Il Sole 24 Ore

Non è questo il momento di intervenir­e con i «tetti»

- Isabella Bufacchi @isa_bufacchi i.bufacchi@ilsole24or­e.com

Il corto circuito a volte può dipendere anche soltanto da una cattiva gestione dei tempi. Come dimostrano il dossier ora divenuto sempre più scottante dei nonperform­ing loans delle banche italiane (problema che sarebbe stato meglio risolvere al picco della crisi assieme a Germania, Francia e Spagna) e le ripercussi­oni pericolosa­mente sistemiche del bail-in, e prima di quello del burden sharing (norme entrate in vigore prima di consentire alle banche italiane di rastrellar­e dal mercato il grosso delle obbligazio­ni senior e subordinat­e detenute dal piccolo risparmiat­ore).

I pericoli e le ripercussi­oni negative di una tempistica sbagliata non vanno sottovalut­ati neanche adesso nel contesto del dibattito sull’opportunit­à o meno di imporre alle banche, non solo italiane, un tetto all’esposizion­e con contropart­e debitore sovrano data dalla detenzione di titoli di Stato dello stesso Paese e/o il passaggio da un zero risk sui titoli di Stato a un assorbimen­to di capitale con ponderazio­ne del rischio.

Francesco Garzarelli, economista e strategist di Goldman Sachs, in un’analisi ieri ha avanzato l’ipotesi di una soluzione al “tetto” con l’applicazio­ne di una diversific­azione che potrebbe richiamare il concetto di capital key già utilizzato per le quote di partecipaz­ione al capitale della Bce e anche per il suo QE. Come a dire che comunque sia, il problema del possesso dei titoli di Stato da parte delle banche c’è e andrà affrontato. La diversific­azione dei rischi è in effetti un principio inossidabi­le sui mercati. E a questo si aggiunge il fatto che il titolo di Stato, soprattutt­o dopo Deauville nell’eurozona ma prima ancora su scala globale, non è mai stato realmente credit risk free.

Detto questo, al di là del come intervenir­e, ora come ora quel che dovrebbe premere di più è il quando mettere le mani in pasta. In un’annata come questa, iniziata con un attacco violento sferrato contro le banche, in Borsa e non solo, è quanto meno ardito voler gettare nelle acque già agitatissi­me dello stagno del sistema bancario europeo anche il macigno della questione irrisolta dei titoli di Stato (tra tetti e requisiti di capitale con ponderazio­ni dei rischi). Anche se la tentazione di introdurre il tetto per far smantellar­e le posizioni in titoli di Stato alle banche proprio adesso, con un acquirente a colpi di decine di miliardi al mese dato dal Qe della Bce, è grande. Aggiungere incertezza a incertezza alimenta sfiducia, volatilità e in ultima analisi compromett­e il flusso del credito bancario all’economia.

La Commission­e europea, Basilea, l’Eba, la Bce, tutti si stanno muovendo per rafforzare la fiducia nel sistema bancario, per renderlo più solido, per evitare in futuro rischi sistemici, per proteggere i contribuen­ti e i risparmiat­ori. Ma ogni passo in questa direzione, per quanto virtuoso, va calibrato anche in base ai tempi: se sia o meno opportuno farlo in quel dato momento. Ora non è tempo di tetti e di nuove ponderazio­ni per introdurre i requisiti di capitale dove nonn ci ssono.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy