Banche e bancari
Quei ricorsi sugli aumenti della Vicenza
a lettera che più mise tristezza, a noi di Plus24, fu quella di una vedova romana con figlia a carico e lavoro saltuario che per poter ottenere un mutuo per comprare casa dovette acquistare 100 azioni e aprire un conto corrente. Il tutto per “godere” delle condizioni “agevolate” riservate ai soci. Era solo un caso tra le circa 43mila vicende di altrettanti risparmiatori divenuti “spintaneamente” soci della Popolare di Vicenza nel biennio 2013/14, nelle due operazioni di aumento di capitale che incrementarono la base sociale da 73mila a circa 116mila azionisti. Azionisti che comprarono titoli non quotati e illiquidi, sopravvalutati a 62,5 euro, che oggi non valgono più nulla. Due aumenti di capitale per un totale di 1,4 miliardi, tra azioni e bond convertibili, bruciati nel crack della banca presieduta da Gianni Zonin. Oggi, tre anni dopo, l’Antitrust multa l’ex Popolare per 4,5 milioni avendo riscontrato che i consumatori “furono costretti nei fatti a diventare soci per ottenere un mutuo agevolato in modo da finanziare le operazioni di aumento di capitale sociale svolte nel 2013 e 2014”.
Secondo l’Antitrust “le condotte della Banca Popolare di Vicenza hanno limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori in relazione ai prodotti di finanziamento, inducendoli ad assumere una decisione commerciale che non avrebbero altrimenti preso, la sottoscrizione di titoli della banca (titoli peraltro difficilmente negoziabili e liquidabili, stante la natura di società non quotata, e che nel corso del finanziamento non potevano essere disinvestiti, pena la perdita delle condizioni economiche agevolate previste)”. L’Antitrust ha, inoltre, accertato che la Vicenza, obbligando i consumatori anche all’apertura di un conto corrente soci collegato al mutuo, “ha posto in essere una pratica legante mutui-conti correnti vietata dal Codice del Consumo”. Sulla scorta della decisione dell’Antitrust, ora le associazioni dei consumatori preparano migliaia di ricorsi per il rimborso dei danni, che potrebbero valere centinaia di milioni. Un’altra tegola sull’ex Popolare che naviga in acque tutt’altro che tranquille.