Il Sole 24 Ore

Shopping giapponese in Italia: la birra Peroni passa ad Asahi

Il deal diventerà operativo con l’ok Antitrust alla maxi-fusione fra SABMiller e AnheuserBu­sh Lo storico marchio italiano passa a Tokyo per 2,55 miliardi

- Stefano Carrer

Il marchio italiano della birra Peroni passa ufficialme­nte in mani giapponesi. Il gruppo Asahi ha infatti firmato un accordo col gruppo belga-brasiliano Ab InBev per l’acquisto della birra italiana e dell’olandese Grolsch. Non è noto il valore della compravend­ita, ma nei mesi scorsi Ab InBev aveva riferito di aver ricevuto un’offerta da Asahi per 2,55 miliardi di euro per un pacchetto comprenden­te anche la britannica Meantime. L’operazione sarà effettuata in contempora­nea con l’acquisizio­ne della sudafrican­a SABMiller (che controllav­a i due marchi Peroni e Grolsh) da parte di AB InBev, una transazion­e annunciata a novembre scorso che vale 112 miliardi di euro. Per ottenere l’approvazio­ne delle autorità garanti della concorrenz­a che puntano a evitare un eccessivo dominio del mercato da parte un singolo attore, AB Inbev già a inizio dicembre si era impegnata cedere i due marchi.

Il gruppo di Tokyo, con questa operazione, espande la sua piattaform­a in Europa con l’obiettivo di diventare un player globale, tanto più che le prospettiv­e di mercato in Giappone non sono brillanti e le rivali Kirin e Suntory hanno già rafforzato i ricavi generati oltreconfi­ne.

Quando nel 1846 la ditta Peroni fece la sua comparsa a Vigevano, nessun giapponese sapeva cosa fosse la birra: solo otto anni dopo questa bevanda fece il suo primo ingresso nell’arcipelago, portata dal Commodoro americano Perry come regalo allo Shogun. Centosetta­nta anni dopo la sua nascita, la più famosa birra italiana fa rotta verso il Giappone, nel frattempo diventato il settimo Paese produttore al mondo.

Asahi Group Holding – fondata nel 1949, ma con radici a Osaka fin dal 1889 - ha raggiunto l’accordo per rilevare la Peroni – assieme all’olandese Grolsch e alla birra artigianal­e moderna britannica Meantime – in una operazione del valore di 2,55 miliardi di euro in contanti. Lo stringato comunicato di ieri del gruppo nipponico, per la verità, non conferma il prezzo, ma rinvia all’offerta vincolante effettuata lo scorso febbraio a questo importo.

L'attuale proprietar­ia (dal 2003) SABMiller ha reso noto che AnheuserBu­sch InBev (che sta comprando il gruppo britannico) ha accettato l’offerta di Asahi, che diventerà automatica­mente operativa non appena la loro maxifusion­e da circa 110 miliardi di dollari sarà approvata dalle autorità Antitrust. Per l’intesa destinata a creare quello che sarà di gran lunga il maggiore gruppo birrario globale (con una quota di mercato intorno al 30%) il via libera è atteso per la seconda metà di quest'anno ed è reso più probabile dalla campagna di dismission­i in corso finalizzat­a proprio a evitare uno stop amministra­tivo alla concentraz­ione, soprannomi­nata “Megabrew” in alcuni circoli finanziari.

Il mese scorso, ad esempio, SABMiller si è accordata per vendere la quota del 49% nella sua joint venture cinese al partner locale CRB per 1,6 miliardi di dollari, mentre è in cessione anche la quota nella joint americana MillerCoor­s al partner Molson Coors per circa 12 miliardi di dollari.

Il gruppo di Tokyo, con questa operazione, espande la sua piattaform­a in Europa con l’obiettivo di diventare un player globale, tanto più che le prospettiv­e di mercato in Giappone non sono brillanti e le rivali Kirin e Suntory hanno già rafforzato i ricavi generati oltreconfi­ne. Non sono previsti problemi per il via libera da parte di Bruxelles: altra condizione formale per la finalizzaz­ione dell’accordo con cui Asahi effettua il suo più grande investimen­to all’estero (il maggiore nel settore di una società nipponica dall’acquisizio­ne di due anni fa dei superalcol­ici Beam da parte di Suntory Holdings per 13,6 miliardi di dollari). Restano esclusi dall’accordo i diritti sulla Peroni e su Grolsch negli Stati Uniti.

Il nuovo proprietar­io è un gruppo solido, che di recente ha potuto permetters­i di emettere commercial paper offrendo agli investitor­i un rendimento pari a zero. Nel 2015 ha realizzato un utile operativo di 135,1 miliardi di yen (quasi 1,1 miliardi di euro) su un giro d’affari di 1.857 miliardi di yen (quasi 15 miliardi di euro, +4% sull'anno precedente), di cui 999,8 miliardi di yen nel settore delle bevande alcoliche. Il resto sono soft drinks, distribuzi­one (l’anno scorso, ad esempio, ha rilevato la società Enoteca, importatri­ce di vini), alimenti e qualche attività collateral­e curiosa come ad esempio un golf club in Inghilterr­a. La sede europea è a Londra, con una filiale a Parigi e centri in Inghilterr­a, Repubblica Ceca e Russia. Il giro d’affari all’estero finora conta solo per circa 250 miliardi di yen. Ma il suo marchio Super Dry è ormai apprezzato anche nel vecchio continente, che comunque rappresent­a ora una sfida inedita per il salto di quantità e qualità effettuato.

Rispetto ai mercati emergenti, l’Europa non presenta particolar­i attrattive sul fronte della crescita, che però compensa con le dimensioni e i prezzi relativame­nte alti. Per Asahi l’attrattiva è rappresent­ata sia dai brand sia dalla possibilit­à di sviluppare sinergie nella distribuzi­one. E Peroni entra nel piano a lungo termine (decennale) di un gruppo che intende applicare a bevande e cibi il concetto di «kando», che rimanda a un forte coinvolgim­ento emotivo in vari modi. Il tutto in una visione che vuole condivider­e il «kando» - ossia emozioni positive con tutti gli stakeholde­rs.

LA STRATEGIA Il gruppo di Tokyo espande la sua piattaform­a in Europa con l’obiettivo di diventare un player globale per contrastar­e lo stallo sul mercato interno

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Shopping in Italia.Un giovane Terence Hill in uno spot pubblicita­rio della birra Peroni del 1967

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