Nel ventre magico di Napoli
| Una foto di Sergio Siano che illustra il libro di Vittorio Del Tufo bella e accogliente da «far cessare gli affanni». Illustrata dalle fotografie di Sergio Siano, quest’odissea nelle segreta e nei segreti partenopei va dal Ponte degli Impiccati alla Gaiola maledetta, ora area marina protetta grazie al parco sommerso e spettrale. Poi ci sono Palazzo Donn’Anna (abitato anche da Raffaele La Capria) e le grotte scandalose di Chiatamone; i luoghi blasfemi in cui si praticano i culti esoterici egiziani o quello indo-iranico di Mitra; l’Acropoli e Megaride, l’allora scoglio (oggi collegato alla terraferma) su cui la sirena Partenope, ripudiata da Ulisse, andò a morire.
Napoli ha «una mirabile attitudine al commercio con il soprannaturale»: qui infatti «anche le favole danno i nomi ai luoghi». Il «cuore magico della città» pulsa a Piazza San Domenico Maggiore o tra i vicoli leggendari di Spaccanapoli, dove giace una statua del Nilo: un vecchio barbuto che schiaccia un coccodrillo ed è circondato da putti e da una sfinge, trafugata oltre 50 anni fa e ritrovata in Austria nel 2013. «Anche la testa del dio-fiume, a un certo punto, sparì nel nulla», per poi ricomparire inaspettatamente molti secoli dopo: pure questa, a Napoli, è magia.
«Nel ventre della città Iside vide il suo culto intrecciarsi con i riti dedicati a Lilith, il demone femminile mesopotamico associato alla tempesta e ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte». La ridanciana Napoli non può non avere i suoi quarti di luna nera, come spiega nella prefazione Marino Niola: «In questi luoghi la stratificazione della memoria è densa come una geologia dell’immaginario. Ed è proprio in queste regioni misteriose che ci accompagna il libro di Del Tufo che, con la sensibilità sapiente del rabdomante e l’acribia del ghostbuster, si cala nelle profondità di Partenope».
Lungo la strada, ai crocicchi o in riva al mare si incontrano i personaggi più bizzarri: cardinali avvelenati dai fichi; esorcisti subissati di richieste; diavolesse tentatrici «comm’ ’o riàvole ’e Mergellina»; streghe chiuse in gabbia e appese sotto l’arco di Port’Alba; meduse e Cola Pesce, l’uomo con le branchie; donne murate vive a Palazzo Spinelli; massoni viperini e intellettuali accidiosi. A Napoli fa una teatrale comparsata persino il sommo Petrarca, ritratto mentre fugge, tremebondo, dal terremoto del 1343.
Tra le figure poco note ai forestieri, ma di grande prestigio locale, c’è Raimondo di Sangro, principe stregone, che commissionò la statua del Cristo Velato e fu «tra i massimi scienziati napoletani del ’700, chimico stravagante e gran maestro della Massoneria». Sciagurata fu invece Maria d’Avalos, moglie fedifraga di Carlo Gesualdo (amico del Tasso, che gli dedicò luttuosi versi): fu massacrata insieme con l’amante ed esposta nuda al balcone, mentre i cani di sotto leccavano il sangue gocciolante. Nemmeno il suo cadavere ebbe pace: una volta portato in chiesa fu violentato da un frate domenicano. Che «storie incredibili, storie verissime, storie napoletane».
Vittorio Del Tufo, Trentaremi, Napoli, pagg. 224, € 16