«Margini intere ssanti per Reckitt Benckiser»
La società vanta un vantaggio dovuto alla gestione dei suoi brand
Quali sono i mercati europei che guardate con più interesse?
Crediamo in un approccio bottom-up. La nostra attenzione è rivolta più alle aziende che non alle regioni o ai paesi. È importante perché in un mondo sempre più globale le province rivestono un’importanza minore. Ciò detto riteniamo che la Brexit abbia generato qualche opportunità riguardo alle aziende con sede nel Regno Unito e alle società del settore viaggi e tempo libero.
E su quali temi state puntando?
Sono numerosi i temi su cui ci focalizziamo. A livello top-down alcuni temi chiave si riferiscono alla fragile ripresa economica dell’Europa, all’aumento dei rischi politici in Europa e all’impatto dei tassi di interesse bassi/negativi. Sul fronte micro, evidenziamo l’evoluzione dei modelli delle imprese e il rapido cambiamento che molte industrie stanno effettuando in questo momento (ecommerce, Uber, AirBnB etc).
Su quali settori oggi siete particolarmente esposti e su quali state alleggerendo le posizioni?
Privilegiamo in questo momento i beni di consumo secondari e la sanità. Le azioni dei primi sono a buon mercato e molti titoli scambiano come se ci trovassimo nel mezzo di una recessione, ma non pensiamo sia così. Le azioni del settore sanità che abbiamo in portafoglio hanno modelli di impresa di elevata qualità, una situazione finanziaria positiva e una buona gestione. Inoltre scambiano a uno sconto che riteniamo equo. Siamo invece sottopesati su materiali e utility. Crediamo che le valutazioni di numerose aziende del settore dei materiali siano fortemente inflazionate a causa dei tassi di interesse artificiosamente bassi e della caccia degli investitori per il rendimento. Riteniamo che la percepita sicurezza di molte azioni legate alle utility sia malriposta. Inoltre, secondo noi, sono care.
Quali sono le incognite che teme di più sui mercati?
Temiamo principalmente l’aumento del rischio politico. La ripresa dell’Europa è tuttora fragile e i rischi politici potrebbero deragliare il recupero. La Brexit ha rappresentato un rischio politico: non era stata prevista e le conseguenze sono tuttora ignote. Al di là dell’impatto della Brexit, il vo- to di riforma in Italia previsto per il prossimo ottobre rappresenta un ulteriore significativo evento politico. Il primo ministro italiano, in linea con Cameron, ha messo in gioco la sua carriera politica su questo referendum. Come impatterà il rischio politico sulle economie europee è un punto interrogativo da non sottovalutare. Il prossimo anno sarà interessante inoltre seguire le elezioni generali in Olanda, Francia e Germania.
Che posizione avete sulle materie prime?
Siamo sovrappesati sull’energia e sottopesati sul settore dei materiali. Molte azioni legate al settore energetico sono state vendute in modo eccessivamente brusco, sulla scia dell’esempio del petrolio: sono queste le opportunità che abbiamo colto. In quanto ai materiali riteniamo che il super ciclo delle materie prime guidato dalla Cina sia terminato e che molti titoli legati al settore minerario non rispecchino ancora appieno questa realtà.
Quali sono le prospettive del comparto bancario in Europa?
Le banche sono tra le azioni più sensibili a livello economico. Inoltre la nuova restrittiva regolamentazione ha continuato a pesare sul settore da quando il “muro dell’incertezza”, alzato dalla grande crisi finanziaria del 2008, si è fatto evidente per le banche europee. Pensiamo di aver superato il picco in termini di regolamentazione per le banche europee, dunque il contesto operativo sarà più stabile. Le banche rimangono confinate in un’economia europea debole e disomogenea tra i diversi paesi dell’area, inserite inoltre in un contesto di tassi di interesse senza precedenti, in cui è molto difficile operare. Tuttavia, intravediamo opportunità nelle banche europee, anche se occorre essere molto selettivi.
In che modo la Brexit influisce sulle vostre scelte di investimento?
Un contesto caratterizzato da piena incertezza politica ed economica e la conseguente volatilità dei mercati finanziari non sono negativi per un approccio d’investimento come il nostro. Siamo stock picker bottom-up di vecchia generazione. È ciò su cui basiamo i nostri sforzi.
Quanti margini di manovra ha ancora la Bce per risollevare le sorti dell’economia europea?
Secondo noi è una percezione errata che la Bce da sola abbia la soluzione. Dobbiamo creare un contesto stabile dove le aziende hanno visibilità e fiducia per investire. Abbiamo bisogno di governi che continuino ad attuare riforme strutturali difficili ma necessarie per risollevare l’economia europea.
E infine mi può segnalare le società che reputa più interessanti e perché?