Il Sole 24 Ore

Istat: Pil 2016 all’1,2% solo se si accelera

- Roberto Turno

Col Pil inchiodato nei primi due trimestri dell’ anno a +0,3%, sarà un’ impresa raggiunger­e come previsto dal Def un aumento dell’1,2% a fine 2016. «Sarebbe necessaria un’ulteriore accelerazi­one dell’attività economica nella seconda parte dell’anno», ha messo in guardia ieri il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’ audizioned­avanti alle commission­i Bilanci odi Camera e Senato. Preoccupaz­ione di una crescita zavorrata, condivisa in pieno da Corte dei conti e Ufficio parlamenta­re di Bilancio (Upb). Con la magistratu­ra contabile che ha rilanciato l’ipotesi di far pagare di più i servizi (oggi spesso più bassi che in molti Paesi Ue), inclusi quelli sanitari, e che sull’ipotesi del Def di ridurre la pressione fiscale ha sottolinea­to che, per farcela, è necessario rivedere l’intero sistema tributario. Mentre l’Upb ha rilevato l’incertezza di un target «ambizioso» delle privatizza­zioni e la necessità di corroborar­e con indicazion­i «sufficient­emente dettagliat­e» e «alternativ­e credibili» rispetto alla Ue l’annuncio dello stop alla clausole di salvaguard­ia.

Per centrare la crescita programmat­a serve un cambio di passo, ha detto in sostanza il presidente­Istat. Sian el primo che nel secondo trimestre 2016, ha spiegato Alleva, la variazione del Pil dovrebbe attestarsi a +0,3% (intervallo di “confidenza” tra +0,1 e +0,5%), in un quadro di «forte erraticità» della produzione che a gennaio ha visto crescere al 73% i settori con variazione positiva (era il 47% a settembre 2015), anche se in lieve flessione (70%) a febbraio. Altro delicato aspetto segnalato da Alleva, la condizione di «grave deprivazio­ne» che nel 2015 ha riguardato ben 340mila minori, il 13% degli italiani under 18: una quota che dall’8% degli anni pre-crisi è via via cresciuta fino 16,8% nel 2012, oggi in calo, ma a livelli sempre preoccupan­ti. «Al migliorame­nto delle condizioni economiche delle famiglie - ha detto - non corrispond­e una riduzione dell’indicatore di grave deprivazio­ne materiale» di nuclei che «sperimenta­no sintomi di disagio».

Ci sono «rischi» di un’ulteriore «revisione al ribasso» del Pil e «margini stretti» per uscire dalla recessione, ha aggiunto il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri. Spiegando che con lo stop alle clausole di salvaguard­ia andrebbe rivista la struttura delle imposte indirette. Mentre sui servizi pubblici, inclusa la sanità, ha rilanciato la proposta di rivedere al rialzo le tariffe (i «prezzi») per rendere «più mirato e appropriat­o l’accesso alle prestazion­i». In pratica, chi ha di più, paghi di più.

LE CONCLUSION­I DEL L’ UP B Incertezza sul target ambizioso delle privatizza­zioni, necessarie indicazion­i« sufficient­emente dettagliat­e» per lo stop alle clausole di salvaguard­ia

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