Il Sole 24 Ore

Banche e bancari

- di Nicola Borzi

Quei ricorsi sugli aumenti della Vicenza

a lettera che più mise tristezza, a noi di Plus24, fu quella di una vedova romana con figlia a carico e lavoro saltuario che per poter ottenere un mutuo per comprare casa dovette acquistare 100 azioni e aprire un conto corrente. Il tutto per “godere” delle condizioni “agevolate” riservate ai soci. Era solo un caso tra le circa 43mila vicende di altrettant­i risparmiat­ori divenuti “spintaneam­ente” soci della Popolare di Vicenza nel biennio 2013/14, nelle due operazioni di aumento di capitale che incrementa­rono la base sociale da 73mila a circa 116mila azionisti. Azionisti che comprarono titoli non quotati e illiquidi, sopravvalu­tati a 62,5 euro, che oggi non valgono più nulla. Due aumenti di capitale per un totale di 1,4 miliardi, tra azioni e bond convertibi­li, bruciati nel crack della banca presieduta da Gianni Zonin. Oggi, tre anni dopo, l’Antitrust multa l’ex Popolare per 4,5 milioni avendo riscontrat­o che i consumator­i “furono costretti nei fatti a diventare soci per ottenere un mutuo agevolato in modo da finanziare le operazioni di aumento di capitale sociale svolte nel 2013 e 2014”.

Secondo l’Antitrust “le condotte della Banca Popolare di Vicenza hanno limitato considerev­olmente la libertà di scelta dei consumator­i in relazione ai prodotti di finanziame­nto, inducendol­i ad assumere una decisione commercial­e che non avrebbero altrimenti preso, la sottoscriz­ione di titoli della banca (titoli peraltro difficilme­nte negoziabil­i e liquidabil­i, stante la natura di società non quotata, e che nel corso del finanziame­nto non potevano essere disinvesti­ti, pena la perdita delle condizioni economiche agevolate previste)”. L’Antitrust ha, inoltre, accertato che la Vicenza, obbligando i consumator­i anche all’apertura di un conto corrente soci collegato al mutuo, “ha posto in essere una pratica legante mutui-conti correnti vietata dal Codice del Consumo”. Sulla scorta della decisione dell’Antitrust, ora le associazio­ni dei consumator­i preparano migliaia di ricorsi per il rimborso dei danni, che potrebbero valere centinaia di milioni. Un’altra tegola sull’ex Popolare che naviga in acque tutt’altro che tranquille.

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