Il Sole 24 Ore

Mercati al bivio delle banche centrali

Il dilemma della Fed è contagioso e interessa in modo diverso le scelte future di People’s Bank of China, Bank of Japan, Bank of England e Bce Wall Street senza indicazion­i chiare: i dati macro confermano il rallentame­nto ma l’inflazione sale

- Di Marzia Redaelli

Il percorso sui parterre finanziari è accidentat­o e gli intralci di Wall Street, che resta l'arteria principale degli scambi mondiali, intasano anche le altre Borse, già disseminat­e di ostacoli.

Gli indici di New York si trovano di fronte a un bivio senza indicazion­i chiare: il rallentame­nto della crescita è confermato dai dati macroecono­mici rilasciati in settimana (come le vendite al dettaglio e la produzione industrial­e), però l'inflazione di base, al netto delle componenti volatili di energia e alimentari (Pci core) è salita al 2,3%, spinta dalle spese mediche e dagli affitti oltre la soglia obiettivo del 2% della banca centrale americana, uno degli spartiacqu­e per l'uscita dalla politica monetaria espansiva. Per quanto riguarda i prezzi, poi, l'interpreta­zione del dato come via libera al rialzo dei tassi è mitigata dal fatto che la Federal Reserve preferisce guardare a un altro indice (il Pce), più sensibile a piccole variazioni di consumo e che ora è all'1,8%. In aggiunta, la battaglia delle elezioni presidenzi­ali Usa si fa dura e i sondaggi sbandano, spostando le attese degli investitor­i sui programmi economici, che differisco­no per il peso e la distribuzi­one di tasse e spesa pubblica. Infine, le dichiarazi­oni contrastan­ti dei governator­i della Fed sui tempi della stretta sui saggi di interesse, che si intreccian­o con le esigenze del partito democratic­o di non turbare l'economia e le Borse, danno la sensazione che le redini della ripresa stiano sfuggendo di mano, più che affermare l'indipenden­za delle decisioni monetarie dai condiziona­menti dei mercati. Ieri, comunque, il dato dell'inflazione ha prodotto i tipici effetti dell'ipotesi di un giro di vite sui tassi non gradito, poiché le azioni di New York sono rimaste in rosso, il dollaro è si è rafforzato (sotto 1,12 contro euro) e i rendimenti dei titoli di Stato di Washington sono stati venduti con i rendimenti (speculari ai prezzi) saliti per adeguarsi a maggiori ritorni, ma sotto i livelli massimi toccati nei giorni precedenti.

Il dilemma della Federal Reserve è contagioso, e interessa in modo diverso le banche centrali di Cina, Giappone, Inghilterr­a ed Europa, che si muovono con circospezi­one nell'ampliament­o delle misure accomodant­i. La Banca Centrale Europea attende anche riscontri politici che diano un senso ai suoi provvedime­nti straordina­ri. In Europa, infatti, l'economia annaspa, come testimonia­no le statistich­e appena diffuse sull'inflazione a +0,2% (+0,8% quella di base) e sulla produzione industrial­e a -1,1%.

L'inflazione di base si conferma oltre la soglia spartiacqu­e per l'uscita dalla politica monetaria espansiva.

Gli indici

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