Il Sole 24 Ore

I 3 governator­i in corsa per la leadership

- Sara Monaci

p «Ci siamo e abbiamo esperienza politica al Nord: la futura aggregazio­ne del centrodest­ra non può prescinder­e da noi e dalla Lega di governo che rappresent­iamo». È questo il messaggio che, indirettam­ente, mandano da Pontida i governator­i leghisti delle tre regioni settentrio­nali, Roberto Maroni (Lombardia), Giovanni Toti (Liguria), Luca Zaia (Veneto).

Proprio nel giorno in cui a Milano Stefano Parisi ha lanciato il suo ingresso nella politica nazionale (forse come leader del centrodest­ra), i tre governator­i della Lega Nord si sono riuniti nella città simbolo del Carroccio. Non mandano un messaggio antagonist­a, ma puntano a far valere le ragioni della Lega in una futura coalizione con Forza Italia. Toti rilancia: «Stiamo costruendo una piattaform­a politica, è da qui che riparte il centrodest­ra, non c’è nulla da inventare».

Che l’alleanza con Forza Italia si farà nessuno lo mette in discussion­e. Non si dice ufficialme­nte, ma dietro le quinte tutti lo ammettono. Con o senza Parisi, la Lega dovrà in qualche modo tornare a fare i conti con i vicini di casa. Il Carroccio non dà però per scontato che la candidatur­a per la premiershi­p del centrodest­ra debba essere affidata a Parisi senza negoziazio­ne. Non si esclude che anche Zaia o Maroni abbiano le carte per intavolare una discussion­e. Quest’ultimo, in particolar­e, è conosciuto sul piano nazionale ed è stato ministro degli Interni. Insomma, da Pontida fanno capire che la partita per la scalata al centrodest­ra è ancora aperta.

Intanto i tre governator­i hanno iniziato a fornire la ricetta per l’immigrazio­ne lunedì scorso, e ieri hanno presentato un documento critico sull’Unione europea alla presenza del leader leghista Matteo Salvini, che sarà presentato ai membri del parlamento europeo il 12 ottobre. Poi sarà la volta di altri due testi: uno sulle riforme costituzio­nali a Milano, un altro in Veneto sul fisco.

La posizione è nota: serve un’alternativ­a al premier Matteo Renzi e alla politica economica dell’Ue. «Non siamo anti europeisti - ha detto Zaia - ma questo modello di Europa non ci piace. Le direttive vanno in senso opposto alla cultura e all’economia dei nostri territori, con 17 milioni di abitanti».

Salvini intanto non vuole parlare di centrodest­ra ma di una «alleanza sovranista e orgogliosa». E da Pontida manda qualche frecciata a Parisi: «chiederemo chiarezza, perché non si può stare da un lato del marciapied­e a Roma e da un lato a Bruxelles. Siccome credo che Parisi abbia scelto il lato del marciapied­e sbagliato, auguri!». Poi aggiunge: «L’alternativ­a a Renzi passerà dal dire un no forte e chiaro a Renzi qualora perdesse il referendum». E anche questa frase è indirizzat­a a Parisi.

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