Il Sole 24 Ore

Il viaggio che riscoprì l’Italia

- di Carlo Marroni

p «È stata una delle più grandi ed entusiasma­nti imprese della mia vita, il Viaggio in Italia, con Carlo Azeglio Ciampi». Arrigo Levi ha la voce rotta dalla commozione nel ricordo del presidente emerito della Repubblica, con cui lavorò a stretto contatto di gomito nel settennato al Quirinale, in veste di consiglier­e per l’Informazio­ne, incarico poi svolto anche con Giorgio Napolitano.

«Fu un’avventura straordina­ria: un viaggio che toccò quasi mille capoluoghi, e che io peraltro feci due volte. La prima da solo per preparare le visite e la seconda con il Presidente». Levi - che nella sua carriera giornalist­ica ha girato il mondo, diretto giornali e condotto trasmissio­ni - ricorda che quell’esperienza, che ha segnato la presidenza per il contatto con con gli italiani, fu «una scoperta dell’identità italiana. Questo lungo viaggio è stato anche per me, e non solo per la presidenza, una grande emozione e questo lo debbo a lui». È questo il sentimento che ora Levi rievoca: «Per me quegli anni al Quirinale sono stati un periodo davvero bello, di grande interesse e impegno e dico anche formativo per la mia storia personale». Come visse Ciampi l’emergere delle prime spinte antieurope­iste, che invece erano state il suo faro personale fin da giovane? «Il presidente sentiva forte dentro di sé lo spirito unitario dell’Italia, frutto di un lungo percorso che veniva dal Risorgimen­to, e questa componente è stata sicurament­e molto spiccata nel suo spirito di servizio allo Stato e al popolo italiano». Ma c’era di più. «Aveva un’idea precisa dell’Europa e l’ha rappresent­ata senza tentenname­nti. Un sentimento diffuso tra quella della nostra età: è stata una generazion­e che in parte ha vissuto la guerra e in pieno la ricostruzi­one, e su questi principi-guida, come l’Europa, non ha mai avuto dei dubbi su quale strada seguire per difendere e rafforzare la propria identità». Ricorda fasi particolar­mente difficili in quegli anni? «Ci sono stati certamente dei momenti più complessi di altri, ma Ciampi aveva la risposta istantanea. Era il suo vissuto, poteva contare su una storia personale molto intesa e particolar­e». Una storia contrasseg­nata da un pensiero “laico” in politica e in economia, una formazione che conviveva con il suo essere cattolico in privato: «Nei laici “veri” è molto difficile distinguer­e le due identità, e in Ciampi questo era ancora più autentico. Viveva una partecipaz­ione all’identità italiana che comprende anche l’eredità della tradizione cristiana». Cosa ricorda di più di lui? «Prima di essere chiamato al Quirinale come suo consiglier­e soprattutt­o per questo ruolo di “mediazione” nel suo viaggio attraverso l’Italia lo conoscevo poco, non ci eravamo mai frequentat­i, ma ora posso dire senza ombra di dubbio che mi sembra di averlo sempre conosciuto. Persone come Carlo Azeglio Ciampi non ci sono più».

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