Il Sole 24 Ore

La ricerca arriva nelle ex miniere

SARDEGNA I progetti per la trasformaz­ione e il r isanamento di Nuraxi Figus

- Davide Madeddu

pC’è un futuro per l’ultima miniera di carbone dopo la chiusura. Si chiama ricerca scientific­a e tecnologic­a. Un nuovo cammino per il sito minerario di Nuraxi Figus, a cinquanta chilometri da Cagliari, e gestito dalla Carbosulci­s, azienda controllat­a dalla Regione, che tra piani di dismission­e e programmi di risanament­o mette in campo anche nuove start up. La sorte è ormai segnata, ma tra Cagliari, sede dell’assessorat­o regionale dell’Industria e Nuraxi Figus si pensa al futuro con piani operativi. Perché la coltivazio­ne di carbone, che l’azienda vende alla centrale Enel di Portovesme “va pian piano diminuendo” per poi terminare nel 2018.

La miniera, che ha riserve per un miliardo e mezzo di tonnellate di carbone sub bituminale e con capacità di 4.200 calorie, una discenderi­a camionabil­e che arriva sino a mezzo chilometro di profondità, quattro pozzi, gallerie percorribi­li con camion lunghe 15 chilometri, è destinata a fermarsi. Nel 2018 la produzione di carbone dovrà cessare definitiva­mente per effetto di un negoziato tra “Regione e Governo e Unione euroepa per evitare una procedura di infrazione”.

Un processo complesso avviato nel 2014 e che vedrà la fine del 2027. Nel frattempo però si pensa al futuro con nuove iniziative. La più avanzata è quella del cosiddetto progetto Aria, che vede la Carbosulci­s partecipar­e all’iniziativa nata tra la Regione Sardegna e l’Istituto nazionale di fisica nucleare. L’investimen­to è di 12 milioni di eu- ro, finanziati con il Piano Sulcis, e prevede un tempo di 18 mesi. Ci lavorerann­o 15 persone altamente specializz­ate: tecnici minerari, ingegneri chimici e minerari. A coordinare il programma il professor Cristian Galbia-

ti, della Sezione Infn di Milano, professore all’Università di Princeton e coordinato­re del progetto DarkSide. Primo step, la sistemazio­ne una torre-pilota di distillazi­one criogenica: ossia una specie di macchina lunga 350 metri da collocare nella ver- ticale di un pozzo profondo 500 metri. La tecnica per arrivare a recuperare gli elementi è quella della distillazi­one della grappa nell’alambicco con l’aria che viene separata e poi smistata. Qui si ricava Argon 40, il materiale utilizzato per la ricerca della materia oscura, che verrà inviato nei laboratori del Gran Sasso e nell’Ifnl’ossigeno-18 e il carbonio-13.

Altro progetto, che vede partecipar­e anche la Sotacarbo, è quello per la realizzazi­one di un laboratori­o sotterrane­o per la cattura e stoccaggio della Co2 nel sottosuolo, denominato comunement­e progetto Css. In superficie si lavora alle start up utilizzand­o i brevetti che la Carbosulci­s ha depositato nel corso del tempo: uno su tutti quello della cosiddetta lisciviazi­one: ossia il trattament­o del carbone e la produzione di fertilizza­nti.

12

milioni Il finanziame­nto per la ricerca La prima tranche sarà utilizzata per gli studi preliminar­i

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