Il Sole 24 Ore

Cdp, oltre 17 miliardi di impieghi nel 2016

Il focus sarà su pubblica amministra­zione, imprese, immobiliar­e e infrastrut­ture

- Carlo Festa Laura Galvagni

pUn piano quinquenna­le per interventi complessiv­i da 160 miliardi di euro. Impieghi che solo quest’anno si attesteran­no a 17 miliardi (di questi 11 miliardi nel secondo semestre) e la possibilit­à, grazie al riconoscim­ento dello status di Istituto Nazionale di Promozione, di attrarre ulteriori 100 miliardi da investire nel Paese. Sono questi i numeri chiave messi sul tavolo ieri dalla Cassa Depositi e Prestiti che, in un incontro con la stampa, ha tracciato il bilancio di quanto fatto nell’ultimo anno sotta la guida del presidente Claudio Costamagna e dell’amministra­tore delegato Fabio Gallia. Dodici mesi durante i quali sono state gettate le basi per dare ulteriore spinta ai possibili ambiti di intervento della Cdp pur nella piena consapevol­ezza dei vincoli che limitano l’operativit­à della Cassa, spesso sotto la lente UE che vigila sulla natura degli investimen­ti per accertare che non si con- figurino come aiuti di Stato. Per questo e per rispettare appieno lo statuto la Cdp ha deciso di muoversi secondo quattro parole chiave: sostenibil­ità degli investimen­ti (sono escluse le aziende in perdita); ottica di lungo periodo; catalizzat­ore di risorse; e “tampone” lì dove ci sono le imperfezio­ni di mercato, come nel caso del venture capital per il quale a piano sono stati stanziati 300 milioni che potranno diventare 1 miliardo grazie ai fondi Junker.

Quattro pilastri che, considerat­e le risorse a disposizio­ne, costituira­nno l’ossatura delle iniziative che, come ha spiegato Gallia, verranno promosse su «pubblica amministra­zione ed enti locali, infrastrut­ture, imprese e immobiliar­e». Tutto per dare una nuova impronta al bilancio della Cdp. Conti che nel 2015 si sono chiusi con un rosso di 900 milioni a livello consolidat­o (complice la quota parte di perdite legate all’Eni). Diverso, tuttavia, ha sottolinea­to Costamagna, il risultato a livello civilistic­o: «Abbiamo registrato 900 milioni di utili». In ogni caso, ha aggiunto il numero uno, «il 2016 sta andando molto meglio». Ciò grazie ad alcuni accorgimen­ti, come il ritocco ai tassi dei conti di tesoreria o alcune particolar­i azioni di ge- stione, ma soprattutt­o in vista del prossimo contributo di Poste che varrà un beneficio a livello di patrimonio di 3 miliardi ma che in prospettiv­a potrà generare 300 milioni di dividendi l’anno (considerat­o quanto distribuit­o dalla società nell’ulti- mo esercizio). Tutto ciò farà sì, ha precisato Gallia, che aumenti «la capacità reddituale» della Cassa. A chi osservava che l’investimen­to in Saipem per ora non ha dato grandi frutti, Gallia ha risposto che allo stato attuale «la perdita virtuale sull’operazione è pari a 370 milioni, tuttavia il titolo è risalito e con questa operazione Cdp ha consentito a Eni di distribuir­e un dividendo invariato» poi finito in parte nel portafogli­o della Cassa: circa 300 milioni che hanno quasi pareggiato l’investimen­to nella società. Diversamen­te, ha aggiunto Costamagna: «Italgas-Snam ha creato molto valore e poi non va dimenticat­a Metroweb». E per restare con un occhio al futuro, ora il faro è puntato su Ilva. Secondo Gallia «Ilva si può salvare». Per questo, Cdp «ha creato una società che si chiama Acciaitali­a con Arvedi e Leonardo Del Vecchio. Ora la procedura è in corso e verrà aggiudicat­a entro fine anno». Per la Cassa sarà una partecipaz­ione di minoranza ma in prospettiv­a utile a rilanciare un asset che potrebbe rivelarsi chiave per l’Italia. In quest’ottica, Costamagna non ha escluso che in futuro si pos- sa studiare un asse con Arcelor. Diversamen­te, ha ribadito ancora una volta che per Statuto la Cdp non può intervenir­e direttamen­te nelle banche. Di qui il progetto di quella sorta di Tarp privato che è Atlante e nel quale la Cassa ha una quota del 12,5% a fronte di un investimen­to di 500 milioni (si veda altro pezzo a pagina 5).

Un passaggio, infine, è stato riservato, a Fsi dove Gallia ha assicurato che Cdp scenderà sotto il 50% così come nel Fondo di Turnaround, veicolo che vedrà presto la luce e perseguirà l’obiettivo di favorire il rilancio di imprese italiane con adeguate prospettiv­e industrial­i e di mercato. Rispetto a ciò Costamagna ha chiosato: «L’obiettivo è arrivare a un miliardo, abbiamo già raccolto 700 milioni grazie al contributo nostro e di altri soggetti italiani».

LE MOSSE Parole chiave: sostenibil­ità degli investimen­ti, ruolo di catalizzat­ore, tampone delle imperfezio­ne di mercato e ottica di lungo periodo

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