Migranti, nuove tensioni Ue-Turchia Il Papa: «Siete un dono, non un peso»
Bruxelles non intende fare sconti ad Ankara sulla liberalizzazione dei visti di ingresso in Europa
Nuove tensioni sui migranti tra la Ue la Turchia: Bruxelles non intende fare sconti ad Ankara sulla liberalizzazione dei visti di ingresso in Europa. In un videomessaggio Papa Francesco è ritornato sui migranti: «Perdonateci - ha detto - trattati come un peso ma siete un dono».
È sempre più evidente il confronto tra Realpolitik e morale nel difficile rapporto fra i Ventotto e la Turchia. In attesa di un rapporto comunitario che verrà pubblicato oggi sullo stato della collaborazione tra le due parti nel gestire l’emergenza rifugiati, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha avvertito ieri che sulla questione della liberalizzazione dei visti, attesa per giugno, l’esecutivo comunitario non intende fare alcuno sconto.
L’intesa firmata in marzo tra Bruxelles e Ankara prevede una attiva collaborazione nella gestione dei flussi migratori. Tra le altre cose, i migranti irregolari arrivati sulle isole greche dal 20 marzo in poi saranno trasferiti in Turchia. Per ogni siriano riportato sul territorio turco, un siriano già in Turchia verrà reinsediato in uno dei Paesi dell’Unione. L’accordo prevede in cambio contributi finanziari e la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che vogliono viaggiare in Europa.
In un discorso dinanzi al Consiglio d’Europa, Juncker ha avvertito: «La liberalizzazione dei visti dipende da una serie di criteri. I criteri non verranno annacquati a favore della Turchia». I parametri per ottenere il viaggio senza visti in Europa sono 72. Secondo Bruxelles, la Turchia ne rispetta 19. Secondo Ankara, invece, il Paese deve ancora rispettarne appena 17. Oltre al rispetto dei parametri, i Ventotto vogliono da parte del governo turco il pieno rispetto dei diritti umani.
Tra le altre cose, la Commissione europea chiede che la Turchia tratti tutti i rifugiati allo stesso modo. Attualmente, Ankara concede procedure d’asilo solo ai cittadini siriani. In un incontro ieri a Strasburgo, Juncker ha fatto pressione sul primo ministro turco Ahmet Davutoglu su questo fronte. Il timore della Turchia è che eventuali cambiamenti legislativi contribuiscano all’arrivo di nuovi migranti nel Paese. Già oggi, la Turchia conta 2,5 milioni di rifugiati.
Anch’egli ieri a Strasburgo, Davutoglu non ha dato l’impressione che su questo fronte Ankara sia pronta a cambiare linea: «La Turchia ha rispettato tutti i suoi impegni, in linea con l’accordo. Tutte le misure decise, secondo l’accordo tra l’Unione e la Turchia, sono state messe in pratica (…) Non vi sono situazioni pendenti. In realtà, è la Turchia a poter parlare di questioni pendenti». Lunedì, lo stesso premier ha avvertito che Ankara non applicherà l’intesa in assenza di una liberalizzazione dei visti in giugno.
Il confronto tra la Turchia e l’Unione è aspro. La cancelliera Angela Merkel ha deciso di consentire al presidente Recep Tayyip Erdogan di fare ricorso dinanzi a un tribunale tedesco contro un artista satirico, reo di averlo insultato in pubblico. Nonostante le pressioni perché difendesse la libertà d’espressione, la signora Merkel ha scelto la strada della Realpolitik pur di non mettere a repentaglio il delicato rapporto con Ankara, ritenuto indispensabile per gestire l’emergenza rifugiati.
Da Ankara, sempre ieri, Erdogan ha affermato, provocatoriamente, che «l’Unione Europea ha più bisogno della Turchia» di quanto la Turchia abbia bisogno dell’Unione. Il presidente turco ha anche bocciato un rapporto in cui il Parlamento europeo denuncia «la regressione» dei diritti in Turchia. Nonostante lo scambio di battute e i toni accesi, la Commissione europea ha appena sborsato altri 110 milioni di euro a favore della Turchia, provenienti da un piano di aiuti finanziari da 3,0 miliardi di euro.