Alemanno, i Pm chiedono l’archiviazione del reato di associazione mafiosa
pL’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, «non è stato un sodale» dell’organizzazione Mafia Capitale. Lo ritiene la Procura della Repubblica capitolina, che ha formalizzato la richiesta di archiviazione per il politico dall’accusa di associazione di tipo mafioso.
Sull’istanza ora dovrà esprimersi il giudice per le indagini preliminari, al quale il pool di magistrati, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha inviato il fascicolo con l’ipotesi associativa per Alemanno. «Se anche la Procura - ha detto l’ex primo cittadino della Capitale - con grande onestà intellettuale, chiede l’archiviazione dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, è la rimozione di un macigno che ha gravato per due anni sulla mia vita». Tuttavia per Alemanno le grane giudiziarie non sono concluse: è imputato in un processo stralcio di Mafia Capitale, con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito. Per i magistrati avrebbe ottenuto dalla presunta cupola, capeggiata da Massimo Carminati e dal suo «braccio imprenditoriale» Salvatore Buzzi, tangenti per 125mila euro. Con Alemanno risultano coinvolti nel presunto passaggio illecito di denaro anche Carminati, Buzzi e la sua segretaria Nadia Cerrito e l’ex amministratore delegato di Ama (la municipalizzata che si occupa di igiene urbana), Franco Panzironi. L’indagine è stata condotta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, che hanno coordinato gli accertamenti investigativi del Ros Lazio, al comando del colonnello Giovanni Sozzo. Stando all’accusa, l’al- lora primo cittadino «per la vendita della sua funzione» avrebbe ottenuto 75mila euro in cene elettorali, oltre a 40mila euro di finanziamenti alla fondazione (più una promessa di ulteriori 40mila, di questa ultima somma c'è traccia in una intercettazione di novembre 2014, quando Buzzi protesta per le richieste continue che avrebbe fatto Panzironi per ottenere tutta la «stecca» promessa). In cambio Alemanno avrebbe compiuto «atti» in favore della presunta associazione mafiosa,
L’EX SINDACO «È la rimozione di un macigno che grava da due anni sulla mia vita». Resta l’accusa di corruzione e finanziamento illecito in un processo stralcio
quali: «La nomina di Giuseppe Berti all’interno del cda di Ama, la nomina di Giovanni Fiscon a direttore generale di Ama, nel porre le strutture del suo ufficio a disposizione di Buzzi e Carminati, nell’intervenire perché il Comune desse finanziamenti ad Eur spa finalizzati al pagamento dei crediti di Buzzi e Carminati». Proprio sul recupero crediti c’è tutto un capitolo negli atti: «Nel corso dell’attività - si legge - emergeva che il sodalizio aveva pattuito la corresponsione di un cospicuo compenso in favore dell’ex amministratore delegato dell’Ama spa, Franco Panzironi, a seguito dell’intervento e mediazione dell’uomo (in qualità di soggetto particolarmente legato al sindaco Alemanno) al fine di facilitare dei pagamenti in favore delle cooperative riconducibili alla gestione di Buzzi».