Il Sole 24 Ore

Il difficile viaggio di Obama in una Riad due volte tradita

- Mario Platero

Farà tappa anche a Londra, per sostenere la campagna controBr ex it,einGer ma-nia per sostenere l alinea di Ange-la Merkeln ella gestione della crisi dei rifugiati. Ma è soprattutt­o un viaggio difficile quello che porterà oggi Barack Obama in Arabia Saudita, non solo perché a Ria dci si sente traditi dalla poten-za americana a vantaggio dell'Iran, ma perché il Congresso americano sta accerchian­do i sauditi con una proposta di legge bipartitic­a (una delle poche in questa legislatur­a) che autoriz- zerà le famiglie delle vittime dell'attacco dell'11 settembre a chiedere risarcimen­ti al governo di Riad. Secondo avvocati, esper- ti e ovviamente i famigliari di chi ha perso la vita nell'orrendo at- tacco, il governo saudita sarebbe almeno in parte correspons­abile dell'attacco: 15 dei 19 terroristi suicidi dell'11 settembre erano sauditi, Osama Bin Laden era saudita e alcune inchieste hanno ricostruit­o trasferime­nti da parte di fondazioni saudite a gruppi “fi- lantropici” vicini ad al-Qaeda.

Nel rapporto del 2002 della Commission­e del Congresso sull'11 Settembre ci sono 28 pagi- ne sul ruolo dell'Arabia rimaste top secret, la cosa ha naturalmen­te generato sospetti di ogni genere al punto chef in dal 2003 il governo saudita aveva chiestola pubblicazi­one delle 28 pagine. Ma finora non si è ancora saputo nulla, soltanto una dichiarazi­one in cui si dice che il rapporto «non ha identifica­to un ruolo del governo saudita odi suoi alti funzionari in relazione all'attacco».

La proposta di legge, sponso- rizzata fra gli altri dal potente se- natore democratic­o di New York Chuck Schumer e dal sena- tore texano John Cornyn auto- rizzerà le famiglie delle vittime ad avviare procedure in tribuna- le per confiscare beni sauditi in America. I sauditi hanno subito risposto che se davvero la legge sarà approvata si troveranno co- stretti a liquidare i 750 miliardi di dollari in investimen­ti che de- tengono negli Stati Uniti per proteggere il loro capitale da possibili congelamen­ti da parte di un tribunale statuniten­se. Obama ha già fatto sapere di non essere d'accordo con il progetto di legge e porterà nel suo viaggio un ramoscello d'ulivo promet- tendo a Re Salman che se la legge dovesse passare utilizzerà il suo diritto di veto per bloccarla.

Ma i problemi di Obama con Riad sono ben più seri. L' Arabia si è sentita tradita due volte dagli Stati Uniti. La prima quando, alla fine del vertice di San Pietrobur- go, Obama non diede seguito alle minacce di bombardare Dama- sco e deporre Assad dopo gli at- tacchi chimici del suo regime contro la popolazion­e civile. La seconda quando la Casa Bianca fece partire quell'estate in modo molto più concreto il negoziato con l'Iran per contenere il poten- ziale nucleare del Paese sciita in cambio di un processo di normalizza­zione dei rapporti politici ed economici. Riad interpretò entrambe le decisioni come un voltafacci­a americano.

In effetti fino ad allora Obama aveva tenuto la linea dura contro la Siria, voleva deporre Ass ad per tagliare il cordone ombelicale fra Teheran e Damasco e chiudere allo stesso tempo il corridoio che portava forniture militari iranianeaH ezboll ah perde stabilizza­re il Libano. E con Teheran gli spiragli sembravano impossibil­i. La reazione di Riad fu decisa, prima sul piano delle dichiarazi­oni poi su quello delle azioni: a sorpresa, il Regno saudita rinunciò a gennaio del 2014 al seggio a rotazione che gli spettava in Consiglio di Sicurezza Onu; aumentò i finanziame­nti ai ribelli siriani, e molti fondi andarono a sostenere indiretta ment el' Isis che aveva ancora dimensioni contenute; tagliò il finanziame­nto di 4 miliardi di dollari all' anno ai gruppi moderati libanesi affermando che« la causa è persa»; lanciò attacchi militari nello Yemen con una coalizione di nove Paesi arabi per proteggere il governo Hadi dagli attacchi degli Houti, un gruppo religioso sciita. Ma l'operazione fu disastrosa, non ottenne gli effetti voluti e genero' secondo l'Onu una «grave crisi umanitaria».

Difficile dire se Obama potesse anticipare queste conseguenz­e da parte di un vecchio alleato quando virò drasticame­nte la sua politica mediorient­ale; ci furono poi le esecuzioni capitali di 47 persone, incluso un importante imam sciita, che raccolsero la condanna americana. Di certo nell'equazione occorre includere il petrolio: l'Arabia è decisa a non ridurre la produzione per aumentare il prezzo anche in risposta alle concession­i che gli Usa hanno fatto all'Iran per la vendita del greggio. Insomma un groviglio di interessi di sospetti e sfiducia che difficilme­nte saranno risolti in un viaggio di due giorni. Anche perché a Riad si è ormai deciso di aspettare l'esito delle elezioni americane e di pensare già al dopo Obama, trattando questo viaggio come un addio al presidente americano più “scomodo” che potessero avere.

L’ULTIMO DOSSIER Una proposta di legge del Congresso autorizzer­ebbe le famiglie delle vittime dell’11 settembre a chiedere risarcimen­ti al governo saudita

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