Vertice Ue, lite su crescita e migranti Renzi: «Distanti da Merkel-Hollande»
Strappo di Renzi al vertice: definire passo avanti il documento sull’immigrazione richiede fantasia, stop al fiscal compact
L'Italia si esprimerà contro l'inserimento del fiscal compact nei Trattati europei. Sembra essere questa la conseguenza più rilevante della posizione espressa ieri al vertice europeo di Bratislava dal premer italiano Matteo Renzi. «Magari ci fosse solo il Patto di stabilità – ha osservato Renzi al termine del vertice – c’è il fiscal compact che quando fu approvato prevedeva un quinquennio di applicazione». I cinque anni dal 2012 sono passati e l’Italia potrebbe ora opporsi a quanto prevede l’ultimo articolo dell’accordo intergovernativo ossia il suo inserimento nei Trattati. Posizione, tuttavia, non proprio in coerenza con il pareggio di bilancio che l’Italia ha previsto in Costituzione.
Ma tant’è. Quello di Renzi è stato un sfogo contro l’Europa dei “passetti” che non si rende conto della gravità della situazione dopo l’uscita del Regno Unito e non riesce a disegnare il futuro della Ue a 27. Un'Europa che ritrova a Bratislava l'asse franco-tedesco con la conferenza congiunta Merkel-Hollande e archivia per un po' il “direttorio” a tre. «L'Italia - ha spiegato Renzi - non è innamorata di un formato, se Francia e Germania vanno d'accordo, sono felice per loro» ma «non sono soddisfatto delle conclusioni sulla crescita e l'immigrazione. E non posso andare in conferenza stampa con loro se non condivido delle cose, non devo fare una recita a copione per far vedere che siamo tutti uniti». In particolare, «definire passo avanti il documento sull’immigrazione richiede fantasia degna dei fu- namboli da vocabolario».
Ma più per il mancato seguito di Ventotene il presidente del Consiglio è preoccupato che il summit europeo del 25 marzo 2017 a Roma si trasformi nell'ennesimo insuccesso europeo e vuole correre ai ripari finchè è in tempo. L’Italia chiede impegni più vincolanti sulla crisi dei migranti e la politica economica per la crescita. Sul primo Renzi apprezza gli sforzi del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ma ritiene troppo deboli le conclusioni del summit. «Non si può parlare di aiuti generici a Paesi terzi – aggiunge Renzi - bisogna parlare di Africa e se non lo fa l'Europa lo faremo noi; non abbiamo paura di prenderci le nostre responsabilità; ma non può funzionare più la storia che le guardie costiere scaricano in Sicilia tutti i migranti che arrivano».
Anche sul secondo punto, la politica economica, secondo Renzi «dobbiamo avere la consa- pevolezza che il fiscal compact non ha funzionato, lo dicono i numeri; dobbiamo tornare a crescere non solo in Italia ma in tutta Europa». I dati sono negativi per noi come il calo del 7% nelle esportazioni ma ci sono Paesi dove quel calo è arrivato al 18%. C’è dunque bisogno di “cambiare passo”. L’Italia rispetta le regole e continuerà a farlo ma anche gli altri devono fare altrettanto anche per reinvestire i surplus commerciali oltre il 6%: «Sono contento dei dati meravigliosi dell'export tedesco – osserva sempre Renzi – perchè nei loro prodotti c'è anche molta tecnologia italiana ma ci dovrebbe essere un ritorno in termini di investimenti interni europei per i 90 miliardi di surplus commerciale tedesco».
Il Governo italiano, con o senza Europa, andrà avanti da sola. «Nella legge di stabilità continueremo a ridurre le tasse e andremo avanti nella direzione che ci siamo dati d'accordo con il Parlamento». Ma se l’Europa vuole davvero riavvicinarsi ai cittadini «non può essere - insiste Renzi – il soggetto che impedisce di intervenire sull'edilizia scolastica e sulla ricostruzione del terremoto perché quello che ci serve per l'edilizia scolastica noi lo prendiamo così come quello che ci servirà per la manutenzione e gli investimenti infrastrutturali dopo il terremoto».
Ma è anche questo, aggiunge il premier, il Governo che crede nel rispetto delle regole e che ha ridotto da 121 a 78 le procedure di infrazioni europee. Ma un conto sono le regole, un altro politiche di austerità che non hanno funzionato. «Perfino in Francia – commenta il premier - con le prossime elezioni vedremo la destra contestare il fiscal compact». Un trend che deve avere capito la stessa Commissione se è vero che nell'ultimo Ecofin ha deciso di non sanzionare la Spagna per lo sforamento del deficit.
CONFERENZE SEPARATE «Non posso andare in conferenza stampa con loro se non condivido delle cose, non devo fare una recita a copione»