Sbarchi, convocati i prefetti dei capoluoghi
Tutti i prefetti dei capoluoghi di regione sono stati convocati oggi al Viminale dal ministro Angelino Alfano. Una riunione non proprio usuale: testimonia il livello di attenzione straordinaria deciso dal Vi minale sugli sbarchi incorso.L’ andamento è +25% rispetto all’ anno scorso anche se Alfano e il premier, Matteo Renzi, sdrammatizzano e smentiscono scenari eccezionali in atto. Resta il fatto, però, che le tendenze in atto non possono essere sottovalutate. Il sistema di accoglienza oggi ospita oltre 111 mila stranieri ed è, in sostanza, al completo. I nuovi arrivi, dunque, vanno alloggiati in altre strutture. Con una circolare del 12 aprile il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Libertà civili, ha già avvertito i colleghi sul territorio: ci vorranno al più presto circa 9mila posti. Nessuna azione, insomma, può essere lasciata intentata. Il rischio di affrontare troppo tardi un flusso ingente di migranti va scongiurato. Per questo il Viminale ha chiesto di verificare in ogni centro quanti sono i migranti ospiti senza averne più diritto. Come colo roche hanno avuto respinta in via definitiva la domanda di protezione internazionale.
La riunione di oggi con Alfano serve dunque per mettere a punto le criticità dei singoli territori. Anche perché ormai, superate una serie di polemiche, i migranti sono stati distribuiti in tutta Italia con due principi: piena proporzionalitàtrale regioni, distribuzione capillare tra più centri abitati evitando a tutti i costi concentrazioni massicce. L’incontro ha anche un valore politico, in senso lato. Nessuno pretende di considerare privo di problematiche l’ arrivo di altri stranieri nei territori, ma occorre limitare il più possibile la solita congerie di polemiche spesso pretestuosee strumentali. L’ avvicinarsi delle elezioni amministrative ha esacerbato le tensioni politiche, a livello locale più facili e frequenti. L’ attenzione del Vi minale riguarda anche i controlli, le identificazioni e le garanzie di sicurezza. Specie perché dopo gli sbarchi non sempre i migranti finiscono ai controlli degli hot spot (Taranto, Lampedusa, Trapani e Pozzallo) per svolgere le verifiche richieste dall’Ue.