Così i quattro di Visegrad vogliono cambiare l’Unione
p A poco più di dieci anni dall’allargamento dell’Unione, l’Europa dell’Est continua ad avere posizioni distinte rispetto ai suoi partner occidentali. Nel giorno in cui i 27 si riunivano ieri a Bratislava per mostrare unità e tracciare una via stretta lungo la quale ridare slancio all’integrazione europea, i Paesi del Gruppo di Visegrad hanno pubblicato un comunicato di tre pagine. Pur meno combattivo del previsto, il documento ribadisce la difesa della sovranità nazionale.
Agli occhi della Polonia, dell’Ungheria, della Repubblica Ceca e della Slovacchia, che in questo secondo semestre dell’anno detiene la presidenza di turno dell’Unione, la clamorosa scelta della Gran Bretagna di lasciare la casa comune euro- pea «è una opportunità per migliorare il funzionamento dell’Unione». In questo contesto, il Gruppo di Visegrad (o V4) ha colto l’occasione del vertice di Bratislava per assicurare che sono «determinati» a difendere l’unità dell’Unione europea.
La promessa c’è, ma è il metodo a sorprendere. Il V4 chiede di rafforzare la legittimità democratica della Ue: «Le attuali sfide dell’Unione dimostrano che la stessa Unione può essere forte solo se i Paesi e i loro cittadini hanno un ruolo influente nel processo decisionale». In questo senso, il V4 vuole che venga difeso «un equilibrio istituzionale» che garantisca al Consiglio europeo «il ruolo di definire direzioni e priorità». Il gruppo di Visegrad chiede quindi un rafforzamento del ruolo dei parlamenti nazionali.
Con questa presa di posizione, e senza nominarla direttamente, i Paesi dell’Est tornano a criticare la Commissione europea, responsabile ai loro occhi di avere presentato negli ultimi mesi proposte legislative di impronta troppo federale (si veda Il Sole 24 Ore del 1° luglio). Sempre in termini di principi, il V4 è convinto che «l’integrazione di piccoli gruppi di Paesi indebolirebbe l’Unione sia da un punto di vista i nterno che esterno». E ancora: «Tutti i negoziati devono essere aperti a tutti i membri».
Anche in questo caso, l’opinione non è banale. Il V4 critica i vertici bilaterali francotedeschi, o trilaterali francoitalo-tedeschi (ma non i vertici a quattro di Visegrad). Non è chiaro se Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, tutte guidate da governi nazionalisti, siano anche contrarie a forme di maggiore integrazione tra i Paesi della zona euro (di cui la Slovacchia fa parte). È evidente la paura di vedersi imposte scelte provenienti da Bruxelles o da altre capitali più importanti della loro.
Venendo alle proposte concrete, il Gruppo di Visegrad è d’accordo per rafforzare la cooperazione nella sicurezza, in particolare rafforzando l’agenzia di frontiera Frontex e rendendo operativo il prima possibile il nuovo Corpo europeo di guardie di confine. Rispetto a un ricollocamento obbligatorio dei rifugiati in tutta Europa, il V4 preferisce la «solidarietà flessibile», consentendo ai Paesi di scegliere il loro contributo nell’affrontare l’emergenza immigrazione.
Con il suo comunicato, il V4 ha ribadito il suo impegno nell’Unione – mentre Londra ha deciso di uscire – ma ha anche difeso una visione più confederale che federale, più intergovernativa che comunitaria, proprio durante un vertice voluto per dare una immagine di unità dei 27. Da notare è che nel documento non vi è la richiesta controversa di cambi ai Trattati, circolata giovedì. Ciò detto, per il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz le proposte sono «una rinazionalizzazione delle politiche europee».
LE PROPOSTE CONCRETE Più cooperazione nel la sicurezza, rafforzando Frontex e rendendo operativo il nuovo corpo di guardie di confine, no alle quote obbligatorie