Il difficile viaggio di Obama in una Riad due volte tradita
Farà tappa anche a Londra, per sostenere la campagna controBr ex it,einGer ma-nia per sostenere l alinea di Ange-la Merkeln ella gestione della crisi dei rifugiati. Ma è soprattutto un viaggio difficile quello che porterà oggi Barack Obama in Arabia Saudita, non solo perché a Ria dci si sente traditi dalla poten-za americana a vantaggio dell'Iran, ma perché il Congresso americano sta accerchiando i sauditi con una proposta di legge bipartitica (una delle poche in questa legislatura) che autoriz- zerà le famiglie delle vittime dell'attacco dell'11 settembre a chiedere risarcimenti al governo di Riad. Secondo avvocati, esper- ti e ovviamente i famigliari di chi ha perso la vita nell'orrendo at- tacco, il governo saudita sarebbe almeno in parte corresponsabile dell'attacco: 15 dei 19 terroristi suicidi dell'11 settembre erano sauditi, Osama Bin Laden era saudita e alcune inchieste hanno ricostruito trasferimenti da parte di fondazioni saudite a gruppi “fi- lantropici” vicini ad al-Qaeda.
Nel rapporto del 2002 della Commissione del Congresso sull'11 Settembre ci sono 28 pagi- ne sul ruolo dell'Arabia rimaste top secret, la cosa ha naturalmente generato sospetti di ogni genere al punto chef in dal 2003 il governo saudita aveva chiestola pubblicazione delle 28 pagine. Ma finora non si è ancora saputo nulla, soltanto una dichiarazione in cui si dice che il rapporto «non ha identificato un ruolo del governo saudita odi suoi alti funzionari in relazione all'attacco».
La proposta di legge, sponso- rizzata fra gli altri dal potente se- natore democratico di New York Chuck Schumer e dal sena- tore texano John Cornyn auto- rizzerà le famiglie delle vittime ad avviare procedure in tribuna- le per confiscare beni sauditi in America. I sauditi hanno subito risposto che se davvero la legge sarà approvata si troveranno co- stretti a liquidare i 750 miliardi di dollari in investimenti che de- tengono negli Stati Uniti per proteggere il loro capitale da possibili congelamenti da parte di un tribunale statunitense. Obama ha già fatto sapere di non essere d'accordo con il progetto di legge e porterà nel suo viaggio un ramoscello d'ulivo promet- tendo a Re Salman che se la legge dovesse passare utilizzerà il suo diritto di veto per bloccarla.
Ma i problemi di Obama con Riad sono ben più seri. L' Arabia si è sentita tradita due volte dagli Stati Uniti. La prima quando, alla fine del vertice di San Pietrobur- go, Obama non diede seguito alle minacce di bombardare Dama- sco e deporre Assad dopo gli at- tacchi chimici del suo regime contro la popolazione civile. La seconda quando la Casa Bianca fece partire quell'estate in modo molto più concreto il negoziato con l'Iran per contenere il poten- ziale nucleare del Paese sciita in cambio di un processo di normalizzazione dei rapporti politici ed economici. Riad interpretò entrambe le decisioni come un voltafaccia americano.
In effetti fino ad allora Obama aveva tenuto la linea dura contro la Siria, voleva deporre Ass ad per tagliare il cordone ombelicale fra Teheran e Damasco e chiudere allo stesso tempo il corridoio che portava forniture militari iranianeaH ezboll ah perde stabilizzare il Libano. E con Teheran gli spiragli sembravano impossibili. La reazione di Riad fu decisa, prima sul piano delle dichiarazioni poi su quello delle azioni: a sorpresa, il Regno saudita rinunciò a gennaio del 2014 al seggio a rotazione che gli spettava in Consiglio di Sicurezza Onu; aumentò i finanziamenti ai ribelli siriani, e molti fondi andarono a sostenere indiretta ment el' Isis che aveva ancora dimensioni contenute; tagliò il finanziamento di 4 miliardi di dollari all' anno ai gruppi moderati libanesi affermando che« la causa è persa»; lanciò attacchi militari nello Yemen con una coalizione di nove Paesi arabi per proteggere il governo Hadi dagli attacchi degli Houti, un gruppo religioso sciita. Ma l'operazione fu disastrosa, non ottenne gli effetti voluti e genero' secondo l'Onu una «grave crisi umanitaria».
Difficile dire se Obama potesse anticipare queste conseguenze da parte di un vecchio alleato quando virò drasticamente la sua politica mediorientale; ci furono poi le esecuzioni capitali di 47 persone, incluso un importante imam sciita, che raccolsero la condanna americana. Di certo nell'equazione occorre includere il petrolio: l'Arabia è decisa a non ridurre la produzione per aumentare il prezzo anche in risposta alle concessioni che gli Usa hanno fatto all'Iran per la vendita del greggio. Insomma un groviglio di interessi di sospetti e sfiducia che difficilmente saranno risolti in un viaggio di due giorni. Anche perché a Riad si è ormai deciso di aspettare l'esito delle elezioni americane e di pensare già al dopo Obama, trattando questo viaggio come un addio al presidente americano più “scomodo” che potessero avere.
L’ULTIMO DOSSIER Una proposta di legge del Congresso autorizzerebbe le famiglie delle vittime dell’11 settembre a chiedere risarcimenti al governo saudita