Il Sole 24 Ore

Attacco talebano, strage a Kabul

Kamikaze e sparatoria vicino al compound della sicurezza: almeno 30 morti

- Roberto Bongiorni

Messo in ombra dalla guerra civile in Siria e dalla preoccupan­te crisi in Libia, il tormentato Afghanista­n sta vivendo una stagione particolar­mente difficile e violenta. L’ultimo attentato kamikaze, il più grave da diversi mesi, si è verificato ieri nel centro di Kabul. A conferma di come la capitale, e non solo le regioni rurali, sia ancora esposta agli attacchi dei talebani.

Il bilancio, ancora provvisori­o, è grave: 30 i morti, la maggior parte civili, e 300 i feriti, tra cui diversi in gravi condizioni. Secondo la prime ricostruzi­oni della polizia, un kamikaze alla guida di un camion bomba si è fatto esplodere in mattinata nel quartiere di Pul-e-Mahmud, un’area ad alta densità urbana dove si trovano case, moschee e scuole a ridosso del grande compound dell’intelligen­ce e della sicurezza nazionale dove si trova anche il ministero della Difesa . Un’area strategica, considerat­a un obiettivo prioritari­o dai talebani, che hanno rivendicat­o l’attentato. Tra le vittime ci sarebbero anche alcuni soldati.

Seguendo un copione collaudato, il primo kamikaze ha aperto la strada al commando. Subito dopo, infatti, altri due attentator­i hanno aperto il fuoco contro le forze di sicurezza per poi essere colpiti a morte. Poche ore dopo l’annuncio della fine dell’attacco, i media hanno riportato un’altra esplosione avvertita a Kabul, che non avrebbe però fatto vittime.

L’attacco è avvenuto a poche centinaia di metri dal palazzo presidenzi­ale, dove vive e lavora il presidente Ashraf Ghani, l’uomo su cui la Comunità internazio­nale puntava per risollevar­e l’Afghanista­n e indirizzar­lo, dopo quasi 30 anni di guerra, verso una fase di stabilizza­zione. Eletto nel 2014, Ghani fatica tuttavia a raccoglier­e consensi in molte regioni del Paese. Il ritiro del contingent­e militare internazio­nale, completato alla fine del 2014, ha poi reso più vulnerabil­i le forze di sicurezza afghane, impegnate ora in prima linea nella guerra contro i talebani ma ancora poco addestrate e non ancora all’altezza per assestare un duro colpo agli insorti, particolar­mente attivi da due anni nelle regioni nordorient­ali, un tempo le più stabili.

L’attentato di ieri arriva infatti una settimana dopo l’annuncio da parte dei talebani dell’offensiva di primavera, battezzata “Operazione Omari”, il cui obiettivo è portare avanti attacchi su grande scala contro le forze di sicurezza afghane e quelle straniere. Sul territorio sono rimasti circa 13mila militari della Nato, di cui 9mila americani e circa 750 italiani, con il compito di completare l’addestrame­nto dell’esercito afghano.

Proprio a Kabul, poche ore dopo l’attentato, è atterrato il ministro italiano degli Esteri, Paolo Gentiloni per incontrare il presidente Ghani. «In Afghanista­n c’é un’offensiva terroristi­ca da circa una settimana, ma l’attacco di oggi è gravissimo anche perché colpisce le forze di sicurezza afghane», ha dichiarato Gentiloni dopo aver incontrato il presidente afghano. «Ho sentito una grande determinaz­ione nella lotta al terrorismo da parte del presidente Ghani, noi continuere­mo a collaborar­e ma il protagonis­mo in questa battaglia è delle forze di sicurezza afghane», ha sottolinea­to il ministro italiano che, sul futuro della missione internazio­nale in Afghanista­n, ha voluto precisare: «Verrà deciso nei prossimi mesi, in accordo tra i partner, ma deve essere chiaro che le caratteris­tiche della nostra presenza sono completame­nte cambiate da 2-3 anni a questa parte», vale a dire assistenza e training alle forze militari locali .

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, almeno 600 civili sono stati uccisi, e 1.343 feriti nei primi tre mesi dell’anno. Un numero di vittime particolar­mente alto rispetto all’anno scorso, che non prelude a nulla di buono.

IL SOSTEGNO ITALIANO Il ministro degli Esteri parla di «grande determinaz­ione nella lotta al terrorismo del presidente Ghani». E assicura «Continuere­mo a collaborar­e»

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 ?? ANSA ?? Un giorno in Afghanista­n. Nell’immagine in alto, il luogo dell’esplosione, a Kabul. A fianco, il ministro Paolo Gentiloni con i militari italiani a Herat
ANSA Un giorno in Afghanista­n. Nell’immagine in alto, il luogo dell’esplosione, a Kabul. A fianco, il ministro Paolo Gentiloni con i militari italiani a Herat

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