Il nodo degli Npl
Per il membro del Consiglio di vigilanza l’obiettivo della Bce è aiutare le banche a usare tutti i margini di manovra per risolvere il problema
Ne ho parlato in dettaglio in una recente audizione al Senato. Atlante è stata una buona iniziativa e ha già contribuito alla stabilità intervenendo nella capitalizzazione delle due banche. Così facendo, ha utilizzato la maggior parte delle sue risorse. Le sue dimensioni attuali non sono sufficienti ad affrontare tutti i casi in cui un intervento sugli Npl o un sostegno al capitale può rendersi necessario. Una ricostituzione delle sue risorse, specialmente da investitori privati che non siano banche italiane, sarebbe un bene. Penso anche che la presenza di investitori internazionali sarebbe un buon segnale.
L’Ssm opera ora una vigilanza unica in un’unione bancaria che è lungi dall'essere completa. Il fondo di risoluzione richiederà anni prima di essere attivo e l’assicurazione comune dei depositi (Edis) è stata rinviata sine die. Questo complica il vostro compito?
Il completamento dell’unione bancaria è un tema molto importante. La Bce crede fermamente che uno schema unico di assicurazione dei depositi sia un pilastro necessario di un’unione bancaria ben funzionante. A nostro avviso, la proposta della Commissione, che prevede la creazione graduale di uno schema in tre fasi da concludersi nel 2024, è solida, perché combina opportunamente la chiarezza dell’obiettivo e il gradualismo. Più in generale, la creazione di una rete di sicurezza bancaria per l’intera area euro con l’uso di risorse messe in comune è il logico complemento di aver portato la responsabilità di vigilanza e la risoluzione allo stesso livello. Questo processo dovrebbe procedere in parallelo con la riduzione dei rischi nel sistema, un processo al quale la vigilanza bancaria della Bce sta contribuendo attivamente. Un credibile sistema di garanzia dei depositi sosterrà la fiducia, contribuirà a stabilizzare il sistema e a renderlo più omogeneo e integrato.
Uno degli ostacoli è il trattamento del debito sovrano nei portafogli delle banche. Ritiene che debba essere risolto prima della creazione dell’Edis, anche se questo richiederà anni?
È in atto un’ampia discussione sui tempi e le priorità nel realizzare la riduzione dei livelli di rischio e la loro mutualizzazione all’interno dell’unione bancaria. In questa discussione è stato anche chiamato in causa il trattamento prudenziale dei debiti sovrani. Nella normativa attuale, l’esposizione sovrana è trattata come priva di rischio; è cioè esente sia dalla ponderazione del rischio sia dai limiti all’esposizione. L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che, di fatto, l’esposizione al debito sovrano non è priva di rischio. La Bce riconosce che ci sono buone ragioni per considerare una modifica del trattamento prudenziale dell’esposizione al debito sovrano. Ogni cambiamento delle regole, però, dovrebbe tenere a mente i rischi finanziari nella transizione e tener conto che gli strumenti di debito sovrano giocano un ruolo centrale nel sistema finanziario e nella politica monetaria. Bisognerà evitare limiti rigidi. Si potranno considerare, invece, approcci flessibili come l’applicazione di una ponderazione crescente per il rischio alle esposizioni concentrate su singoli sovrani, oltre certe soglie. L’obiettivo non è di determinare un calo dell’ammontare totale dei titoli sovrani detenuti dalle banche, ma una maggior diversificazione di portafoglio. In ogni caso, si dovrebbe prevedere un periodo di introduzione sufficientemente lungo in modo da evitare effetti improvvisi ed essere in grado di compiere aggiustamenti sulla base dell’esperienza. Il Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria sta conducendo una riflessione su questo tema, che può portare alla creazione di uno standard internazionale. Ogni cambiamento in Europa dovrebbe, a nostro avviso, avvenire all’interno di quel quadro.