Trasparenza ed efficacia, un passaggio delicatissimo
La vicenda Ilva si avvia faticosamente verso una conclusione. Non sappiamo bene che cosa succederà. Sappiamo che cosa è successo. In quasi quattro anni, con la Taranto sospesa fra il destino di una grande città industriale e la paura di una comunità di uomini investita dall’impatto dell’industria primaria del Novecento, non ci siamo fatti mancare niente. L’accusa infamante alla famiglia Riva e ai suoi dirigenti di avere procurato le morti dei cittadini con l’inquinamento. Gli arresti e la galera. Il conflitto fra magistratura e politica. Lo scontro fra sostenitori dell’ambiente e fautori dell’industria.
L’imperscrutabilità dei dati: in Italia nemmeno la scienza ha carattere di neutralità ed è capace di ricostruire il profilo nitido del reale. La costruzione di un nuovo alfabeto giuridico, radicalmente anti-garantista nei confronti dei diritti di proprietà e dei principi classici dell’ordinamento penale. La dimensione pencolante delle élite di Governo, che prima hanno creduto nella soluzione industriale con il preridotto ipotizzato dal chimico Enrico Bondi, poi hanno affidato al commercialista Piero Gnudi il mandato a vendere, quindi hanno indugiato nella prospettiva di un risanamento ventilata da Andrea Guerra e infine, a fronte di una finanza di impresa insostenibile per il depauperamento patrimoniale e per la continua tensione sul circolante e sul debito, hanno alzato le braccia organizzando l’asta.
Ora, con la fine delle due diligence, l’attesa è tutta concentrata sulle offerte. Il Governo non ha mai nascosto una attitudine interventista finalizzata ad evitare attraverso la non semplice composizione di una cordata imperniata almeno su una impresa italiana e in parte sui soldi della Cdp - la rapida disintegrazione del perno della siderurgia nazionale.
Il passaggio è delicatissimo. Per fortuna, la procedura non ha subito contraccolpi dalle dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, lambita dallo scandalo di Potenza. Il dossier è seguito dal sottosegretario Claudio De Vincenti. Toccherà a lui e a tutto il Governo garantire che ogni cosa sia fatta nella massima conciliazione di efficacia e di trasparenza, di sostanza e di forma. Il Paese ne ha bisogno.