Presidenziali Usa, cattivi argomenti contro un cattivo candidato
Ho usato diverse volte in passato la metafora del robot da cucina per descrivere l’impulso di alcuni a dichiarare che una politica economica, a loro particolarmente gradita, è in grado di risolvere tutti i problemi: «Trita! Taglia! Sminuzza»; «Crea posti di lavoro! Aumenta la produttività! Fa dimagrire senza bisogno di diete o palestra!». Ma c’è anche la versione inversa, quando una politica non gradita viene descritta come il male assoluto: «Produce inflazione! È recessiva! Fa venire l’acne!». Quando si leggono affermazioni del genere, è sempre il caso di diffidare. Può capitare che certe politiche prendano due o più piccioni con una fava: per esempio, si può sostenere con ottime ragioni che gli investimenti infrastrutturali, nelle condizioni correnti, creerebbero posti di lavoro, rafforzerebbero la crescita nel lungo periodo e migliorerebbero addirittura le prospettive dei conti pubblici.
Ma prima di accettare conclusioni del genere bisogna ragionarci a fondo e applicare larghe dosi di autocritica. Già solo questa considerazione avrebbe dovuto far suonare tutti i campanelli d’allarme – per citare un esempio significativo – nel caso dell’adesione delle Persone Tanto Coscienziose alla dottrina dell’austerità espansiva. Era fin troppo evidente che gli austeriani volevano una ragione per tagliare la spesa pubblica, e le Persone Tanto Coscienziose avrebbero dovuto prendere con le pinze quegli studi che pretendevano di dimostrare che l’austerità avrebbe creato occupazione in un’economia in depressione. Il fatto che invece li abbiano presi per buoni è stato un segnale inquietante.
Nell’America moderna, queste politiche «trita-taglia-sminuzza» di solito sono un tratto distintivo della destra, per due ragioni. Una è che se la missione fondamentale del tuo partito è agevolare gli agiati e affliggere gli afflitti, sei praticamente costretto a sostenere che misure che sembrano una pura combinazione di avidità e cattiveria produrranno meravigliosi effetti collaterali di ogni sorta. Un’altra ragione è che i due partiti non sono uguali. Il monolitico Grand Old Party, al momento, è riuscito a convincere tutti i suoi seguaci che siamo in guerra con l’Asia orientale senza che nessuno dei suoi esperti ci trovasse nulla da ridire. I Democratici sono una coalizione in cui gli esperti godono di una certa autonomia. Detto questo, la tentazione di cadere nella trappola delle politiche «tritataglia-sminuzza» esiste per tutti. Ne vediamo qualche esempio in questo momento nella rivolta populistica all’interno del Partito democratico, dove chiunque contesti queste visioni ottimistiche viene liquidato come uno strumento corrotto delle multinazionali. Ma il grande esempio di ragionamento «trita-tagliasminuzza» che osservo adesso – in questo caso la versione inversa – è la critica principale che viene mossa contro il candidato repubblicano Donald Trump.
Non sono qui per elogiare Trump – Dio me ne scampi – e sarei felice di veder affossate nel modo più ignominioso possibile le sue ambizioni politiche. Trump distruggerebbe lasocietàcivileamericana,distruggerebbele nostre speranze di contenere i cambiamenti climatici e distruggerebbe la capacità di influenza degli Stati Uniti nel mondo cercando di intimidire tutti quelli che gli capitano a tiro. È terrificante che esista la minima possibilità che un uomo come lui si ritrovi nella stanza dei bottoni. Ma tanti, troppi detrattori di Trump scelgono apparentemente di contestarlo su qualcosa che in realtà non è vera, e cioè che una svolta protezionistica provocherebbe la perdita di moltissimi posti di lavoro.Midispiace,maèunatesichenontrova giustificazione né a livello teorico né a livello storico. Il protezionismo riduce le esportazioni mondiali, ma riduce anche le importazioni mondiali, perciò l’effetto complessivo sulla domanda è insignificante. Ma allora perché puntare su un’argomentazione debole per contrastare un candidato realmente spregevole?Credodiconoscerelarisposta:il protezionismo è un’argomentazione che consente di non parlare di altri aspetti terribili del programma di Trump, che differiscono dal programma di altri esponenti repubblicani solo per la misura. Ma un cattivo argomento resta un cattivo argomento anche sevieneusatocontrouncattivocandidato.