Non si scherza con il fuoco
Non scherzare con il fuoco. Ovvero: quale è il rischio che focolai diversi di miopia, accesi nei diversi perimetri dei mercati finanziari, della politi- ca monetaria, nonché della vi- gilanza, possono accendere un incendio, in termini di instabi- lità macroeconomica?
Oggiè molto alto; occorre al-lora monitorare i vari foco-lai, permetterne in luce la pericolosità, nonché la conve- nienza di alcuni attori, anche nella politica economica, ad essere mi- opi; talvolta i peggiori ciechi sono quelli che non vogliono vedere, e sono incuranti delle tossine da cortocircuito delle miopie.
Il quadro congiunturale che ab- biamo ereditato dal 2015 e che sta proseguendo nel 2016 ha caratteri di straordinarietà che devono es- sere messi in evidenza, per evitare che siano sottovalutati.
In primo luogo è straordinario, anche in quanto inatteso, il livello di incertezza che si registra sulla probabilità chela crescita econo-mica in Europa, quindi anche in Ita-lia, sia robusta e duratura. La ragio-ne è legata al sommarsi di una serie di fattori di rischio geopolitico, che stanno aumentando di rilevanza con il trascorrere delle settimane; si va dal rallentare delle economie emergenti, a partire dalla Cina, al rafforzarsi dell’emergenza mi-granti, passando dall’ avvicinarsi di scadenze delicate, previste – come il referendum Brexit – o possibili – come il peggiorare della situazione greca, con il suo alto debito unito al-la perdurante debolezza del qua-dro politico ed istituzionale.
Purtroppo la straordinarietà del livello di incertezza dipende anche da fattori che nulla hanno a che fare con l’evolversi dei fattori di rischio geopolitico, ma piuttosto conl ami-opia di attori dell apolitica economi-ca, in diversi comparti della stessa.
Partendo dalla politica moneta-ria, la strategia ultra espansiva metta in atto dalla Banca centrale europea (B CE) di Mario Draghi è al centro di un crescendo di accuse, la cui viru- lenza appaiono inversamente pro- porzionale alla loro consistenza. La B CE ha un obiettivo istituzionale da perseguire, che ne giustifica l’ indipendenza, identificato nella stabili-tà monetaria, e puntualizzato in una crescita dei prezzi che non sia lonta-na dal due percento. Il primo ti podi critica osserva che l’ inflazione è lon-tana dal obiettivo europeo da… me-si, quindi l’ azione della B CE non può essere ritenuta credibile. E’ una os-servazione debole: il tassodi infla-zione è il risultato di una molteplici-tà di fattori, sucu il apolitica moneta-ria può incide resolo indirettamen-te, e con una efficacia che appare inversamente correlata al livello anomalo dei prezzi che si vuole con-trastare; in periodico me l’ attuale, con inflazione anemica, la politica monetaria appare sempre meno ef-ficace, se attuata con strumenti con-venzionali. Occorre allora un apoli-tica monetaria straordinaria, con quella messa in atto a partire in parti-colare dal 2014. Qui subentra una se-cond acritica–di cui il ministro t ed e-scoSchaub le è solo il più recente co-rifeo- legata proprio agli effetti con-troproducenti chetale politica può provocare sulla dinamica dei rendimenti reali–quindi sugli incentivi ad investire e da risparmiare–ovvero sulla stabilità dei mercati bancari e finanziari. Ma anche questa critica è miope: da un lato, la dinamica di fondo dei rendimenti reali non dipende dalla politica monetaria, ma dalle caratteristiche strutturali dell’ offerta e della domandare a ledi beni e servizi. Da un altro lato, i possibili squilibri finanziari vanno affrontati con un apolitica diversa dalla politica monetaria, vale ad dire dalla politica macro prudenziale.
La politica macro prudenziale è un secondo oggetto di miopia regolamentare ed istituzionale. L apolitica macro prudenziale dovrebbe monitorare la dinamica delle grandezze bancarie e finanziarie, ed agirein funzione an ti ciclica: nelle fasi a crescita debole, come l’attuale, la politica macro prudenziale dovrebbe alleggerire il carico regolamentare, per renderlo più severo nelle fasi di ripresa economica consolidata. Ad esempio: è corretto pensare ad un disegno delle regole sul rischio bancario che smetta di considerare a rischio zero i titoli sovrani. Ma è altrettanto assurdo pensare a riforme in tale senso in una fase congiunturale come l’ attuale. Definite delle regole sul piano strutturale, occorre applicarle in modo che abbiano effetto di attenuazione delle fasi cicliche, e non di accentuazione. Ma la politica macro prudenziali è scomparsa dai radar della politica economica, europea e nazionali.
In compenso, ha tracimato la politica di vigilanza. La politica di vigilanza, dovrebbe essere una ancella della politica macro prudenziale. Dato il disegno macro prudenziale, la vigilanza ne dovrebbe correggere i toni, in specifiche situazioni aziendali. Ma l’Unione europea, orfana della politica macro prudenziale, ha finito per subire l’ azione del presidente Nouy, responsabile della VigilanzaUnica Europea. La vigilanza, che deve essere selettiva, ha assunto invece un carattere sistemico; di riflesso, invece di migliorare il tono anticiclico delle politiche prudenziali, ha assunto un connotato pro ciclico. L’ incertezza delle regole che l’ azione di vigilanza sta provocando accentuala straordinarietà del momento;miopi asi somma a miopia.
C’è allora da meravigliarsi che i mercati finanzia rivivano oramai su un otto volante, guidati da operatori il cui orizzonte temporale non si misura più anni, mesi, o giorni, ma forse in secondi? In Italia, è forte l’ attenzione sulle scelte che il governo sta promuovendo per cercare di creare i cosiddetti giochi a somma positiva, attraverso iniziative come quelle del fondo Atlante. Al di là delle concrete scelte aziendali che verranno messe in atto, tali iniziative presuppongo però attori che non siano miopi, a parti redai responsabili delle politiche economiche, a partire da chi formula critiche insensate alla politica monetaria e per finire a chi disegna politiche di vigilanza controproducenti. Per ripristinare la crescita e tutelare la stabilità oc correlavi sta lunga; speriamo che Linceo,che con il suo acutissimo sguardo guidava gli Argonauti, ispiri chi oggi, per calco lipolitici, burocratici, o semplicemente per incapacità, lungimirante non lo è affatto.