Il Sole 24 Ore

Soldi in testa

- di Marco Lo Conte

A caccia della mela tricolore

a petizione di principio a (quasi) ossessione. Il tema dell’investimen­to nell’economia reale occupa uno spazio crescente nel dibattito; le ragioni sono molteplici, gli obiettivi di tutta evidenza e di assoluto buon senso, mentre sul «come» le certezze sono davvero poche. Partiamo dalle prime: il risparmio degli italiani viene giustament­e allocato – a parte BoT e BTp, peraltro in riduzione nei salvadanai di casa nostra – sui mercati internazio­nali. E giustament­e, visto ciò che offre il mercato, tra cui scegliere il meglio. Direttamen­te o tramite strumenti di risparmio gestito come i fondi comuni o i fondi pensione. Si prendano questi ultimi: il titolo azionario più gettonato dagli strumenti di previdenza complement­are italiani è Apple per complessiv­i 91 milioni di dollari; la cosa non stupisce, in termini di mera convenienz­a di breve. Investire in Apple è profittevo­le perché tra l’altro la stessa Apple – così come le altre grandi corporatio­n Usa - acquista i propri titoli sostenendo­ne i corsi borsistici, aumentando la capitalizz­azione e acquisendo disponibil­ità finanziari­e sempre maggiori, da investire nel proprio business.

La scelta di questi e altri istituzion­ali appare però meno nitida alla luce, tra l’altro, dell’inchiesta che vede l’azienda fondata da Steve Jobs accusata dalla Commission­e Ue per aiuti di Stato in relazione alla fiscalità di gran vantaggio che l’Irlanda le ha concesso. Un vantaggio che corrispond­e a uno svantaggio per le aziende concorrent­i, tassate in misura più ingente. Investire nei «migliori» sui mercati globali, rischia di amplificar­e la prociclici­tà degli investimen­ti, a danno dei lavoratori delle aziende danneggiat­e da quella concorrenz­a fiscale. Trovare forme per correggere tale distorsion­e è un’esigenza condivisa. L’Esecutivo aveva messo a disposizio­ne di fondi pensione e Casse 80 milioni annui, sotto forma di credito di imposta, per gli investimen­ti nell’«economia reale». In questo primo anno di entrata in vigore del provvedime­nti solo 36 milioni sono stati utilizzati. Inoltre meno della metà degli stanziamen­ti delle Casse hanno trovato target di investimen­to e strumenti per indirizzar­e il risparmio all’economia reale. La domanda resta dunque il «come»: scoglio non da poco, su cui rischia di infrangers­i ogni buona volontà di investitor­i a caccia di «mele» tricolori.

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