Parisi: «Noi unica alternativa a Renzi»
Al via ieri a Milano la due giorni voluta dall’ex ad di Fastweb per il rilancio della coalizione - In platea anche Gandolfini (Family day) L’appello: se vince il No il premier deve essere coerente e dimettersi - Ma i big di Fi (a parte Gelmini) disertano
pAnche la scelta della location non è casuale. Una vecchia fabbrica degli anni ’70 appena ristrutturata è la coreografia scelta da Stefano Parisi per lanciare quella che definisce la «nuova comunità politica» del centrodestra. Una comunità che per l’ex ad di Fastweb deve (ri)partire anzitutto dalla società civile, da quelle «Energie nuove» - questo il titolo della convention al centro Megawatt, con tanto di lampadine tricolori - per costruire una credibile alternativa di governo al centrosinistra di Matteo Renzi. Per riuscirci però bisogna anzitutto recuperare i «delusi» del centrodestra, quei 10 milioni di elettori a cui bisogna offrire la possibilità «di votare per qualcosa e non solo contro qualcuno».
Le prime parole di Mr Chili, visibilmente emozionato mentre sale sul palco, sono dedicate alla scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi. Ad accompagnarle la standing ovation della platea. Nessun accenno, nonostante le sollecitazioni dei giornalisti, alla dichiarazione di Salvini contro l’ex capo dello Stato. Non ce n’è bisogno. La distanza è nei fatti. Parisi non ritiene che l’attuale centrodestra trainato dal Carroccio possa essere, così come il M5S di Grillo, un’alternativa credibile.
Parisi non nomina mai Silvio Berlusconi. E anche in questo caso non si può certo pensare a una casualità. È probabile che sia stata una scelta concordata con lo stesso Cavaliere (qualcuno lascia filtrare che ci sia stata ieri tra i due una telefonata), che prima dell’estate ha benedetto la discesa in campo del manager affidandogli la due diligence di Fi. E del resto il leader di Fi per il momento preferisce rimanere alla finestra per verificare “l’effetto che fa”. Nessuna sorpresa invece per la mancata partecipazione dello stato maggiore di Fi. Che Toti (impegnato ieri nel vertice con i governatori della Lega Maroni e Zaia), Romani, Brunetta e Gasparri guardino con occhio non particolarmente benevolo l’iniziativa di Parisi (e soprattutto l’endorsement di Berlusconi) non è un mistero. Unica eccezione Maria Stella Gelmini che ci tiene a far sapere che «Fi è da sempre aperta al contributo della società civile». Nulla di più però. Decisamente più entusiasti gli ex ministri Gianfranco Micciché e Claudio Scajola («Parisi è stata la scelta migliore degli ultimi anni»). Ma ad attirare l’attenzione sono stati soprattutto gli ex forzisti, a partire dall’attuale capogruppo di Ncd alla Camera Maurizio Lupi, già tra i principali sponsor della candidatura di Parisi a sindaco per il centrode- stra e che, assieme a Roberto Formigoni e Maurizio Sacconi (entrambi presenti) spinge per un ritorno in tempi rapidi nei ranghi del centrodestra. «Qualora ci fosse una riaggregazione dell’area moderata, l’unico interlocutore sarebbe Berlusconi non Parisi», avverte però il leader di Ncd e ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Una frecciata che si aggiunge a quelle di Toti («Vorrei vedere una chiara alternativa a Renzi, senza inciuci»), che da governatore della Liguria guida il cosiddetto asse del Nord per rinsaldare il rapporto con la Lega e Fdi. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ex azzurro, oggi leader di Cor, Raffaele Fitto che stigmatizza la presenza «di tanti centristi proRenzi» alla convention milanese.
Sul palco del Megawatt intanto si susseguono gli interventi: da Massimo Gandolfini, portavoce del family day, al big di Cl Giancarlo Cesana, a Maryan Ismail, l’antropologa somala che alle ultime elezioni comunali era candidata del Pd. A strappare i maggiori applausi è stata però suor Anna Monia Alfieri quando esordisce dicendo che ormai non ha senso parlare di destra e sinistra perchè «chi era di destra è diventato di sinistra e chi era di sinistra è diventato di destra». Applausi anche a Gandolfini che si autodefinisce «portavoce delle famiglie che si sentono “figlie bastarde” della politica». In platea si aggira Franco Debenedetti con appuntata ben in vista una spilletta a favore del Sì al prossimo referendum costituzionale ma che vanta con Parisi un’amicizia di lunga data. Ma Mr Chili non cambia idea, anzi invita Renzi a non rinunciare alla coerenza: «Se vincerà il no dovrebbe dimettersi come ha detto», ribadisce, rispondendo indirettamente alla domanda provocatoria di Giorgia Meloni che proprio nel giorno in cui ha dato alla luce la sua primogenita chiedeva se il premier, in caso di sconfitta, dovesse o meno dimettersi.
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