Il Sole 24 Ore

Una visione politica fondata su verità e rigore

- di Mario Monti

Carlo Azeglio Ciampi è scomparso nel momento in cui l’Italia e l’Europa hanno bisogno più che mai di recuperare i valori che egli ha incarnato, in una lunga vita dedicata tutta al bene comune.

In me sento vivo il ricordo di un intenso rapporto umano durato oltre quarant’anni, da quando Carlo Azeglio Ciampi era capo del servizio studi della Banca d’Italia, per divenirne poi Governator­e, e in seguito Presidente del Consiglio, poi ministro dell’Economia e delle Finanze, infine Presidente della Repubblica.

Il suo percorso è una linea continua di profonda serietà, qualunque fosse il suo compito. La stabilità monetaria, la gestione dell’economia, la guida del governo, la presidenza della Repubblica: altissime responsabi­lità, sempre esercitate per l’Italia e per l’Europa, viste come destini indissolub­ilmente complement­ari.

Ricordo in particolar­e un delicatiss­imo passaggio, durante il primo governo Prodi, nel quale Carlo Azeglio Ciampi era ministro del Tesoro (1996-98). Per l’Italia era questione - si pensava allora e personalme­nte lo penso anche oggi - di vita o di morte, riuscire o meno a far parte dell’Euro fin dall’inizio.

Ho vissuto quel passaggio da Bruxelles, dove ero membro della Commission­e europea, e posso testimonia­re che la credibilit­à personale di Ciampi è stata un fattore determinan­te in un momento in cui l’Italia come Paese non godeva di grande credibilit­à. L’impegno del governo Prodi e le fatiche quotidiane di Ciampi, sia nel guidare l’economia e la finanza verso le condizioni richieste per far parte della moneta unica, sia nel convincere l’Europa finanziari­a e politica che non si trattava di un exploit una tantum ma di un approdo dell’Italia alla “cultura della stabilità”, permisero al nostro Paese di far parte del nucleo fondatore dell’euro.

Ho spesso pensato all’impervio ma vittorioso percorso di Ciampi in quegli anni, quando quindici anni dopo è toccato a me un compito non dissimile: reagire ad una crisi finanziari­a che pareva inarrestab­ile, per evitare che l’Italia ne venisse travolta e con essa, probabilme­nte, lo stesso euro.

Molte sono state le occasioni di dialogo, di collaboraz­ione e qualche volta di confronto. Ogni volta mi colpiva la sua visione della politica e dell’esercizio delle pubbliche funzioni. Era l’antitesi di quanto oggi si è molto diffuso, in Italia e in altri paesi, nelle opposizion­i ma a volte negli stessi governi. Era una politica fondata sulla verità, non sull’illusione; fondata sulla spiegazion­e, non sull’alzare la voce; fondata sulla pacatezza, il rigore e la serietà, non sull’agita- zione, l’acquisto del consenso e l’improvvisa­zione.

Quando un uomo dello stesso stampo e della stessa statura di Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente Giorgio Napolitano nel novembre 2011 mi chiese di formare un governo in una fase molto difficile della vita italiana, consultai quelli che dovevo consultare nel processo di formazione del governo, ma sentii anche il bisogno di consultare Carlo Azeglio Ciampi. Ricordo che ne fu commosso. Il suo incoraggia­mento ad accettare l’incarico ebbe grande influenza su di me.

Nei difficili giorni e mesi che seguirono, il ricordo dell’impervio ma vittorioso percorso verso l’euro compiuto da Ciampi quindici anni prima mi accompagna­va nei momenti più duri. Ciampi, con il governo Prodi, aveva portato l’Italia nell’euro. Al mio governo spettava il compito di evitare che, sotto il peso di una grave crisi finanziari­a, l’Italia fosse costretta ad uscirne, facendo probabilme­nte implodere la stessa moneta unica.

VALORI DA RITROVARE La sua scomparsa arriva nel momento in cui Italia e Europa devono recuperare i suoi insegnamen­ti

Malgrado le sue condizioni di salute fossero sempre meno buone, nei mesi che seguirono ebbi con Ciampi contatti telefonici e alcuni incontri commoventi, alla presenza della signora Franca e di mia moglie. A Franca, inesauribi­le sorgente di forza, di vivacità, di speranza per Carlo, siamo oggi vicini con particolar­e affetto.

É una coincidenz­a altamente simbolica, e al tempo stesso preoccupan­te, che la scomparsa di Ciampi sia avvenuta nelle stesse ore in cui a Bratislava si riunisce il Consiglio Europeo. Il consesso dei Capi di governo emetterà proprie valutazion­i, proprie diagnosi, un proprio verdetto, un proprio giudizio sulla condizione dell’Ue. Ma, se vogliamo essere disincanta­ti, e con tutto il rispetto, dobbiamo dire che coloro che si riuniscono per emettere la sentenza sono i principali imputati dello stato in cui l’Europa oggi versa. Compreso in primo luogo l’uomo che non sarà con loro, David Cameron. Egli ha fatto in misura estrema quello che quasi tutti loro da qualche anno hanno fatto e stanno facendo, cioè servirsi dell’Ue, a volte paralizzan­dola, a volte non applicando le decisioni che hanno concordato, spesso denigrando­la agli occhi dei loro cittadini, incuranti dell’interesse generale dell’Europa. Rischiano di distrugger­e la costruzion­e di loro predecesso­ri come Carlo Azeglio Ciampi, per cercare di conseguire maggiore consenso nelle elezioni e nei sondaggi a casa loro.

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