Mercati al bivio delle banche centrali
Il dilemma della Fed è contagioso e interessa in modo diverso le scelte future di People’s Bank of China, Bank of Japan, Bank of England e Bce Wall Street senza indicazioni chiare: i dati macro confermano il rallentamento ma l’inflazione sale
Il percorso sui parterre finanziari è accidentato e gli intralci di Wall Street, che resta l'arteria principale degli scambi mondiali, intasano anche le altre Borse, già disseminate di ostacoli.
Gli indici di New York si trovano di fronte a un bivio senza indicazioni chiare: il rallentamento della crescita è confermato dai dati macroeconomici rilasciati in settimana (come le vendite al dettaglio e la produzione industriale), però l'inflazione di base, al netto delle componenti volatili di energia e alimentari (Pci core) è salita al 2,3%, spinta dalle spese mediche e dagli affitti oltre la soglia obiettivo del 2% della banca centrale americana, uno degli spartiacque per l'uscita dalla politica monetaria espansiva. Per quanto riguarda i prezzi, poi, l'interpretazione del dato come via libera al rialzo dei tassi è mitigata dal fatto che la Federal Reserve preferisce guardare a un altro indice (il Pce), più sensibile a piccole variazioni di consumo e che ora è all'1,8%. In aggiunta, la battaglia delle elezioni presidenziali Usa si fa dura e i sondaggi sbandano, spostando le attese degli investitori sui programmi economici, che differiscono per il peso e la distribuzione di tasse e spesa pubblica. Infine, le dichiarazioni contrastanti dei governatori della Fed sui tempi della stretta sui saggi di interesse, che si intrecciano con le esigenze del partito democratico di non turbare l'economia e le Borse, danno la sensazione che le redini della ripresa stiano sfuggendo di mano, più che affermare l'indipendenza delle decisioni monetarie dai condizionamenti dei mercati. Ieri, comunque, il dato dell'inflazione ha prodotto i tipici effetti dell'ipotesi di un giro di vite sui tassi non gradito, poiché le azioni di New York sono rimaste in rosso, il dollaro è si è rafforzato (sotto 1,12 contro euro) e i rendimenti dei titoli di Stato di Washington sono stati venduti con i rendimenti (speculari ai prezzi) saliti per adeguarsi a maggiori ritorni, ma sotto i livelli massimi toccati nei giorni precedenti.
Il dilemma della Federal Reserve è contagioso, e interessa in modo diverso le banche centrali di Cina, Giappone, Inghilterra ed Europa, che si muovono con circospezione nell'ampliamento delle misure accomodanti. La Banca Centrale Europea attende anche riscontri politici che diano un senso ai suoi provvedimenti straordinari. In Europa, infatti, l'economia annaspa, come testimoniano le statistiche appena diffuse sull'inflazione a +0,2% (+0,8% quella di base) e sulla produzione industriale a -1,1%.
L'inflazione di base si conferma oltre la soglia spartiacque per l'uscita dalla politica monetaria espansiva.
Gli indici