La ricerca arriva nelle ex miniere
SARDEGNA I progetti per la trasformazione e il r isanamento di Nuraxi Figus
pC’è un futuro per l’ultima miniera di carbone dopo la chiusura. Si chiama ricerca scientifica e tecnologica. Un nuovo cammino per il sito minerario di Nuraxi Figus, a cinquanta chilometri da Cagliari, e gestito dalla Carbosulcis, azienda controllata dalla Regione, che tra piani di dismissione e programmi di risanamento mette in campo anche nuove start up. La sorte è ormai segnata, ma tra Cagliari, sede dell’assessorato regionale dell’Industria e Nuraxi Figus si pensa al futuro con piani operativi. Perché la coltivazione di carbone, che l’azienda vende alla centrale Enel di Portovesme “va pian piano diminuendo” per poi terminare nel 2018.
La miniera, che ha riserve per un miliardo e mezzo di tonnellate di carbone sub bituminale e con capacità di 4.200 calorie, una discenderia camionabile che arriva sino a mezzo chilometro di profondità, quattro pozzi, gallerie percorribili con camion lunghe 15 chilometri, è destinata a fermarsi. Nel 2018 la produzione di carbone dovrà cessare definitivamente per effetto di un negoziato tra “Regione e Governo e Unione euroepa per evitare una procedura di infrazione”.
Un processo complesso avviato nel 2014 e che vedrà la fine del 2027. Nel frattempo però si pensa al futuro con nuove iniziative. La più avanzata è quella del cosiddetto progetto Aria, che vede la Carbosulcis partecipare all’iniziativa nata tra la Regione Sardegna e l’Istituto nazionale di fisica nucleare. L’investimento è di 12 milioni di eu- ro, finanziati con il Piano Sulcis, e prevede un tempo di 18 mesi. Ci lavoreranno 15 persone altamente specializzate: tecnici minerari, ingegneri chimici e minerari. A coordinare il programma il professor Cristian Galbia-
ti, della Sezione Infn di Milano, professore all’Università di Princeton e coordinatore del progetto DarkSide. Primo step, la sistemazione una torre-pilota di distillazione criogenica: ossia una specie di macchina lunga 350 metri da collocare nella ver- ticale di un pozzo profondo 500 metri. La tecnica per arrivare a recuperare gli elementi è quella della distillazione della grappa nell’alambicco con l’aria che viene separata e poi smistata. Qui si ricava Argon 40, il materiale utilizzato per la ricerca della materia oscura, che verrà inviato nei laboratori del Gran Sasso e nell’Ifnl’ossigeno-18 e il carbonio-13.
Altro progetto, che vede partecipare anche la Sotacarbo, è quello per la realizzazione di un laboratorio sotterraneo per la cattura e stoccaggio della Co2 nel sottosuolo, denominato comunemente progetto Css. In superficie si lavora alle start up utilizzando i brevetti che la Carbosulcis ha depositato nel corso del tempo: uno su tutti quello della cosiddetta lisciviazione: ossia il trattamento del carbone e la produzione di fertilizzanti.
12
milioni Il finanziamento per la ricerca La prima tranche sarà utilizzata per gli studi preliminari