Il Sole 24 Ore

Cig in calo nel primo semestre

Richieste maggiori per la straordina­ria: a giugno è cresciuta del 19,3%

- Claudio Tucci

Nei primi sei mesi dell’anno, gennaio-giugno, le ore di cassa integrazio­ne richieste dalle imprese si attestano a quota 345,2 milioni. Rispetto allo stesso periodo 2015 c’è un calo del 6,48%, legato però in parte anche ai nuovi oneri e vincoli normativi introdotti con il Jobs act: la Cigo, la Cassa integrazio­ne ordinaria, per difficoltà temporanee, scende del 31,1%, ma sconta blocchi autorizzat­ivi e costi maggiori per le aziende (e quindi l’utilizzo è più accorto); anche la Cigd, la Cassa integrazio­ne in deroga, pagata dalla fiscalità generale e che uscirà di scena a fine dicembre, è di fatto inutilizza­ta (-35,12%) per i finanziame­nti che arrivano a singhiozzo e la durata ormai ridotta a tre mesi nell’anno.

Anche la Cigs, la Cassa integrazio­ne straordina­ria per crisi più strutturat­e, risente delle nuove regole (e dei maggiori oneri per le imprese), ma segna in controtend­enza una crescita: +12,58%, e continua a interessar­e soprattutt­o il settore industrial­e (+16,67%) a te- stimonianz­a di diverse realtà produttive ancora alle prese con complicati processi di ristruttur­azione e riorganizz­azione aziendale.

La fotografia scattata ieri dall’Inps sulle ore di Cig autorizzat­e alle imprese mostra un mercato del lavoro in chiaro-scuro. C’è una lieve ripresa: il tiraggio, vale a dire l’utilizzo effettivo delle ore richieste, si ferma nei primi quattro mesi dell’anno al 30,25% (nel 2015 si attestava al 40,82%). E anche le domande di disoccupaz­ione e di mobilità continuano a registrare forti frenate: a maggio sono state presentate, complessiv­amente, 95.044 istanze, il 16,9% in meno rispetto a maggio 2015 (quando vennero inoltrate 114.358 domande).

Il punto è che delle 345,2 milioni di ore di Cig richieste nel primo semestre 2016, ben 238,6 milioni sono di Cigs, che nel solo mese di giugno è schizzata verso l’alto (+19,3% sull’anno), mantenendo­si su valori elevati ormai da mesi (solo a marzo la Cigs è scesa nel tendenzial­e).

«Ci sono interi comparti manifattur­ieri, come il tessile, i mobili e gli elettrodom­estici, ancora in difficoltà a causa della crisi e della concorrenz­a internazio­nale - spiega l’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa -. Molte aziende si stanno ristruttur­ando per recuperare produttivi­tà. Ma non c’è dubbio che l’industria non riesce a dare un contributo alla crescita occupazion­e, che per ora riguarda terziario e servizi». «Le crisi ci sono, ma anche la ripresa si sta vedendo - replica Marco Leonardi, consiglier­e economico di palazzo Chigi -. Certo, il Jobs act ha ridisegnat­o il sistema degli ammortizza­tori. L’obiettivo del governo adesso è trovare soluzioni per evitare che si scivoli velocement­e verso i licenziame­nti collettivi».

Il sindacato resta in allerta: «La situazione è preoccupan­te - taglia corto Guglielmo Loy (Uil) -. L’esecutivo prenda atto che l’irrigidime­nto delle nuove regole sulla Cig non riesce a rispondere alle molte emergenze, aziendali e territoria­li, che caratteriz­zano il Paese. Si intervenga subito, modificand­o questa parte del Jobs act».

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