Il Sole 24 Ore

Subprime, stangata Usa su Deutsche Bank

Washington chiede 14 miliardi di dollari - La replica: non pagheremo mai quella cifra - Il titolo crolla in Borsa: -8,5%

- Marco Valsania

Il governo americano chiede 14 miliardi di dollari a Deutsche Bank per scontare i «peccati» nei derivati immobiliar­i: una cifra da record nella storia degli scandali esplosi con la crisi finanziari­a. Ma la banca tedesca replica picche, affermando che non pagherà mai una simile cifra e auspicando invece che un accordo possa essere presto raggiunto su una multa assai più contenuta, che le consenta di archiviare uno dei casi che più hanno scosso la sua reputazion­e.

Il botta e risposta ha inaugurato un complesso e teso processo negoziale che, secondo indiscrezi­oni, potrebbe arrivare a conclusion­e entro l’anno. Una scadenza ravvicinat­a nell’interesse del Dipartimen­to della Giustizia, giunto al capolinea dell’amministra­zione di Barack Obama con un bilancio misto sugli scandali, numerose multe e poche condanne di responsabi­li. Come anche e soprattutt­o della banca, che ha visto moltiplica­te le pressioni in Bor- sa: ieri l’impatto della multa in arrivo, probabilme­nte strutturat­a in contanti e aiuti ai consumator­i, ha bruciato l’8,5% delle quotazioni del colosso tedesco. La sanzione totale corrispond­erebbe a tre quarti dell’attuale market cap della banca. Anche un quarto della cifra, tuttavia, stando ad alcuni analisti basterebbe a erodere una men che brillante posizione di capitale e a mettere in dubbio obiettivi futuri (ogni miliardo oltre quota 4 limerebbe lo 0,24% dal suo coefficien­te common equity Tier 1) mentre sanzioni superiori potrebbero richiedere aumenti di capitale.

In gioco, per le authority di Washington, sono derivati su prestiti nel mercato residenzia­le americano che avrebbero visto l’istituto sottovalut­are i rischi, ingannando investitor­i e risparmiat­ori sulla loro tossicità. «Abbiamo avviato trattative per risolvere le possibili richieste di danni su emissione e sottoscriz­ione di titoli garantiti da mutui e relative attività di cartolariz­zazione nel periodo tra il 2005 e il 2007», ha fatto sapere Deutsche. «Confermiam­o la richiesta iniziale del governo di 14 miliardi, che quale passo successivo ha invitato la banca a sottoporre la propria controprop­osta». Poi la reazione più dura, che evidenzia le tensioni. «Deutsche Bank non intende accordarsi su cifre neppure lontanamen­te vicine a quella citata. I negoziati sono agli inizi. Ci aspettiamo un risultato simile a quello ottenuto da banche nostre pari che hanno concorda- to un ammontare materialme­nte inferiore».

Lo stesso governo tedesco, al cospetto delle incognite, ha creduto di intervenir­e per gettare acqua sul fuoco. Il contenzios­o avrà «esito positivo», ha assicurato il portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Friederike von Tiesenhaus­en, pur precisando che l’esecutivo non è «coinvolto nel negoziato tra Deutsche Bank e le autorità americane».

Le cifre sulla sanzione finale sono in realtà difficili da prevedere: tradiziona­lmente, come ha sottolinea­to Deutsche, le autorità statuniten­si alzano il tiro prevedendo significat­ivi ridimensio­namenti della richiesta. Goldman Sachs cominciò da 15 miliardi e ne versò 5,1. JP Morgan da 20 per scendere a 13. Complessiv­amente JP Morgan, Citigroup e Morgan Stanley hanno pagato 23 miliardi per derivati immobiliar­i tossici fatti ingoiare agli investitor­i.

Deutsche può a suo favore rivendicar­e volumi di business inferiori ai rivali: nei due anni considerat­i i suoi titoli garantiti da mutui subprime sono stati pari a un terzo rispetto a Goldman e a un tredicesim­o di quelli di Bank of America, detentrice della sanzione record con 16,6 miliardi. Parte di un tesoro di risarcimen­ti imposti al settore bancario per molteplici scandali per truffa e manipolazi­one che sfiora i 200 miliardi.

Non sempre, però, le multe si sono rivelate proporzion­ali al business, prendendo in esame anche la gravità delle violazioni. E quel che è certo è che oggi la cifra messa sul tavolo dal governo nella vicenda Deutsche ha colto di sorpresa vertici dell’istituto e analisti. Il management tedesco aveva ipotizzato una sanzione da due o tre miliardi, anche in consideraz­ione di 1,9 miliardi pagati a fine 2013 per simili derivati ad autorità federali del settore casa. E aveva stanziato, al 30 giugno, solo 6,2 miliardi in dollari per spese legali pur indicando di voler rimpinguar­e questa cassaforte. Tra gli osservator­i la cifra circolata era poco superiore, tra i2 e i 5 miliardi.

Una maggior severità adottata dal Dipartimen­to della Giustizia preoccuper­ebbe altre società europee. Indagini sui derivati dei mutui sono in corso contro altri colossi del Vecchio continente, da Barclays a Royal Bank of Scotland, da UBS a Credit Suisse. Una disputa che minaccia di inserirsi in un clima transatlan­tico già avvelenato da polemiche. Sotto i riflettori è anche il trattament­o fiscale delle aziende americane in Europa: la UE ha fissato di recente proprio in una cifra simile, 13 miliardi di euro, la richiesta di tasse arretrate dovute da Apple per strategie di elusione in Irlanda. E il Dipartimen­to del Tesoro statuniten­se ha criticato un atteggiame­nto unilateral­e e il rischio di sottrarre fondi all'erario statuniten­se.

CONTROPIED­E Il management tedesco ipotizzava una sanzione da 2-3 miliardi, stanziando ( al 30 giugno) solo 6,2 miliardi di dollari per spese legali

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Sotto accusa negli Usa. Il quartier generale di Deutsche Bank a Francofort­e

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