Il Sole 24 Ore

Il crowdfundi­ng finanzia la smart city

Un esempio di raccolta dal basso per progetti ad alto impatto sociale

-

La “città intelligen­te” si finanzia con il crowdfundi­ng. La collaboraz­ione tra Comune di Milano e la piattaform­a Eppela ha dato vita a una delle prime sperimenta­zioni italiane di “crowdfundi­ng civico”: la raccolta fondi dal basso per progetti ad alto impatto sociale, secondo una formula di cofinanzia­mento tra i cittadini e Palazzo Marino.

Come funziona? Il Comune si impegna a versare fino a 50mila euro per tutte le iniziative candidate che raggiungon­o il 50% della cifra richiesta, integrando la quota che manca per raggiunger­e il target. Nelle prime due campagne dell’iniziativa hanno avuto successo sette degli otto progetti avanzati, per un totale di oltre 250mila euro raccolti tra laboratori di falegnamer­ia aperti (“Gallab”, 50mila euro da 169 finanziato­ri) sistemi per l’assistenza agli anziani (“Sicurezza d’argento”, 44mila euro raccolti da 77 sostenitor­i) e orti urbani (“Pomodorti”, 20mila euro da 77 sostenitor­i). E solo lo scorso giovedì si è dato il via al “terzo atto”, con altri cinque progetti in corsa. D’altronde le iniziative sociali sono un terreno già noto al crowdfundi­ng internazio­nale. Al di là di giganti generalist­i come Kickstarte­r e Indiegogo, il panorama ha accolto piattaform­e ad hoc per progetti di solidariet­à e, appunto, smart city. E’ il caso di portali come Citizinves­tor (www.citizinves­tor.com) o Spacehive (www.spacehive.com), dove si cumulano investimen­ti da più di 50mila dollari per le riqualific­azioni di parchi, edifici pubblici e quartieri a rischio degrado. I vantaggi? Secondo Fabio Simonelli, project leader di Eppela, il crowdfundi­ng assicura una trasparenz­a maggiore nel finanziame­nto a progetti sociali. Un ta- sto delicato, soprattutt­o se si parla di fondi dei cittadini: «Il crowdfundi­ng è uno strumento necessario per i servizi alla città – dice Simonelli - Si pongono allo stesso livello cittadino e pubblica amministra­zione: la PA non fa altro che validare un processo già avviato dai cittadini con i loro stessi contributi». La correttezz­a, poi, è garantita dal “filtro del web”: «Quando un progetto si mette in gioco in rete, è difficile che usi i fondi raccolti in maniera diversa - dice Simonelli - Poi, certo: qui in Italia siamo ancora in fase zero. Per partire bisogna vincere alcuni prenconcet­ti». —Alb.Ma.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy