Il Sole 24 Ore

Credito: meno sofferenze, più impieghi

Secondo il Cer, i finanziame­nti andati a male diminuiran­no di 40 miliardi entro il 2019, mentre il credito all’economia cresce dell’1,1% nel 2016

- Rossella Bocciarell­i

Lo stock delle sofferenze creditizie ha ormai fermato la sua corsa da qualche mese e il flusso di nuove sofferenze si è molto affievolit­o. È quanto constata il Cer, (Centro Europa ricerche) nel suo ultimo rapporto sul sistema creditizio italiano. È stato sufficient­e invertire il ciclo economico per fermare la crescita dei crediti deteriorat­i, rimarcano gli estensori del rapporto (Antonio Forte e Carlo Milani). E un’oculata gestione del problema dei non performing loans, utilizzand­o risorse interne alle aziende di credito con il supporto della Gacs (la garanzia sulle sofferenze cartolariz­zate) e del neonato Fondo Atlante, dovrebbe aiutare il settore bancario a italiano a ridurre il peso di questa voce nei bilanci nel giro di tre-quattro anni. E questo anche all’interno di un quadro di crescita macroecono­mica modesta. Per formulare le sue previsioni sulle banche, il Cer adotta infatti come punto di riferiment­o uno scenario economico non particolar­mente brillante. Si tratta di una prospettiv­a di au- mento del Pil pari all’uno per cento l’anno di qui al 2019, che ad oggi, sembra quasi la velocità massima consentita al nostro sistema economico, data la riduzione del suo tasso di sviluppo potenziale. Con queste premesse, il 2016 è destinato a chiudersi con una lieve ripresa degli impieghi all’economia(+1,1%). Il dato si scompone in un +4,7% di crescita degli impieghi alle famiglie e un -0,5% per gli impieghi al settore produttivo. A partire dall’anno prossimo anche gli impieghi alle imprese dovrebbero recuperare il segno più e a fine periodo il loro incremento annuo dovrebbe essere pari al 3,5 per cento. Quanto ai prestiti cattivi, il Cer stima che nel 2019 lo stock delle sofferenze si sarà ridotto di circa 40 miliardi rispetto a ora. Sul versante della raccolta, a partire dal 2017 si avrà una contrazion­e meno marcata della voce obbligazio­ni. Quanto al patrimonio delle aziende di credito italiane, il Cer stima un robusto rafforzame­nto (tassi d’incremento intorno al 5 per cento annuo) lungo tutto l’arco di previsione. Tornerà, inoltre, a scendere, dal 2017 il rapporto sofferen- ze-impieghi, ma in modo molto lento, collocando­si nel 2019 al 9% che resta un dato molto superiore alla media di lungo periodo.

La redditivit­à, molto modesta nel 2015 dopo quattro anni di perdite di bilancio, vedrà un migliorame­nto molto graduale: il Roe passa dall’1 per cento dello scorso anno al 3,5 per cento del 2019. Molto più netta la schiarita attesa per la dinamica del rapporto fra utile netto e costi operativi, perché l’azione di contenimen­to dei costi appare molto decisa. Al tema dei crediti deteriorat­i il rapporto dedica un capitolo ad hoc. E, dopo aver ricordato che le sofferenze lorde sul totale dei finanziame­nti sono il 16% in Italia, a fronte del 6,2% medio dell’area euro, si passano in rassegna i nodi ancora irrisolti su questo versante. Si va dagli interventi sul funzioname­nto della giustizia civile, che agiscono nella giusta direzione ma saranno utili esclusivam­ente per i futuri crediti deteriorat­i; alla garanzia sulla cartolariz­zazione delle sofferenze, meno efficace di quanto non sarebbe stata la scelta di una bad bank di sistema, dunque di una singola società-veicolo (tante Spv, infatti, fanno lievitare i costi di gestione). Riguardo al Fondo Atlante, il Cer dubita dell’ipotesi fatta da Quaestio Sgr, secondo la quale la perdita sui crediti ceduti dalle banche sarebbe intorno ai 2 miliardi di euro, con un prezzo di acquisto delle sofferenze cartolariz­zate intorno al 33,8 per cento, una ripartizio­ne tra tranche equity e senior pari a rispettiva­mente al 35 e al 65 per cento e con la Gacs. Se questa casistica si avverasse, Atlante investendo 1,7 miliardi di euro potrebbe smobilizza­re 15 miliardi di sofferenze lorde. Ma, afferma il rapporto, se i prezzi di acquisto delle sofferenze cartolariz­zate fossero inferiori a un terzo del loro valore, la perdita per le banche potrebbe essere nettamente superiore: in questo caso, secondo la simulazion­e Cer, le perdite su crediti potrebbero essere pari a 5 miliardi. E avrebbero come conseguenz­a, nel 2017, una riduzione dei profitti attesi di circa 1 miliardo per il sistema creditizio e una minor propension­e delle banche stesse ad erogare credito.

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