Il Sole 24 Ore

Anac, la requisitor­ia di Cantone

Il caso Metrò C: il progetto a base di gara era carente di adeguate indagini preventive per una parte estesa del tracciato

- Mauro Salerno

Quasi tremila appalti illeciti segnalati in un anno, più o meno dieci al giorno, escludendo i fine settimana. Decine di nuovi compiti piovuti dal nuovo codice dei contratti che si aggiungono a quelli sulla trasparenz­a, che hanno portato a 6.300 procedimen­ti di vigilanza. Lo sforzo per aggiornare i vecchi piani anticorruz­ione «rimasti pezzi di carta» e vissuti come «mero adempiment­o burocratic­o» dai funzionari pubblici. E poi la vigilanza sugli obblighi di pubblicità di Comuni e società pubbliche, che ancora evidenzia «luci e ombre». Il tutto a risorse invariate, anzi tagliate del 20% in ossequio alle logiche della spending review.

Aprendo la relazione al Parlamento sull’attività svolta nel 2015, nel primo anno «in cui abbiamo effettivam­ente aperto il cantiere» dell’Anticorruz­ione, il presidente dell’Anac è tornato con forza sulla questione dei fondi già a disposizio­ne dell’Autorità - 82,8 milioni parcheggia­ti nel fondo cassa - che è impossibil­e spendere a causa di una tagliola normativa che ora Cantone chiede di rimuovere. Perché dopo aver raggiunto in anticipo l’obiettivo di tagliare le spese di funzioname­nto c’è bisogno di investire per introdurre nel sistema «quei famosi anticorpi che rendono più difficili le pratiche corruttive».

La vigilanza, inutile dirlo, ha riguardato moltissimo appalti e cantieri. Con 41 visite ispettive svolte che hanno scoperchia­to fenomeni di «criticità diffusa». Con grandi opere soprattutt­o al Sud ( vedi l’autostrada Bologna Taranto o l’anello ferroviari­o di Palermo, iniziato nel 2006 ma fermo al 3% dei lavori) che anche a causa dei contenzios­i «si sono arena- te». Per mille ostacoli, dettagliat­i nei tanti casi di grandi opere citati da Cantone nella lunga relazione depositata in Parlamento. Tra questi la metro C di Roma. Su cui Cantone non ha risparmiat­o una "bordata", ricordando il dossier aperto dall’Anac esattament­e un anno fa. Il progetto posto a base di gara da Roma Metropolit­ane «era carente di adeguate indagini preventive per una parte molto estesa del tracciato», ha detto Cantone. Che ha anche avanzato dubbi sull’opportunit­à di portare avanti il cantiere finito pochi giorni fa nel mirino della magistratu­ra. «Considerat­o il rilevante incremento di tempi e costi - segnala il numero uno dell’Anticorruz­ione -, l’Autorità ha invitato i soggetti coinvolti ad assumere ponderate decisioni circa il prosieguo dell’opera». Tra i casi citati anche il project financing per il depuratore di Reggio Calabria, operazione che ha evidenziat­o «gravi distorsion­i». Con conseguenz­e negative sulla possibilit­à di un arrivo rapido al traguardo del fine-lavori. Perché, ha esordito Cantone, è anche «la corruzione che impedisce di fare le infrastrut­ture».

Un fenomeno che l’Autorità vuole combattere con strumenti ovviamente diversi da quelli delle Procure. «Non siamo un’autorità-gendarme», ha tenuto a precisare Cantone. Che, al contrario, rivendica il suo modo di intendere l’anti- corruzione, fatto di una politica di accompagna­mento e di "scudo" nei confronti di Pa e imprese, piuttosto che di «interventi ex post, eventualme­nte portati a termine quando sono poco utili».

Qualche segnale di «risveglio» l’ex magistrato lo coglie già e non manca di sottolinea­rlo. Anche grazie alla diffusione di nuovi strumenti, come l’attività consultiva (943 pareri rilasciati agli enti che vi si adeguano nell’86% dei casi) e, soprattutt­o, le forme di "tutoraggio" delle amministra­zioni che si appoggiano a Cantone con la formula dalla «vigilanza collaborat­iva» inaugurata in occasione dell’Expo e poi replicata in altri 31 casi, tra cui Roma e Bagnoli.

Cantone ha poi ripercorso l’attività svolta nel 2015. Citando per primi i nuovi compiti di regolazion­e del mercato nel settore degli appalti pubblici. Un ruolo che sarà svolto con strumenti di regole flessibili, di "soft law", come le linee guida di attuazione del codice (sono già sette quelle varate) «su cui il Consiglio di Stato ha fugato ogni dubbio di legittimit­à».

Il presidente dell’Anac non ha nascosto le criticità che ancora rendono difficile l’attuazione concreta dei piani anticorruz­ione degli enti pubblici. Anche perché i funzionari chiamati ad adottarlo e attuarlo lavorano «nell’isolamento» e nel «sostanzial­e disinteres­se degli organi di indirizzo politico». Ostacoli che l’Autorità conta di superare con il nuovo piano in gestazione, più snello e facilmente applicabil­e. Uno sforzo, Cantone lo chiede anche sulla rivisitazi­one delle regole di compatibil­ità degli incarichi (Dlgs 39/2013) che ha dato "filo da torcere" all’Autorità con 183 richieste di intervento nel 2015.

GLI OSTACOLI L’attuazione dei piani anticorruz­ione resa difficile dall’isolamento in cui lavorano i funzionari e dal disinteres­se degli organi di indirizzo politico

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Il bilancio dell’attività. Raffaele Cantone durante la relazione annuale dell’Autorità nazionale anticorruz­ione

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