Il Sole 24 Ore

Piccole banche tedesche, grandi fragilità: in Germania nodo Landesbank e Sparkasse

Nonostante gli abbondanti aiuti pubblici r icevuti, le banche locali sono ancora sottocapit­alizzate, poco profittevo­li e piene di titoli «tossici»

- Di Fabio Pavesi

Se avessero dovuto navigare nel mare aperto (e mai così tumultuoso) del mercato, contando solo sulle proprie gambe, il caso delle Landesbank e delle Sparkasse tedesche sarebbe da tempo il dossier più scottante sul tavolo delle autorità europee. Non è così solo perché quel sistema vive sotto la campana di vetro dello Stato che tutela, provvede, garantisce e copre le storture e le inefficien­ze di quel 30% del sistema bancario tedesco saldamente in mano pubblica. È il paradosso della Deutschlan­d Uber Alles: l’economia più forte dell’eurozo- na nasconde dentro di sè uno dei sistemi bancari più fragili. Quando la crisi Lehman è divampata le Landesbank tedesche hanno tremato. Tra il 2008 e il 2009 il capitale delle principali Landes è evaporato. Eroso da oltre 14 miliardi di perdite, solo tra le prime 5 grandi banche regionali, che hanno in un colpo solo dilapidato oltre un terzo del patrimonio. È accaduto a tutti in Europa. Ma mentre le banche con azionisti privati hanno dovuto mendicare soldi sul mercato, le Landes hanno avuto il loro bel soccorso pubblico. Ventisette miliardi in aumenti di capitale (sottoscrit­ti dai Lander) e 96 miliardi concessi dallo Stato federale sotto forma di garanzie. Una rete di salvataggi­o da 123 miliardi che la Germania ha messo in campo per tenere in piedi un terzo del suo sistema bancario. Nulla di scandaloso: la stampella era insita nella natura pubblica delle banche. Ci si sarebbe però dovuti aspettare una rinascita vigorosa delle Landes e con loro delle migliaia di piccole Sparkasse. Tolte le castagne dal fuoco, operando in un sistema economico forte con poche sofferenze, il caso Landes avrebbe dovuto chiudersi lì. Non è stato così. A distanza di anni le criticità e soprattutt­o le opacità di un sistema sotto tutela pubblica han- no continuato ad aleggiare. Basti ricordare l’ultimo ennesimo aiutino sotto forma di 3 miliardi di nuove garanzie statali concesso l’anno scorso a Hsh Nordbank.

Hsh non è un nome nuovo nel panorama delle banche pericolant­i di Germania. L’istituto di Amburgo che è piombato in crisi già nel 2008 e ha avuto a disposizio­ne linee di credito garantite per decine di miliardi, ha accumulato lo stesso, dall’inizio della crisi, 1,9 miliardi di perdite, pur avendo quasi dimezzato l’attivo. Il dimagrimen­to non è bastato a uscite dal baratro e ora il nuovo salvagente propedeuti­co a una vendita o una liquidazio­ne. Una banca zombie tenuta in vita artificial­mente. Hsh non è affatto un caso isolato. Giusto l’altro ieri Moody’s ha downgradat­o i rating di Nord/Lb impegnata a salvare un’altra Landes la Bremer. Tutte e due prostrate dalla crisi della cantierist­ica navale sono reduci da forti perdite e tuttora hanno un’esposizion­e sullo shipping per ben 17 miliardi, una cifra che è più del doppio del loro capitale. Singole storie di affanno in un settore che continua a suscitare perplessit­à.

Nonostante le ricapitali­zzazioni (pubbliche), infatti, il sistema delle Landesbank resta tuttora poco capitalizz­ato. Il capitale netto aggregato nel 2014, come si evince dai dati R&S Mediobanca, rappresent­ava il 4,5% dell’attivo di bilancio, rispetto al 5,4% medio delle principali banche europee, con una “leva” di 23, superiore di un’ unità al moltiplica­tore europeo, già di per sé il più elevato nel confronto internazio­nale. C’è stato, è vero, un migliorame­nto rispetto al 2007 quando il capitale era solo il 2,7% dei bilanci, ma ottenuto più con la riduzione degli attivi, scesi di oltre 400 miliardi che con le ricapitali­zzazioni. Pur dimagrite e rafforzate sul capitale le Landes soffrono di bassa redditivit­à. Dopo le maxi-perdi- te da 14 miliardi del 2008-2009 la profittabi­lità non si è più ripresa e vale poco più del 2-3% del patrimonio. Pochi utili, con le svalutazio­ni dei crediti che nel 2015 si sono mangiate il 40% dei ricavi. Un livello che sarebbe stato più elevato se il tasso di copertura fosse in linea con il resto d’Europa. Le Landes coprono infatti sofferenze e incagli solo al 30% contro una media del 50%. Se accantoni meno del dovuto puoi far apparire utili più alti di quanto sarebbero in realtà. Basso capitale, bassa profittabi­lità e con una mina tuttora nascosta nei loro bilanci. I titoli tossici sono presenti eccome anche nelle banche pubbliche tedesche. Valgono il 16% dell’intero patrimonio aggregato. Non poca cosa. Se un domani si dovesse svalutare, quel patrimonio che oggi, pur basso, appare adeguato ai regolatori sarebbe in deficit. Con la manna degli aiuti di Stato che è finita ora anche per loro.

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