L’azionista di Italmobiliare rnc denucia il peso del Fisco
Vi pongo un quesito che riguarda la conversione delle azioni Italmobiliare risparmio in ordinarie. Interessato all'evento in quanto possessore di 1.000 azioni rnc, dalla stampa ho appreso che in cambio avrei ricevuto un’azione Italmobiliare ordinaria, 3 azioni Heidelberg Cements AG ed 8 euro di dividendo straordinario per ogni 10 azioni convertite; avendo deciso di aderire alla proposta non ho esercitato il diritto di recesso. Ad operazione conclusa sul dossier titoli mi ritrovo 100 azioni Italmobiliare ordinarie; 300 azioni Heidelberg e sul conto una tassazione di 256 euro. Chieste delucidazioni in Banca mi è stato detto che le azioni Heidelberg facevano parte del dividendo straordinario pagato, in parte in valuta e in parte in natura, con azioni Heidelberg e valorizzate 23,75 euro ciascuna per totale del controvalore di dividendo straordinario di 31.750 euro cui corrisponde una tassazione del 26% pari a 8.256 euro. In pratica la parte cash del dividendo straordinaria è finita alla Stato. Non essendo un esperto di alta finanza mi sfugge la “ratio” della proposta e quindi mi chiedo e vi chiedo “non era forse meglio convertire esclusivamente le azioni di risparmio in azioni ordinarie con l’opportuno rapporto di concambio ed evitare la tassazione immediata, rimandandola ad una futura vendita, a discrezione dell'azionista, con possibilità di scontare eventuali minusvalenze? Poi chi si voleva comprare le azioni Heidelberg lo faceva a suo piacimento.
A inizio luglio, il Cda di Italmobiliare, holding di partecipazioni quotata su Borsa Italiana, ha approvato un’operazione di semplificazione della struttura del capitale, consistente nella distribuzione di un dividendo straordinario agli azionisti di risparmio e nella conversione obbligatoria delle azioni di risparmio in azioni ordinarie. «Il dividendo consisteva, per ogni gruppo di 10 azioni di risparmio di Italmobiliare, nel pagamento di 80 euro e nell’assegnazione di tre azioni ordinarie di HeidelbergCement AG, mentre la conversione avveniva attraverso la distribuzione di 1 azione ordinaria per ogni gruppo di 10 azioni di risparmio», spiega Marcello Rubiu di Norisk.
Questa operazione è avvenuta in seguito alla cessione alla società tedesca del pacchetto di controllo del 45% di Italcementi, controllata di Italmobiliare, che ha generato una plusvalenza per la holding italiana di 800 milioni di euro. Dall’approvazione della conversione dei titoli a inizio luglio sia le azioni di risparmio sia le ordinarie hanno fatto registrare una notevole crescita: le azioni di risparmio sono aumentate del 44% fino all’ultimo giorno di quotazione a fine agosto, mentre le azioni ordinarie sono cresciute complessivamente del 38%, di cui un +25% fatto registrare nelle due settimane successive all’annuncio. Gli azionisti avevano la possibilità di non aderire a tale operazione, facendo valere il diritto di recesso a 26,64 euro per ciascuna azione di risparmio e a 36,51 euro per ciascuna azione ordinaria. Alla scadenza del termine per l’esercizio di tale diritto nessun azionista ordinario lo aveva esercitato e un unico azionista di risparmio se ne è avvalso per due quote.
L’operazione, nel suo complesso, si può “vedere” in questo modo. Ogni gruppo di 10 azioni di risparmio è stato convertito in: 80 euro, rappresentanti la quota di Italmobiliare senza la partecipazione in Italcementi, 3 azioni di HeidelbergCement, comprendente Italcementi, e 1 azione ordinaria. L’obiettivo si può supporre che fosse quello di non diluire i soci ordinari di Italmobiliare, cosa che sarebbe avvenuta se l’operazione avesse seguito lo schema suggerito dal risparmiatore. È comprensibile come il lettore avrebbe preferito unicamente l a conversione delle proprie azioni di risparmio in ordinarie ma, com’è altrettanto facilmente immaginabile, gli interessi societari non sempre collimano con quelli degli investitori.
«Un risparmiatore che avesse acquistato titoli di Italmobiliare prima dell’inizio delle operazioni con HeidelbergCement, comunque, ha visto il proprio capitale rivalutarsi notevolmente ed i titoli in portafoglio non desiderati sono facilmente vendibili - conclude Rubiu –. A prescindere dalla conversione non ideale dal suo punto di vista, quindi, può considerare l’investimento come complessivamente molto positivo » .