Scritto sulla pellicola
In Francia alcuni romanzi legati a personaggi del cinema. Ma non c’è sogno, solo noir
l y avait, surtout, le cinéma». C’era, soprattutto, il cinema. La frase di Georges Perec in Le cose (1965) si riferisce al posto che il cinema ha nella storia d’amore di protagonisti e nella loro vita quotidiana, ma vale come motto per una, forse più, generazioni. Per la Francia, il valore del cinema tra i consumi culturali è forse più profondo che altrove. L’importanza della cinefilia tra anni ’50 e ’70 è difficilmente sopravvalutabile, e ha lasciato tracce anche in molti scrittori. Nella generazione di Patrick Modiano e di Annie Ernaux, ovviamente, e in maniera ancora più evidente nell’opera di uno scrittore un po’ più giovane come Didier Blonde, autore di racconti misti di storia e d’invenzione su misteriose figure del cinema muto (Les fantômes du muet e Un amour sans paroles) e, qualche mese fa, di Leïlah Mahi 1932. Nel quale c’è in effetti qualche eco di Modiano in questa ricerca tra le pieghe della Parigi passata, ma molto più nero. Lo scrittore si rappresenta folgorato da una foto senza data di nascita, su un’urna cineraria al Père-Lachaise, e scopre una figura misteriosa, circondata da un bizzarro culto sotterraneo, e che lui stesso non riesce a classificare. Una scrittrice. Ma anche un’attrice, che ha recitato col nome di Daïnah Zirka in un solo film, di cui restano solo frammenti.
Il cinema sembra convergere, in molti autori, con alcune tendenze della letteratura contemporanea, prima fra tutte la tensione verso l’autofiction e verso scritture contaminate col saggio e l’inchiesta. (Al riguardo, va ricordato che uno dei padri della non-fiction contemporanea francese, Emmanuel Carrère, ha una formazione Dal 13 al 17 aprile a Pordenone si svolgerà il festival di Cinemazero «Voci d’inchiesta» dedicato al documentario d’inchiesta e al cinema reale. L’apertura ricorderà i 40 anni del terremoto del Friuli. Tra le anteprime nazionali «Requiem for the American dream» in cui Noam Chomsky ripercorre il decalogo che ha portato l’Occidente a una disuguaglianza senza precedenti (www.voci-inchiesta.it). di critico e giornalista cinematografico e ha scritto tra l’altro alcuni ritratti e riflessioni bellissime.) Le inquietudini che riaffiorano dalle immagini e lambiscono lo scrittore-narratore-protagonista hanno tante forme. È appena uscito Toutes les femmes sont des aliens di Olivia Rosenthal: tre monologhi convulsi su tre film: Alien, Il Far East Film Festival (dal 22 al 30 aprile a Udine) arriva alla sua 18ª edizione con oltre 70 titoli in programma e alcuni ospiti leggendari: Sammo Hung, che il 30 aprile ritirerà il Gelso d’Oro alla carriera. Tra le novità, la retrospettiva sulla fantascienza giapponese e quattro film di Bruce Lee restaurati in 4k. Gli uccelli, Bambi. Ogni film un trauma, fin troppo esibito («ero stata stuprata da Walt Disney») che evoca la maternità, l’amore, la famiglia, la morte. Il ri-racconto dei film, dalle immagini alle parole, è inseparabile dall’interpretazione, e quest’ultima dalla descrizione dell’esperienza soggettiva. Esterno e interno, testo e spettatore, sono intrecciati nella memoria. Tutto sotto il segno, diremmo, della paura, in un’atmosfera gotica frequentissima negli scrittori di oggi quando evocano il cinema: un luogo da cui emergono più non i desideri, come al tempo di Cinema paradiso, ma qualcosa di perturbante.
Questa dimensione spettrale è evidente anche in un libro strano e affascinante, Le Brady. Cinéma des damnés, memorie romanzate di un impiegato e proiezionista in una infima sala parigina, il Brady. Un cinema miserabile, frequentato da poche decine di spettatori: senzatetto in certa di riposo diurno, omosessuali in cerca di approccio, immigrati, prostitute qualche occasionale cinéphile. Un mondo di sopravvissuti: le vicende si svolgono negli anni 20000, quando questo mondo era scomparso quasi ovunque. Proprietario del cinema è Jean-Pierre Mocky, vecchio regista anarchico e clownesco. In una delle due sale passano i suoi film; sull’altro, detriti del cinema di serie B o C o Z di mezzo mondo, degli anni ’60, ’70 o ’80. A volte, spesso, italiani. Nel libro, la sala cinematografica sembra essere un’astronave fuori del tempo, o un castello infestato da ridicoli zombi. Il nome dell’autore, in effetti, è già sospetto: Jacques Thorens, in francese, suona quasi uguale a Jack Torrance, lo scrittore custode dell’Overlook Hotel.
Didier Blonde, Leïlah Mahi 1932 Gallimard, Parigi, pagg. 123, € 15; Olivia Rosenthal, Toutes les femmes sont des aliens, Gallimard, Parigi, pagg. 150, 11 euro; Jacques Thorens, Le Brady. Cinéma des damnés (Gallimard, Parigi, pagg. 364, € 21); Emmanuel Carrère tra letteratura e cinema, a cura di Carlo Chatrian e Daniela Persico, Bietti, Milano, pagg.170, € 14