I 3 governatori in corsa per la leadership
p «Ci siamo e abbiamo esperienza politica al Nord: la futura aggregazione del centrodestra non può prescindere da noi e dalla Lega di governo che rappresentiamo». È questo il messaggio che, indirettamente, mandano da Pontida i governatori leghisti delle tre regioni settentrionali, Roberto Maroni (Lombardia), Giovanni Toti (Liguria), Luca Zaia (Veneto).
Proprio nel giorno in cui a Milano Stefano Parisi ha lanciato il suo ingresso nella politica nazionale (forse come leader del centrodestra), i tre governatori della Lega Nord si sono riuniti nella città simbolo del Carroccio. Non mandano un messaggio antagonista, ma puntano a far valere le ragioni della Lega in una futura coalizione con Forza Italia. Toti rilancia: «Stiamo costruendo una piattaforma politica, è da qui che riparte il centrodestra, non c’è nulla da inventare».
Che l’alleanza con Forza Italia si farà nessuno lo mette in discussione. Non si dice ufficialmente, ma dietro le quinte tutti lo ammettono. Con o senza Parisi, la Lega dovrà in qualche modo tornare a fare i conti con i vicini di casa. Il Carroccio non dà però per scontato che la candidatura per la premiership del centrodestra debba essere affidata a Parisi senza negoziazione. Non si esclude che anche Zaia o Maroni abbiano le carte per intavolare una discussione. Quest’ultimo, in particolare, è conosciuto sul piano nazionale ed è stato ministro degli Interni. Insomma, da Pontida fanno capire che la partita per la scalata al centrodestra è ancora aperta.
Intanto i tre governatori hanno iniziato a fornire la ricetta per l’immigrazione lunedì scorso, e ieri hanno presentato un documento critico sull’Unione europea alla presenza del leader leghista Matteo Salvini, che sarà presentato ai membri del parlamento europeo il 12 ottobre. Poi sarà la volta di altri due testi: uno sulle riforme costituzionali a Milano, un altro in Veneto sul fisco.
La posizione è nota: serve un’alternativa al premier Matteo Renzi e alla politica economica dell’Ue. «Non siamo anti europeisti - ha detto Zaia - ma questo modello di Europa non ci piace. Le direttive vanno in senso opposto alla cultura e all’economia dei nostri territori, con 17 milioni di abitanti».
Salvini intanto non vuole parlare di centrodestra ma di una «alleanza sovranista e orgogliosa». E da Pontida manda qualche frecciata a Parisi: «chiederemo chiarezza, perché non si può stare da un lato del marciapiede a Roma e da un lato a Bruxelles. Siccome credo che Parisi abbia scelto il lato del marciapiede sbagliato, auguri!». Poi aggiunge: «L’alternativa a Renzi passerà dal dire un no forte e chiaro a Renzi qualora perdesse il referendum». E anche questa frase è indirizzata a Parisi.