d’Occidente. Conosciamo appassionati ascoltatori di musica forte che individuano, da esperti, gli stili di diversi direttori, o gli eventuali tagli apportati da essi; per non dire dei cantanti, le cui diversità di prassi esecutiva sono un inesausto incentivo allo sviluppo di una vociologia amatoriale. Ma gli stessi amateurs vacillano nel buio quando si tratta di scendere ai piani sottostanti: alla fonte letteraria o storica del libretto, ai tópoi e agli archetipi sprofondati nel passato. C’è poi l’ascesa esplorativa: dall’opera in sé (già…ma esiste l’opera “in sé” ?) verso le sue realizzazioni come spectaculum e verso le sue entelechie imperfette, e proprio per questo, viventi.
È vertiginoso pensare che il lavoro del regista d’opera, dello scenografo, del costumista, dell’illuminotecnico, sia integrante e insieme consumabile, a rischio di scomparire dalla memoria, e perché ciò non avvenga è necessario far propria la celebre anamnesi storiografica di Jakob Burckhardt (die drei Potenzen) e combattere per un lavoro culturale strenuo e ininterrotto, oggi continuamente ostacolato dall’infame volontà di Stato e Religione (e “religioni”) d’imbavagliare, umiliare e cancellare ogni forma di Cultura occidentale. Con questa coscienza e con questo animo accogliamo gli studi storici sulla regia
| Luca Ronconi (1933 - 2015) d’opera, la scenografia, la costumistica, la bozzettistica, l’illuminotecnica, che legate in un nodo sono ad un tempo teoria estetica e prassi esecutiva, tecnica e arte. Gli Amici della Scala, amici di chiunque cooperi alla cultura, sono una guida essenziale, assolutamente primaria nel mondo della musica e del teatro, alla conoscenza dei Maestri che a quel mondo hanno offerto il loro ingegno. Lo sa bene chi colleziona le squisite monografie in 8° che nell’insieme testimoniano l’energia di ricerca e l’instancabile impegno di Vittoria Crespi Morbio, autrice che deve l’alta qualità dello sguardo, dell’illimitato sapere e dell’eleganza di stile a un suo merito: conosce e domina entrambi i percorsi, la discesa alla fonti e alle forme originarie, e l’ascesa ai piani alti della realizzazione. Periodicamente, la serie delle monografie “tascabili” s’incrocia con i grandi volumi della “Collana Sette Dicembre”. L’anno scorso segnalammo il volume su Lila De Nobili. Quest’anno tocca a un’altra fondamentale eredità artistica, in cui la memoria di una perdita recente si accompagna a un rimpianto vivo e, per Milano, particolarmente doloroso: Luca Ronconi (Susa, mercoledì 8 marzo 1933 – Milano, sabato 21 febbraio 2015, del quale spicca, sulla sopracoperta del volume, un trasfigurato ritratto fotografico, opera di Francesco Maria Colombo.
Le 199 tavole d’immagini danno evidenza ai tre i saggi: di Cesare Mazzonis (Considerazioni sui ricordi: le “cose speciali” negli spettacoli di Ronconi…«talvolta ne faceva le spese il tempo, il suo scivolìo in avanti si frantumava nei rivoli di narrazioni parallele»), Angelo Foletto (Luca Ronconi, il salotto scaligero: agonia ed estasi del teatro con musica: approdando alla Scala nel 1974, Ronconi e Pier Luigi Pizzi - belle foto insieme nel volume! - «per prima cosa misero a soqquadro il salotto di casa, lo spazio delle certezze borghesi») e Vittoria Crespi Morbio (Uno splendido inganno: in Ronconi la scenografia viene intesa non come dato, ma come ricerca»).
AA.VV., Luca Ronconi. Gli anni della Scala, a cura di Vittoria Crespi Morbio, Amici della Scala, Milano Grafiche Step Editrice, Parma, pagg. 220, € 35